Dedicatoria, mecenati, intellettuali, potere

Dedicatoria, mecenati, intellettuali, potere

Dedicatoria, mecenati, intellettuali, potere

Dedicatoria, mecenati, intellettuali, potere

Michele de Tommaso dedica le sue Instituzioni di metafisica, credit Antiche Curiosità©

Dedicatoria, mecenati, intellettuali e potere

Mary Blindflowers©

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Una parte del libro antico si chiama propriamente “dedicatoria”, ossia la dedica, collocata all’inizio dell’opera, immediatamente dopo il frontespizio generale, in cui si dedicava il libro ad una persona sia laica che religiosa di illustre e nobile rango, con il preciso intento di porre l’opera sotto la sua protezione economica.
Fioccavano dunque dediche a mecenati dell’alta nobiltà, all’Eccellentissimo Signor Principe, All’Illustrissima principessa, al Reverendissimo signor duca o conte o cardinale tal dei tali, alla regina di vattelapesca, etc. etc. Si trattava di personaggi influenti di cui gli scriventi si proclamavano ammiratori e “devoti ed umili servitori”, mentre imbastivano discorsetti apologetici in cui lodavano la discendenza e il casato e la nobiltà del loro signore e padrone. In pratica senza l’appoggio di un potente, lo scrittore, fosse esso buono o cattivo letterato, rischiava di finire flambé nelle mani dell’Inquisizione o di non avere alcuna forma di sostentamento materiale, tanto che gli poteva accadere, se non era nobile e non aveva rendite, di morire di fame. I mecenati mantenevano economicamente i loro protetti per consentire loro di dedicarsi alle belle lettere senza lavorare.
Nel secolo XIX° si ha il trionfo della borghesia. Nelle dediche al posto di Principi, Duchi, Re, Regine e Principesse del pero e del melo, compaiono i ministri del fico secco e della mela cotta. Ancora nel 1800 era uso dedicare i propri scritti a questi personaggi.
Michele de Tommaso dedica le sue Instituzioni di metafisica stampate dalla Stamperia della Società medica di Emulazione a Genova nel 1804, al cittadino Saliceti, ministro plenipotenziario della Repubblica francese presso la Repubblica Ligure:

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Cittadino Ministro

Nel dedicarvi queste Instituzioni di Metafisica, che formano parte di un’opera consecrata all’Istituzione della Gioventù nelle Cose Filosofiche, io compio ad un dovere essenziale, appalesando con questa occasione la gratitudine che vi devo, per la benevolenza, che mi avevate accordata. Uscito da queste materie aride e spinose io avrò in appresso l’onore di consecrarvi il seguito del mio travaglio, nelle Instituzioni di Matematica, Fisica, ed altre, che completeranno il corso sudetto.
Questo tributo si conviene tanto più a voi, Cittadino Ministro, quanto che nel vostro particolare amante e protettore delle Scienze, rappresentate poi nel Territorio della Repubblica Ligure, ove io vivo, una Nazione, che fa professione di proteggerle e promuoverle, e che nel suo seno prende tutti i mezzi atti a spargere la luce, la quale può rassodare le utili instituzioni, che si stabiliscono fra i suoi Cittadini.
Cento altri motivi avrebbero potuto determinare questa scelta, e se mi astengo qui dall’esporli, la sola ragione di questo sforzo sopra i miei sentimenti è il timore di offendere la vostra modestia.
Gradite dunque, Cittadino Ministro, quest’omaggio che vi è dovuto a tanti titoli, e continuate a chi ardisce di offrirvelo quella benevolenza, ch’egli farà ogni sforzo di meritare

Michele De Tommaso.

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Lo scrivente non specifica nella sua dedica “i tanti motivi” per cui ha scelto o sta ringraziando il Ministro, dice solo che questi è un protettore delle Scienze e non aggiunge dati specifici, “mi astengo qui dall’esporli”, asserisce.
Oggi le dediche ai ministri o ad altri personaggi potenti non compaiono più nei libri, a nessuno scrittore verrebbe in mente di ringraziare esplicitamente ed umilmente il ministro che lo ha raccomandato, dicendo di essere il suo umile e devotissimo servo. Lo scrittore che ce l’ha fatta non ha infatti interesse alcuno a far sapere a tutti come è arrivato in cima. In parole semplici la dipendenza degli intellettuali e degli scrittori che contano dal potere non è mai morta, solo che non ci si fa più caso e si parla di talento, il magico favolistico passepartout che aprirebbe tutti i sesami di cartone della storia.
In apparenza le cose sembrano cambiate rispetto al passato ma nella sostanza sono rimaste pressocché identiche, se non peggiorate, perché quantomeno il Mecenate di un tempo sosteneva economicamente solo letterati di cui apprezzava il contenuto dell’opera e tutto avveniva alla luce del sole, oggi non c’è alcuna selezione sui contenuti e la raccomandazione è celata sotto l’etichetta del sono noto perché sono bravo e gli altri sono tutti invidiosi.
L’aspetto ridicolo di tutto questo è che la “vera letteratura”, termine quanto mai aleatorio ed impreciso, viene descritta di volta in volta da critici, lettori, addetti ai lavori e uomini di buona e cattiva volontà, come una grande rivolta in cui sarebbe potente chi scrive meglio, chi ha idee, chi non mette sulla carta concetti banali o fotocopiati da altri, etc.
Niente di più lontano dal vero.
Non è un caso infatti che i libri più rivoluzionari della letteratura, siano stati in passato proibiti, messi all’indice e in molti casi bruciati, mentre oggi di innovativo nel triste panorama del marketing pubblicitario dei librivendoli, c’è ben poco e noti plagiari vengono celebrati come grandi scrittori. Le rivoluzioni borghesi sono doccette fredde e ben dosate che fingono di essere acquazzoni.
Il letterato di successo è un uomo che sussurra continuamente canzonette al potere e deve anche stare attento a non perdere il ritmo del motivetto che canticchia, pena l’esclusione e l’isolamento. Deve modulare le note secondo le esigenze di chi lo ha reso un virtuoso, evitare errori, parlare quando è necessario e scrivere tante belle cose che non dicono perlopiù nulla ma dispongono le parole in modo piuttosto convincente per la massa che ha potere d’acquisto e che occorre rimbambire tramite i media e la presenza ossessiva in libreria, garantita da un potere capillare, sottile come una lama, che taglia le coscienze e le spinge ad uno svago ordinario che non impegna la mente.
Non sempre è vero che leggere nutre la mente, spesso, al contrario, può seriamente danneggiarla. La pseudo-letteratura più che altro, rimbambisce il cervello, perché propone contenuti innocui stile come ti curo l’anima, come se un libro fosse un medico della mutua; libri ossessivamente presenti sul mercato che espongono concetti visti e lezioncine in pillole usa e esegui sui valori morali della classe dominante del momento. Il danno peggiore che fanno i libri spazzatura è rubarci il tempo, che nessuno, come diceva Seneca nelle lettere a Lucilio, potrà mai restituirci.

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Video – The Black Star of Mu

Rivista Il Destrutturalismo

DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Comment (1)

  1. Claudio

    Tutto molto vero, purtroppo. Inoltre, se ci fai caso, nelle biografie di questi scrittori non scrivono nemmeno più di chi son figli, forse per non far vedere che loro dove sono, non ci sono arrivati, ci si trovavano già, e dalla nascita.

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