Di Pietro, prosa, tentativi, liriche

Di Pietro, prosa, tentativi, liriche

Di Pietro, prosa, tentativi, liriche

 

Di Pietro? Prosa, qualche guizzo

Il grillo parlante, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Di Pietro? Prosa, qualche guizzo.

 

Colpa del mare e altri poemetti” (Oèdipus 2018), autore Bruno di Pietro, un avvocato prestato alle belle lettere. Abbiamo letto e riletto le liriche presenti in questo testo, eccone alcune:

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I (Largo)

tu conduci al fondo delle cose
al nome inaugurale, al suono
al silenzio che segue il tuono
di agosto, quando lumache e rose
gelose abbracciano i trifogli

II (Allegro)

ti passa a volte accanto, ti sfiora
una ragazza col suo odore intenso
la brezza adolescente ti divora
brucia in un niente la ragione il senso

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Non possiamo dire che sia del tutto scarso perché qua e là qualche guizzo poetico compare tra le righe a ravvivare la sala mortuaria del contesto che veleggia a tratti sulla prosa: ti passa a volte accanto, ti sfiora/ una ragazza col suo odore intenso, per poi impennarsi: brucia in un niente la ragione il senso.
I componimenti sono tutti così, una fisarmonica di alti e bassi, di tentativi di arrivare a far poesia poi abortiti nella prosa. Queste poesie sono come i fiori di zucchero sulle torte nuziali, sono bellini, ma perfettamente inutili o i fiorellini di loto sugli stagni, hanno radici che intasano i canali. Il significato infatti latita completamente. Non c’è vigore, né polemica, né sforzo di profondità, tutto galleggia su un idillio da 1850 o giù di lì.

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III (Andante)

le parole non trovano la strada
per dire quest’esilio, lontananza
dalla luce che subito digrada
come evolve il suono in dissonanza

IV (Scherzo)

io ti direi invernale
mano sensuale che riscalda
mano nervosa che rinsalda
il serto di mimosa tra i capelli
impazienti
ribelli

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Si segnala la banalità della rima lontananza-dissonanza, l’Andante e lo Scherzo che appaiono piuttosto modesti da un punto di vista stilistico e contenutistico.
Ma a parte la tendenza all’enjambement che se ripetuto rivela dei limiti nella formulazione del senso completo all’interno della linea, appare ridicolo il tentativo di scimmiottare Montale con certe rime asimmetriche; la rinuncia non si sa perché alla punteggiatura; l’uso del verbo dire nell’accezione più palese del raccontare con il ricorso abbastanza inusitato al transitivo. A parte la rinuncia alla rima nell’ultimo verso dopo una serie di alterne; la contraddizione di una mano da stagione fredda che stringe una ghirlanda di fiori tipicamente post-invernale, riteniamo che nel giro di quelle quattro o cinque linee Di Pietro non riesca ad ottenere uno slancio comunicativo pregnante, ma i suoi sforzi restino circoscritti in puerili sfere intimistiche fin troppo usitate dai suoi colleghi innamorati dell’amore. Poesie apprezzabili per lo sforzo della ricerca dell’assonanza, ma concettualmente asfittiche. Saremmo curiosi di comprendere ad esempio che significa questo target del fondo delle cose e del nome inaugurale (inaugurale di che?) come peculiarità della donna amata. A noi sembrano meri artifizi verbali per supportare la ricerca delle assonanze. Se l’autore ce ne facesse congrua esegesi saremmo lieti, ma se non dovesse concedercela, non ci strapperemo i capelli… c’è di meglio da leggere!

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://en.calameo.com/books/0062373361d7556bb3ead

 

 

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