Associazione Radicale Esperanto, disamina

Associazione Radicale Esperanto, disamina

Associazione Radicale Esperanto, disamina

Associazione Radicale Esperanto, disamina

Un po’ di nebbia, credit Mary Blindflowers©

 

Anna Maria Dall’Olio©

Tra politica e linguistica. Le battaglie dell’Associazione Radicale Esperanto (1987-2001)

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Anche se può sembrare strano, a volte i movimenti di linguisti incidono sulla politica. La disamina dei fatti che segue non è che la cronaca di quanto l’Esperanto Radikala Asocio (Associazione Radicale Esperanto) ha fatto, di per sé abbastanza, ma che avrebbe potuto pervenire a ben altri risultati, se uomini e situazioni fossero stati diversi. A volte è pure mancata la coerenza nelle scelte e nell’azione.
L’ERA è stata istituita nel 1987 per convincere il Partito Radicale a far propria la battaglia per la lingua internazionale. L’obiettivo venne raggiunto 6 anni dopo, a Sofia. Con la pubblicazione del giornale plurilingue “Il partito nuovo” gran parte della classe dirigente esperantista, anche non italiana, si iscrisse o dichiarò un forte interesse per il PR.
Da Sofia in poi l’ERA ha appoggiato l’azione politica del PR sia nel settore politico che in quello educativo, come si evince da quanto segue.
Nel 1994, durante la marcia radicale di Pasqua, per la prima volta, un papa (Giovanni Paolo II), pronunciò la consueta benedizione Urbi et Orbi anche in esperanto. Allo stesso modo, grazie all’azione radicale esperantista, mutò in positivo la posizione di importanti intellettuali prima decisamente ostili alle tesi esperantiste. Per tutti valgono i nomi di Umberto Eco e Tullio de Mauro.
Nello stesso anno l’UNESCO cofinanziò, con 10.000 dollari, il progetto Fundapax, proposto dall’ERA, che coinvolse 105 istituti scolastici di 29 Paesi attraverso la lingua internazionale.
Nel 1995 Giancarlo Lombardi, ministro della Pubblica Istruzione, firmò un rapporto di oltre 40 pagine sull’esperanto, pubblicato nella circolare ministeriale 126 del 10 aprile, in cui si concludeva che “la lingua internazionale si pone alla base di una più appropriata concezione del plurilinguismo nell’Unione Europea consente l’elaborazione di una nuova, più realistica, politica delle lingue”.
Sempre nel 1995 l’ERA pubblicò “Ludu kun ni!” (“Gioca con noi”), il primo volume per le scuole primarie che insegnava l’esperanto in base alla cibernetica linguistica delle università di Berlino e di Paderborn.
Tra il 1996 e il 1997 l’ERA lavorò a un progetto cofinanziato dall’UE, realizzando una ricerca economica su i costi della non comunicazione linguistica europea. Tale progetto dimostrò, come ha scritto nell’introduzione Reihard Selten, premio Nobel dell’Economia, che “la soluzione più razionale per garantire al contempo efficacia e non discriminazione linguistica in Europa è l’insegnamento dell’esperanto nei cicli scolastici dei Paesi dell’Unione Europea.” Altri punti fondamentali di questo studio di altissimo livello culturale sono la crescente mobilità geografica dei cittadini e la maggiore produttività di piccole e medie imprese.
Nel 1996 il Ministero della Pubblica Istruzione italiano autorizzò l’ERA a tenere corsi di aggiornamento sull’esperanto.
Sempre nello stesso anno si raccolsero oltre 5.000 firme in calce a un appello al settore educativo, per chiedere – tra l’altro – di sperimentare le qualità propedeutiche dell’esperanto nell’insegnamento delle lingue straniere.
Tra il 1997 e il 1998 a New York, tentando di inserire la questione lingua internazionale all’O.d.G. dell’assemblea ECOSOC delle Nazioni Unite, Il PR si alleò con la UEA (Associazione Mondiale Esperantista), tenendone fuori l’ERA. L’operazione, iniziata con Budaschin prima e Perduca poi, naufragò definitivamente nel maggio 1998, per evidente incuria gestionale dei funzionari del partito.
Nel 1998 a La Chaux de Fonds, in Svizzera, l’ERA insieme a diverse associazioni e cooperative esperantiste tenne un primo seminario sulla “civitas esperantica”, che intendeva individuare modi e azioni per dare voce strutturata politicamente a quella che, al di là dell’obiettivo finale, è al momento presente una vera comunità internazionale di tipo diasporico e, in tal senso, minoranza linguistica a tutti gli effetti.
Dopo averla progressivamente ridotta da un’ora a 15 minuti, Radio Radicale chiuse definitivamente la trasmissione esperantista.
Sempre in quell’anno l’ERA venne accettata quale membro ufficiale del comitato italiano del Bureau europeo per le lingue meno diffuse.
Ancora nel 1998 a Stoccolma, nel corso della Conferenza internazionale dell’UNESCO, Il potere della cultura, dedicato alla diversità culturale, i rappresentanti dell’ERA convinsero il governo italiano a richiedere la creazione di un Osservatorio Linguistico Internazionale, richiesta che venne puntualmente fatta nel suo intervento dall’allora ministro “alla cultura” Walter Veltroni e che si esprimerà in bene 2 punti della risoluzione finale della Conferenza.
Nell’ambito della stessa circostanza l’ERA consegnò al Direttore Generale dell’UNESCO più di 5.000 firme favorevoli all’adozione dell’esperanto per garantire la diversità linguistico-culturale in Europa e nel mondo.
Nel 1999 col PR quale promotore si organizzò il primo seminario operativo sulla campagna esperantista. Esso, col titolo Il diritto alla Lingua Internazionale entro il 2020, si tenne presso la sede di Bruxelles del Parlamento Europeo, col patrocinio dell’UNESCO, del Comitato per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e con gli auspici della Presidenza della Repubblica Italiana. Tra i partecipanti, il direttore del settore linguistico dell’UNESCO, il Presidente del Bureau Europeo per le lingue meno diffuse, Reinhard Selten e alcuni europarlamentari.
Tuttavia, l’importante “rianimazione” della campagna da parte del Partito non venne sostenuta, per esempio, dalla costruzione di una rete europea di esperantisti impegnati a far conoscere lo Studio sulla Lingua Internazionale italiano come, anche, a innescare analoghe iniziative anche in altri Stati europei.
Nel mese di agosto l’ERA partecipò a Berlino al Forum per la strategia della comunità esperantista, organizzato dalla UEA, seminario che abbandonò, constatandone l’inadeguatezza del profilo organizzativo e degli interventi.
Ancora nel 1999 l’ERA pubblicò, in italiano e in esperanto, “Viaggio di Studi”, racconto-testamento “esperantista” di Jules Verne, avendone acquistato i diritti in esclusiva nel 1997. La prima presentazione de testo avvenne nel 1997.
A novembre, a Parigi, l’ERA partecipò alla XXX Conferenza generale dell’UNESCO, attivando un processo di riconoscimento operativo e organizzativo. A seguire, l’ERA partecipò, come associata, all’annuale assemblea del CONFEMILI, sezione italiana del Bureau Europeo per le lingue meno diffuse.
Nel febbraio del 2000, in un incontro ufficiale con il Presidente dell’Associazione Esperantista Europea e il vicepresidente della UEA, si concordò la necessità di costruire in Europa una sinergia politica ed esperantista che finalizzasse il proprio impegno con un orizzonte temporale preciso.
Tuttavia, in seguito, la questione si arenò, perché, sia perché l’UE non fu in grado nemmeno di pagare una quota minima di adesione utile per avviare il necessario coordinamento, sia perché, senza che l’ERA ne fosse informata, il Presidente dell’UE ebbe l’iniziativa, solitaria e quindi peregrina, di richiedere agli europarlamentari italiani di firmare un appello mal studiato e non supportato da un piano tattico-strategico.
Nonostante ciò, l’ERA continuò a operare, cercando partner affidabili: li trovò, grazie all’operato di Leo Solari, nella Gauche europeenne.
Sempre nel 2000 venne pubblicato il secondo e ultimo volume di “Ludu kun ni!”.
Ancora nello stesso anno, l’ERA entrò come osservatrice nel Forum del Terzo Settore, elaborando con esso un protocollo d’intesa, firmato il 15 giugno dal Ministro della Pubblica Istruzione, nel quale avevano un ruolo primario le nuove metodologie glottodidattiche, il plurilinguismo e la difesa delle lingue.
A luglio l’Era tenne il suo Congresso annuale, i cui dati numerici confermarono l’attestarsi dell’associazione oltre i 250 iscritti dei quali 1/3 non italiani come anche il suo volontariato dirigente e gestionale.
Tra il 2000 e il 2001 si consolidò la presenza su Internet dell’ERA attraverso la gestione di 5 siti web: 2 in esperanto, 1 in inglese e 1 in italiano e l’ultimo che avrebbe dovuto essere una vera e propria TV su Internet. A questo scopo, il coinvolgimento di Radio Radicale sarebbe stato molto importante se non fondamentale. Su tali siti era possibile discutere, iscriversi e acquistare con carta di credito, scaricare un programma multimediale di auto-apprendimento dell’esperanto in 8 lingue: italiano, spagnolo, inglese, norvegese, ceco, polacco, francese e coreano.
Nel 2001, l’ERA produsse un CD ROM interattivo per l’apprendimento dell’esperanto che venne distribuito gratuitamente.
Nello stesso anno il Consiglio Esecutivo dell’UNESCO fece propria l’iniziativa dell’ERA di fondare un osservatorio sulle politiche linguistiche, inserendone l’istituzione in chiave internettiana in una proposta di Risoluzione sul multilinguismo nel cyberspazio nella Conferenza Generale. Purtroppo l’approvazione di tale Risoluzione fu rimandata all’anno successivo.
L’UNESCO, comunque, non fu avaro di riconoscimenti: l’ERA ricevette un attestato di benemerenza per “il contributo molto rilevante alla redazione del Rapporto mondiale sulle lingue”, redatto appunto nel 2001.
Da allora è sufficientemente maturata la consapevolezza di un’erosione forse inarrestabile della diversità linguistica e culturale per “la mondializzazione della comunicazione e delle tendenze a usare la lingua unica, con i rischi di emarginazione delle altre lingue del mondo e addirittura di estinzione delle altre lingue di minore diffusione, a cominciare dalle lingue regionali” (Risoluzione sul plurilinguismo nell’educazione (Conferenza Generale UNESCO, 2002).
Perciò, sia pure con intralci e consuete resistenze, l’impegno degli europarlamentari radicali procede, con progetti e borse di studio anche Erasmus, nella campagna a favore di una lingua internazionale alternativa al monopolio linguistico degli anglofoni.

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https://en.calameo.com/books/0062373361d7556bb3ead

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

 

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