Il quarto d’ora di Rabelais

Il quarto d'ora di Rabelais

Il quarto d’ora di Rabelais

Il quarto d'ora di Rabelais

Antique Engraving Print, Facing Brain, 1765, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Il quarto d’ora di Rabelais

.

Abitudine di taluni è il riportare pedissequamente e senza fonte, come faccenda vera e accertata, la storiella del famoso quarto d’ora di Francesco Rabelais da cui deriverebbe poi il detto, passare un brutto quarto d’ora. La leggenda viene raccontata anche da Gennaro Perfetto nel suo libro Francesco Rabelais ed i suoi tempi completato con una appendice e preceduto da un giudizio critico di Benedetto Croce, Napoli, Casa Editrice Libraria Raffaele Pironti, via Università 19, anno 1927, capitolo XVI intitolato Peregrinazioni in Francia (1536 1539), pp. CCXVI e ss. Scrive Perfetto:

.

Ora è venuto il momento di parlare del più famoso aneddoto della leggenda rabelaisiana, tanto famoso da passare in proverbio: il «quarto d’ora di Rabelais». Esso è stato diversamente narrato dai diversi biografi. In riassunto è questo. Rabelais doveva recarsi a Parigi per un affare importante e segreto, ma arrivato a Lione restò senza un soldo. Come fare per pagare l’albergatrice e per proseguire il viaggio? Era un serio imbarazzo. E Rabelais passò un brutto quarto d’ora. Di qui il proverbio. Il creatore di Panurgo, però, non poteva difettare di espedienti, ed egli lo trovò il ripiego per trarsi d’impaccio. E che pensò di fare? Formò diversi pacchetti di cenere del camino; poi, fattosi apportare dal figliuolo dell’albergatrice carta, calamaio e penna, scrisse sopra un biglietto: Veleno per far morire la regina; sopra un altro: Veleno per far morire il re; sopra un terzo: Veleno per far morire il Delfino; e così per tutti i membri della famiglia reale. Azzeccò poi i biglietti ai diversi sacchettini, nascose questi in un armadio, e con aria di pauroso mistero raccomandò al giovanotto di non dire a nessuno quanto aveva veduto, pena la vita. Naturalmente il garzoncello difilato lo andò a narrare alla madre, e non meno difilato costei corse a riferirlo al prevosto; il quale mandò subito ad arrestare l’incauto cospiratore. Così Rabelais non solo non pagò l’albergatrice, ma fu trasportato a Parigi sotto buona scorta, e senza spendere niente. Menato al cospetto del re… raccontò la sua avventura, mostrò che il famoso veleno non era altro che un po’ di cenere, e tutto finì con una risata generale. Questa storiella, insulsa anzi che no, è stata creduta vera per tanto tempo, è divenuta proverbiale, ed ha formato oggetto di seria discussione da parte di persone gravi. Voltaire, per esempio, non disdegnò di occuparsene, ed in una lettera inserita nella sua Miscellanea Letteraria (Mèlanges littéraires) seriamente si diede a dimostrane la insussistenza, facendo osservare che la barzelletta capitava in un momento poco opportuno, quando il re e la Corte, piangevano ancora il Delfino morto avvelenato da Montecuccoli…

.

La cenere di questo racconto, in alcuni biografi diventa zucchero o chissà quale magica polverina.
Secondo Perfetto invece la vera origine del proverbio sul famoso quarto d’ora, avrebbe avuto origine da una intercettazione di una lettera rabelaisiana. In una epistola del cardinale di Tournon al Cancelliere del re, si legge infatti che in una comunicazione di Rabelais spedita a Roma, il letterato dava informazioni “ad uno dei peggiori farabutti” e che occorreva informarne subito il re, dato che la lettera era stata intercettata.
Non si sa chi fosse questo farabutto mittente della lettera di Rabelais, però Rabelais riuscì a cavarsi d’impiccio, forse dopo aver passato un brutto quarto d’ora prima di sapere cosa sarebbe successo.
Rabelais aveva protettori potenti e molto vicini al re. La vita degli intellettuali nel Rinascimento era molto precaria se non si era nobile di nascita e non si aveva una rendita, perché per dedicarsi all’attività letteraria a tempo pieno, gli scrittori dipendevano da un mecenate che non solo li finanziava ma li proteggeva in caso di pericolo.
La lettera del Cardinale di Tournon (Castello di Tournon, 1489 – Saint-Germain-en-Laye, 22 aprile 1562) in cui si accusa Rabelais di corrispondere con soggetti pericolosi, è stata pubblicata per la prima volta nel IV volume del Gabinetto Storico, (1858):

.

Monsignore, vi mando una lettera che Rabelais spediva a Roma, dalla quale vedrete che specie di informazioni egli dava ad uno dei peggiori farabutti che stieno colà. Io gli ho fatto comandamento di non muoversi da questa città fino a quando io non abbia conosciuto la vostra volontà. E se egli non avesse parlato di me nella detta lettera, e non avesse invocato il re e la regina di Navarra, io l’avrei fatto mettere in prigione per dare un esempio a tutti questi propalatori di notizie. Voi mi manderete a dire ciò che vi piace io faccia, e curerete di informare il re come meglio vi sembrerà.

.

Comunque la leggenda dell’espediente per non pagare il conto è nata perché Rabelais ebbe effettivamente per tutta la vita problemi economici. Oltre a pregare i suoi protettori di dargli dei soldi, esercitò la professione di medico e di correttore di bozze presso il Gryphe, non disdegnava di accompagnare i suoi protettori durante le missioni diplomatiche per conto del re e si tenne occupato anche in attività che poco gli rendevano in termini economici, le scoperte culinarie. Credette di aver scoperto un’alice che a suo parere serviva per fare il garum dei latini, quindi ne fece un campione che inviò al suo amico Dolet che la assaggiò e la trovò molto buona. Nonostante fosse proibito dalla Chiesa, Rabelais sezionava cadaveri per studiarne gli organi interni e l’anatomia. In genere i cadaveri venivano rubati di notte dai patiboli. Dolet scherza nella sua opera poetica, su un cadavere parlante che dice a Rabelais di essere molto contento di essere stato scelto per la dissezione da un grande anatomista e non da un medico oscuro, vantaggio di cui non potevano godere i suoi compagni di forca, lasciati in pasto al vento e ai corvi.

.

Video – The Black Star of Mu

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

 

Post a comment