Stupidario essenziale essenzialmente social?

Stupidario essenziale essenzialmente social?

Stupidario essenziale essenzialmente social?

Stupidario essenziale essenzialmente social?

La portratrice d’acqua, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Di Mary Blindflowers©

 

Stupidario essenziale essenzialmente social?

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Stupidario essenziale essenzialmente fb uguale al nulla fritto e impanato più nulla, soluzioni tante e tutte uguali sempre a nulla, burla di locuzioni stile locuste impazzite, ansie riversate in sfoghi esantematici che tradiscono nevrotiche psicosi da ricovero globale, pesci che aprono bocca con movimenti meccanici per non dire in dialoghi muti mentre fingono di parlare sul catartico vuoto nullificante e nullificato, utile per fare promesse di grandi letture, di esperti talenti talentuosi, studi studiosissimi, applicati alla certezza apocalittica irreversibilmente consigliosa e scevra da ogni più piccolo zeffirello di dubbio.
Viviamo in un’epoca di totale, sconclusionato, delirio mediatico in cui ciascuno propone verità in conversazioni talmente assurde e prive di senso che potrebbero essere state benissimo inventate da Ionesco, e invece nascono spontanee, come funghi velenosi in un prato concimato dall’alto.
Fioriscono domande. Dio esiste? È nato prima l’uovo o la gallina? Secondo voi cosa c’è dopo la morte? Interrogativi che scimmiottano nella sintesi riduttiva e irriverentemente inutile dell’opinionismo da click, le grandi domande filosofiche mai risolte in secoli e millenni di speculazioni, ma che stuoli di geni pretendono di evadere con una tastiera, tanto che ci si chiede come, dove, quando, e perché tutti questi profeti della certezza abbiano battuto la testa.
Si scrivono slogan, frasette carine ad effetto magico soufflé, valide nella teoria e affette da zoppia mentale nella pratica. Si contesta a volte, giusto per esserci, senza capire nemmeno cosa si stia dicendo, autocontraddicendosi in dinamiche risibili in cui si afferma una cosa e dopo pochi secondi immediatamente il suo esatto contrario, e lo si fa inconsapevolmente perché si blatera per frasi fatte che dovrebbero avere la forma dell’acqua e adattarsi a tutto ma alla minima contestazione si addensano in pulverulento ghiaccio che finisce inopinatamente sugli occhi del postante.
Un mondo distante dal raziocinio quello dei social.
Ma siamo davvero sicuri che fuori dai social le cose vadano meglio o che l’essenziale stupidario social-contemporaneo sia frutto di un deperimento mentale dei giorni nostri, della nostra società decaduta e culturalmente impoverita?
Io ricordo alle medie la provocatoria e divertita domanda dell’insegnante: Di che colore è il cavallo bianco di Garibaldi? Sembra incredibile a dirsi, ma c’era in una classe di poco più di 20 alunni più di qualcuno che si grattava la testa e pensava ad una possibile risposta, impiegando più di due minuti per capire l’ovvio.
Nell’Ecclesiaste è scritto che “il numero degli stolti è infinito”. In “Leggi fondamentali della stupidità umana”, titolo originale “The Basic Laws of Human Stupidity“, stampato per la prima volta nel 1976 in edizione numerata e fuori commercio sotto la sigla editoriale dei “Mad Millers“, “I Mugnai Pazzi”, Carlo Maria Cipolla scriveva:

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Le faccende umane si trovano per unanime consenso, in uno stato deplorevole. Questa peraltro non è una novità. Per quanto indietro si riesca a guardare, esse sono sempre state in uno stato deplorevole. Il pesante fardello di guai e miserie che gli esseri umani devono sopportare, sia come individui che come membri della società organizzata, è sostanzialmente il risultato del modo estremamente improbabile – e oserei dire stupido – in cui la vita fu organizzata sin dai suoi inizi…Le tendenze culturali prevalenti oggi nei paesi occidentali favoriscono una visione egualitaria della Umanità. Si ama pensare all’Uomo come al prodotto di massa di una catena di montaggio perfettamente congegnata. La genetica e la sociologia, soprattutto, si sforzano di provare, con una mole impressionante di dati scientifici e formulazioni, che tutti gli uomini sono per natura uguali e che se alcuni sono più uguali degli altri, ciò è attribuibile all’educazione e all’ambiente sociale e non a Madre Natura. Si tratta di un’opinione diffusa che personalmente non condivido. E mia ferma convinzione, sostenuta da anni di osservazioni e sperimentazioni, che gli uomini non sono uguali, che alcuni sono stupidi ed altri non lo sono, e che la differenza è determinata non da forze o fattori culturali ma dalle mene biogenetiche di una imperscrutabile Madre Natura. Uno è stupido nello stesso modo in cui un altro ha i capelli rossi; uno appartiene al gruppo degli stupidi come un altro appartiene ad un gruppo sanguigno. Insomma uno nasce stupido per volere imperscrutabile e insindacabile della Divina Provvidenza. Pur essendo convinto che una frazione di esseri umani sia stupida e che lo sia per volere della Provvidenza, io non sono un reazionario che cerca di reintrodurre furtivamente discriminazioni di classe o di razza. Credo fermamente che la stupidità sia una prerogativa indiscriminata di ogni e qualsiasi gruppo umano e che tale prerogativa sia uniformemente distribuita secondo una proporzione costante.

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Cipolla scriveva negli anni 70. I social non erano stati ancora inventati. E che dire della novella di Boccaccio in cui una manica di idioti crede alle parole assurde di Frate Cipolla?
Il topos dello scemo del villaggio è inoltre ampiamente presente nella letteratura folklorica, così come nel teatro antico, non è di certo un’invenzione social. Nemmeno l’atto dello spiare è nuovo.
La situazione in cui dei personaggi spiano le azioni degli altri si verifica spesso nella commedia latina. Nello Stico, ad esempio (v.196-237), l’ancella Crocozio, cerca il parassita Gelasimo, ad un certo punto lo vede mentre recita il famoso monologo sulla sua condizione. Decide di stare lì ad ascoltarlo. Gelasimo non la vede. Nell’Asinaria, (v. 585-618), gli schiavi Libano e Leonida vedono Filenio e Argirippo, e decidono di origliare i loro discorsi, esattamente come oggi improbabili personaggi social spiano profili e conversazioni altrui.

I social non si sono inventati nulla di nuovo. Nella letteratura c’era già tutto.
Come afferma Cipolla, che le faccende umane si trovino in uno stato deplorevole, non è gran novità. L’unica novità è che coi social origliatori patologici e persone sciocche come pitali pieni, vengono allo scoperto.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://en.calameo.com/books/0062373361d7556bb3ead

 

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