Jamin, Trattato sugli scrupoli

Jamin, Trattato sugli scrupoli

Jamin, Trattato sugli scrupoli

Jamin, Trattato sugli scrupoli

Trattato sugli scrupoli, tradotto da Fulgenzio Maria Riccardi, 1782, credit Antiche Curiosità©

 

 

Mary Blindflowers©

Niccolò Jamin, Trattato sugli scrupoli

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Niccolò Jamin, benedettino, nato a Dinan verso il 1730, scrittore ascetico e religioso della Congregazione di San Mauro, pubblicò nel 1774, un Trattato degli scrupoli, opera di Placido indirizzata a Maclovia, che Fulgenio Maria Riccardi traduce a fine Settecento. Scrive infatti questi nelle note ai lettori:

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Vi dirò schiettamente, che non sonomi renduto vile schiavo della lettera, e che nel tempo stesso ho procurato di esporre fedelmente i sentimenti dell’Autore. Le testimonianze di S. Antonino mi sono stimato in dovere di riferirle cone leggonsi nell’accurata edizione delle di lui opere fattane dal celebre Ballerini, e non già come sono addotte dall’autore, che le ricopiò da qualche libro, senza che siagli venuto il sospetto che vi potesse essere qualche notabile alterazione. È pur vero che la differenza consiste nelle sole parole, e non già nella sostanza del sentimento (Trattato sugli scrupoli composto dall’autore dei pensieri teologici tradotto dal francese in italiano con annotazioni dal padre Fulgenzio Maria Riccardi di Torino, Presso Giammichele Briolo, 1782).

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Jamin aveva già scritto prima del Trattato sugli scrupoli, Pensieri teologici relativi agli errori del tempo, pubblicato a Parigi nel 1769, ma i giansenisti riuscirono a far sopprimere il testo con un decreto del consiglio, tanto che il benedettino dovette ripubblicarlo con delle modifiche. Soltanto nel 1780 l’opera fu tradotta in italiano e pubblicata a Milano.
Il Trattato sugli scrupoli inizia con un’analisi piuttosto lucida e argomentata sugli errori degli uomini di chiesa, punto di visto critico che è molto difficile riscontrare nei libri antichi, solitamente unidirezionali e apologetici:

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La Chiesa cristiana ha i suoi Farisei… Vedonsi alcuni regolare con una scrupolosa esattezza il loro esteriore per ingannare gli uomini, ma che nel tempo stesso permettono a se stessi la violazione dei più essenziali doveri. Essi digiunano, visitano gli Ospitali, fanno limosine in pubblico, assistono agli uffizj della Chiesa, si fanno ascrivere in tutte le Confraternità; ma non amano punto il loro prossimo, non vogliono perdonare un’ingiuria ricevuta, sparlano volentieri, calunniano eziandio quando si presenta l’occasione… Certi novelli confessori… potrebbero accrescere le vostre miserie… Corresi rischio di avere un giudice che decida senza cognizione di causa… Molti imprendono il santo ministero che non sono del numero di quelli, che dio ha eletto per la salvezza… Guai a coloro che cadono nelle mani di tali guide!

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Di quali scrupoli parla dunque Jamin nel suo trattato?
Di quelli relativi alla religione, o meglio alla coscienza errata che si ha di essa. Quelli che chiama scrupoli non sono altro che ossessioni di natura religiosa. Gli scrupoli, sostiene, sono una malattia dell’animo, uno stato di spirituale infermità e sono causati dalla paura indotta da certi autori e da certi confessori che instillano, specie nelle donne, il senso del peccato e dell’inferno e di un dio malevolo e vendicatore, giudice e non padre. Così gli scrupolosi, terrorizzati, vivono nell’inquietudine costante, si ostinano a voler confessare ogni più piccola mancanza in continuazione, per paura delle pene eterne, a reiterare le preghiere anche in tempi in cui la ragione dice loro di occuparsi d’altro. Jamin invita a ragionare: “La mancanza dei lumi è quella, che vi cagiona gli scrupoli? Fatevi istruire…”. Per guarire dalla malattia degli scrupoli occorre non confondere immaginazione e ragione. L’autore paragona lo scrupoloso ad un uomo che ha paura di passare su una tavola posta sopra un precipizio. Quell’uomo sa che la tavola è abbastanza larga per farlo passare, ma la forza della paura è in lui più forte della ragione:

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Lo scrupoloso è persuaso della propria ragione… ma la di lui viva immaginazione rimane sì colpita dal timore dell’inferno, il quale rassembragli una voragine aperta, e pronta a inghiottirlo, che malgrado la conoscenza del contrario, sempre teme di peccare, in quella guisa che un uomo spaventoso teme di passare su di una tavola posta sopra un precipizio, quantunque assai bene conosca ch’essa è bastevolmente larga, e forte per passarvi senza pericolo.

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Jamin invita anche i fedeli a mettere in primo piano i proprio doveri piuttosto che la Chiesa, creando separazione tra vita laica e ritualità esteriore e anteponendo Dio alla Chiesa:

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Quando il Comandamento d’Iddio concorre con quello della Chiesa, deesi osservare il primo, e lasciare il secondo. Per esempio, la Chiesa vi comanda di assistere a’ suoi uffizi nei giorni di festa, e di Domenica; Iddio per altra parte vi divieta di abbandonare un infermo, che assolutamente ha bisogno della vostra assistenza: soccorrete il vostro fratello e lasciate gli Uffizi della Chiesa.

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Nicol Jamin è poco commentato e poco conosciuto, forse perché espresse idee piuttosto moderne per la sua epoca, e in parte, anche per la nostra, ancora immersa nell’oscurantismo religioso.

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https://www.youtube.com/watch?v=1-5UJM3eEwY&t=4s

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://en.calameo.com/books/0062373361d7556bb3ead

 

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