Vincitori del Concorso Destrutturalista

Vincitori del Concorso Destrutturalista

Vincitori del Concorso Destrutturalista

Vincitori del Concorso Destrutturalista

Sezione Speciale Destrutturalista, elaborazione grafica Gero La Vecchia©

 

 

Vincitori Concorso DESTRUTTURALISTA, II anno 2020-21:

Khan Klinsky con “Paesaggio” (I°)
Olga Ravchenko con “Dittico a te” (II°)
Roberto Marzano con “L’ammazzacaffè” (III°)

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Paesaggio

“paesaggio”
direbbero di noi le gote rosse,
di filastrocche abbandonate sulle giostre,
dell’euforia tirata a sorte
oppure delle fughe tra le onde
e poi per tempo,
nel manifesto di un mutante malinteso
si prestano alle critiche del vento,
giù per il volto
in nuovi voti,
tappeti distillati sullo sfondo,
prima del tuono
dopo gli scontri tra i giganti,
cumulonembi e pianto,
per gravità del ramo
all’avaria

(Khan Klinsky)

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DITTICO. A TE

1.
Il nostro – oggi – perpetuo mobile. Apocrifo

Il tuo appello di passione,
avendo raggiunto le mie orecchie,
multiplemente rinforzato –
riflesso tornerà a te –
Ulisse sulla tolda;
slegato
abbraccia l’ambita serena –
che sono io
dal tuo gemito attirata,
da me
– la luna –
multiplemente rinforzato.

2.
Il nostro – oggi – perpetuo mobile. Mantra

Il tuo “om” che mi provoca,
avendo raggiunto le mie orecchie,
multiplemente rinforzato –
riflesso tornerà a te –
Ulisse sulla tolda;
slegato
abbraccia l’ambita serena –
che sono io
dal tuo “om” riattirata,
da me
– la luna –
multiplemente rinforzato.

(Olga Ravchenko)

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L’ammazzacaffè

Intenso godimento ebbro io provo
nell’ingollar cotenne irsute, polipi glabri
avvoltolare vermicelli alla forchetta
fare scarpetta, intingere per ben pane nel sugo.
Provare ai denti quanto sia “dolce il naufragare”
tra i flutti di un purè ricco di burro
e abbandonarmi così con far lascivo
a suggere lumache via dal guscio
dare l’assalto alle procaci cosce
calde di brace e a uova strapazzate
fare impazzire le cozze, far del male alle mele
lanciare fragole in volo per ingoiarle intere.
E non m’importa di tovaglioli e orpelli senza senso
mi ungo il mento? tanto lo posso nettàre con la lingua
e mai do tregua a lasagne che trasudan besciamella
alle patate a garganella al forno con il timo.
E ancora vino a secchi, acqua alle rane
finché l’infinita fame non s’addormenti
con la testa abbandonata alla tovaglia
plachi la voglia di provoloni, burrate e mozzarelle
forse un dessert o uno stufato di frattaglie
potrebbe riempire il mio gran vuoto
giusto un timballo o un pollo in fricassea con tante olive
e se ancor vivo, una mousse di more e un’omelette
prima di un’enorme caraffa di caffè
sperando che il suo celebre assassino
– sì, proprio lui: l’ammazzacaffè –
non voglia oggi uccidere anche me…

(Roberto Marzano)

 

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Sono arrivati in finale:

 

Paolo Durando con “Notte”
Andrea Santori con “Paolo e Francesca”
María Sánchez Puyade con “Torna a giocare”
Stefania Cutaia con “Soluzione finale”
Domenico Turco con “Canto e sangue”.

 

NOTTE

 

Sull’astronave, nell’impercepito spostamento,
trovo le nicchie giuste per indugiare.
Non temo i risvegli,
amo essere cosciente della notte nei suoi momenti,
assaporare le estensioni del buio,
l’alterità delle ore sottratti al sole, imboscati
nell’entropia. Fluttuare.
Prestare vaga attenzione alle figure che galleggiano,
sciami di punti, cotoni di nuvole,
sprofondare negli anfratti della soggettività.
Attendere ai confini tra la veglia e il sonno,
tra questa realtà e le altre. Rasentare
la separazione dal corpo, spingere
per esserne fuori, raggiungere la finestra,
gettarmi, volare. Una stanza dopo l’altra, aprire porte.
I sogni dell’infanzia, così risonanti.
L’uomo senza lineamenti, la mamma “di prima”, i bambini futuri.
Prende forma dai semi colorati del buio
un cumulo di tortellini emiliani.
Cerco nuove posizioni,
per coincidere col flusso in cui il presente si sfrangia,
riunendosi al passato.
E spera di accedere al futuro, qui.
Mi rivolgo a “chi mi segue”, vi cerco risanamento,
comprensione. Rincorro parole che scolpiscano,
modellino il buio, rendendolo più articolato e abitabile.
Per poi arrendermi ancora, disperdermi
in rivoli, sperando in nuove ricomposizioni,
più capaci di stare e volere.
Più chiaroveggenti.

(Paolo Durando)

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PAOLO E FRANCESCA

Forse stelle stranite…
Forse niente.
Gli omicidi in diretta.
Il barometro impazzisce.
Di notte, anche un angolo di paradiso
può diventare, all’occorrenza, un pisciatoio.
Ti alzi a sedere sul letto.
Lo sguardo pretende risposte.
Tensione sospesa.
Non sai cosa dire
E sorridi
Uno sbuffo di vento smuove le tende.
Voci e rumori dal basso.
Abbiamo un lungo conto da pagare al bar di sotto
Di colpo il rotolare rantolante
di una bottiglia vuota sotto il letto.
Tensione sospesa.
Lo sguardo accetta il buio.
Ricadi pesante sul letto.
Non sai cosa dire
E sorridi

(Andrea Santori)

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Torna a giocare

 

Come se mai parola avesse avuto
pronuncia, come se essa fosse l’ultima
e un bambino in attesa ascoltasse:

parla. Ferma, tra lingua e palato,
il battito. Senti lo spalancarsi
lenti dei silenzi? Sei grotta. Chiuditi
dietro le palpebre e guarda nel buio
le anime cambia colore.

Abbraccia il tuo tronco; sul respiro
dilungati. Stai pregando, non temere,
anche se nessuno capisce quel che dici:
Sabbia del deserto rossa, arrivata
col freddo, hai il suono di chi fa parlar
i gesti e ringrazia, mano sul cuore,
occhi umidi come i cani dissetati
ogni mattina di rugiada.

Dì luna, mare, mamma. Ti ascoltano
dalle radici fino alle bianche chiome
le nuvole. Soffia un’aria arancione
sul blu di tutti gli inverni degli uccelli.
Da loro impara la lingua, i versi;
gorgheggiali alle lunghe lacrime dei bimbi,
davanti alle antiche montagne in letargo,
al corvo sopra il lampione spento.
Non dimenticare chi ci sei.

E poi, alla fine, sotto le coperte,
attendi il silente battito della notte,
e non temere, mai temere: il gesto
dell’amore, la paura della tigre,
la luce del sole. Torna a giocare.

(María Sánchez Puyade)

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SOLUZIONE FINALE

 

Metto il Salvador
Alle mie spalle
Perché io non lo guardi
“Mon chapeau a mille bosses”
La gente non guarda me
Così
Ed io non lo vedo
Ottima soluzione.

(Stefania Cutaia)

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CANTO E SANGUE

 

Ti Rinnego, Parola
e il Codice che ti riduce in gabbia!
L’abuso di saggezza
che l’arte in fogli di rabbia rivela,
eredità dannata del Dolore.
Canto e sangue, non scienza:
la mia vocazione; la Poesia.
come la luce, non afferra le cose
ma le illumina a giorno…

(Domenico Turco)

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Vincitori e finalisti verranno pubblicati prossimamente nel numero 2 della Rivista Il Destrutturalismo.

 

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

Video – The Black Star of Mu

 

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