Letteratura escrementizia, Dante, Merdeide

Letteratura escrementizia, Dante, Merdeide

Letteratura escrementizia, Dante, Merdeide

 

Letteratura escrementizia, Dante, Merdeide

Essential Needs, drawing from sketchbook, by Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers & Mariano Grossi©

.

Cenni sulla letteratura escrementizia

.

Per continuare il nostro excursus sulla letteratura escrementizia, ci sembra quanto meno singolare la puzza sotto il naso dei bigotti e finti perbenisti nel leggere termini come merda e cagare, laddove i medesimi lesinino esaltazioni per passi reperibili in testi sacri come l’epica greco-romana e nei versi del sommo poeta italiano, Dante. Si badi bene, sarebbe agevole andare a reperire citazioni escrementizie nei comici classici, Aristofane e Plauto ne sono pieni; ma qui stiamo parlando di epos, ambito che non contiene in genere invettive e derisioni dell’interlocutore come gli scenari teatrali.
Omero ad esempio in Odissea XVII 297-298, non si vergogna di dirci che il cane di Odisseo, Argo, un tempo leggiadro cacciatore di capre, cervi e lepri, adesso giace:

.
ἐν πολλῇ κόπρῳ, ἥ οἱ προπάροιθε θυράων
ἡμιόνων τε βοῶν τε ἅλις κέχυτ’, ὄφῥἂν ἄγοιεν

“su una montagna di merda di muli e buoi che davanti alle porte
ammucchiavano perché in seguito i servi lo portassero a far concime
per il grande terreno di Odisseo!”

.

E nessuno si è mai scandalizzato di un passo come questo dell’ Eneide (III, 209-218), dove Virgilio descrive compiutamente gli effetti del passaggio delle Arpie sulle teste dei poveri Troiani fuggiaschi:

.

Servatum e undis Strophadum me litora primum
excipiunt. Strophades Graio stant nomine dictae
insulae Ionio in magno, quas dira Celaeno
Harpyiaeque colunt aliae, Phineia postquam
clausa domus mensasque metu liquere priores.
tristius haud illis monstrum, nec saevior ulla
pestis et ira deum Stygiis sese extulit undis.
virginei volucrum vultus, foedissima ventris
proluvies uncaeque manus et pallida semper
ora fame.

“Salvo dalle onde, mi accolgono le spiagge delle Strofadi dapprima.
Sono chiamate Strofadi alla greca
le isole del grande mar Ionio che abita la terribile Celeno
insieme alle altre Arpie dopo che fu loro sbarrata la casa di Fineo
e per paura lasciarono le mense precedenti.
Mostro più schifoso di loro non esiste, né peste più scatenata
e l’ira degli dei le strappò dalle onde dello Stige.
Volti virginei di uccelli, puzzolentissime le deiezioni anali,
artigli adunchi e la faccia sempre pallida per la fame”

.

In altre parole Virgilio ci sta dicendo che le Arpie cagano in maniera terrificante, e Virgilio si legge ai bambini delle scuole medie inferiori, ai licei, nelle facoltà umanistiche e nei simposi letterari a cura della crème accademica mondiale. Nessuno osa dire che Virgilio usa linguaggi indecorosi.
E Dante non lesina quelle che oggi chiamano trivialità, allorché descrive l’anima di Maometto in Inferno, XXVIII, 25-27:

.
Tra le gambe pendean le minugia;
la corata parea e ’l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia

.

I condannati alle pene infernali nel sommo poeta sono incredibilmente in grado, pur privi della veste corporea, di cagare, si pensi al canto XVIII dell’Inferno, versi 112-117:

.
Quivi venimmo, e quindi giù nel fosso
Vidi gente attuffata in uno sterco,
Che dalli uman privadi parea mosso.

E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
Vidi un col capo sì di merda lordo,
Che non parea s’era laico o cherco.

.

Tommaso Stigliani sotto lo pseudonimo di Niccolò Bobadilla, scrisse “La Merdeide” in prospettiva antispagnola, tant’è che il sottotitolo suonava così: Stanze in lode delli stronzi della Real Villa di Madrid. Il titolo di Merdeide si ritrova anche nella dissacrante opera dell’abate Penoncelli, stampata agli inizi dell’Ottocento, dalle stampe di Bernardo Culati presso Fabiano Medardo Stronzino (Tipografia Canfari), Cacherano, 1852, 154 pagine. L’opera, divisa in tre canti, venne probabilmente in realtà stampata a Torino. Successivamente ci furono anche altre “merdeidi” di contenuto e argomento diverso. Nel 1965 Giulioni Antonio scrisse La Merdeide, poema in sestine con altre poesie merdose, un libro a tutt’oggi piuttosto costoso e comunque reperibile sul mercato antiquario. Piovano Italo scrisse invece La gran Merdeide. Poema eroico. Colla lanterna di Diogene cerco ma sulla terra non vedo che sterco. L’opera venne pubblicata a Santa Fe (Rep. Argentina), Editorial Taurinia, senza data, ma stiamo parlando all’incirca del 1975, anche se in seconda di copertina è indicato un luogo di stampa ironico di fantasia: “Stamperia Vespasiano, Via San Pro Culo N. 100, Milano – Torino – Ci cago”.

Insomma la puzza sotto il naso per un lessico crudo e diretto è relativizzato all’interlocutore di turno; se sei un pincopalla qualunque, non puoi permetterti di metaforizzare i concetti per il tramite di quei prodotti escrementizi che i grandi della letteratura usano con squisita disinvoltura.
Un cortese invito ai costanti scandalizzati a leggere la letteratura “escrementizia”, è d’uopo, come dicono quelli che ben parlano, magari leggendo gli passa pure la stitichezza, non si sa mai.

.

Video – The Black Star of Mu

Rivista Destrutturalista

DESTRUTTURALISMO Punti Salienti

 

 

Post a comment