Scriventi, scrittori, università, stregoni

Scriventi, scrittori, università, stregoni

Scriventi, scrittori, università, stregoni

Scriventi, scrittori, università, stregoni

La penna, credit Mary Blindflowers©

 

Mary Blindflowers©

Scriventi, scrittori, istituzioni, stregoni

.

Il vero scrittore non ha dogmi. Un esempio fra tutti i classici, Boccaccio. Egli è forse uno fra gli autori più ambigui della letteratura italiana. Traccia un gioco di specchi in cui si afferma e subito dopo si contraddice. Invano il critico si sforzerà di trovare una verità unica dentro le sue opere. Non esistono certezze predefinite. Questo è un pregio. Questo è fare letteratura. L’assenza di certezze è eminentemente letteraria, è poesia. Tutto è affermato per poi essere negato qualche secondo più tardi. Nel Decamerone l’autore chiamerà le graziose donne “muse”, paragonandole alle dee. Le novelle stesse sono dedicate alle donne bisognose di svaghi, salvo poi far dire a Filomena che le donne sono “mobili, ritrose, sospettose, pusillanime e paurose”.
L’arte non ha mai il compito di dare risposte ma di offrire la cifra di un’ambiguità senza mai ricette definitive. E in questo senso Boccaccio è stato grandissimo.
Roland Barthes ha provato tra omissioni e opinabili opinioni, a tracciare la differenza tra scrivente e scrittore:

.

… lo scrivente è definito dal fatto che il suo progetto di comunicazione è ingenuo: egli non ammette che il messaggio si rovesci e si chiuda su se stesso, che vi si possa leggere, in maniera diacritica, altra cosa da quella che vuol dire: quale scrivente sopporterebbe che si psicoanalizzi la sua scrittura? Dal suo punto di vista la parola pone fine a un’ambiguità del mondo, istituisce una spiegazione irreversibile (anche se egli ammette che sia provvisoria), o una informazione incontestabile (anche se egli si vuol modesto insegnante); laddove per lo scrittore è tutto il contrario: egli sa bene che la sua parola, intransitiva per scelta e per applicazione, inaugura un’ambiguità, anche se si dà per perentoria, ch’essa si offre paradossalmente come un monumentale silenzio da decifrare, che non può avere altro motto se non la frase profonda di Jacques Rigaut: E perfino quando affermo, interrogo ancora… La parola dello scrivente, al contrario, può essere prodotta e consumata solo all’ombra di istituzioni che all’origine hanno tutt’altra funzione che quella di far valere il linguaggio: l’Università, e in via accessoria la ricerca scientifica, la Politica, ecc… lo scrittore è il contrario di un dogmatico… La produzione dello scrivente ha sempre un carattere libero… la funzione dello scrivente è di dire in ogni occasione e senza indugio quello che pensa… Questa funzione di manifestazione immediata è esattamente il contrario di quella dello scrittore, lo scrittore accumula, pubblica, a un ritmo che non è quello della sua coscienza… è il contrario di un dogmatico.

.
La cifra della scrittura è l’ambiguità. Barthes lo ammette. Il dogma non è proprio dello scrittore ma dello scrivente. Fin qui il discorso barthesiano è chiarissimo. In questo senso Boccaccio, per esempio, è scrittore e non scrivente. Però Barthes non si ferma qui. Si arrischia a dire che la produzione dello scrivente “ha sempre un carattere libero”, dopo aver scritto che lo scrivente è un prodotto istituzionale, “dell’Università, della Politica, della Ricerca scientifica”, aggiungendo che la funzione dello scrivente è quella di dire in ogni occasione quello che pensa, come se uno scrivente partorito dal cuore di un’istituzione, possa mai essere libero di dire “ciò che pensa”. Siamo al paradosso in assoluta malafede. La critica confonde le carte per giustificare se stessa, il suo ruolo privilegiato. Se il concetto di antidogmatismo e ambiguità è perfetto per uno scrittore, la libertà dovrebbe essergli connaturata, una libertà che lo scrivente, dipendente dall’istituzione, suo prolungamento naturale, non possiede. Ma la nostra epoca, precisa Barthes, ha dato alla luce un “tipo bastardo”, una specie di stregone, lo scrittore-scrivente che “provoca e esorcizza insieme”. Un tipo che uscito dalla cerchia degli uomini di lettere, va a finire in quella “dell’intellighentsia”.
In tutto questo discorso il gran critico omette di dire, verità scomoda per lui, che è lo scrivente a fare lo scrittore perché soltanto lo scrivente è istituzionalizzato, lo scrittore per essere scrittore deve istituzionalizzarsi a sua volta. Lo scrivente, in genere accademico o politico, decide chi può fregiarsi o meno del titolo di scrittore e può ovviamente decidere di diventare scrittore, perché la stessa istituzione dentro la quale si trova ad operare, glielo consente. Del resto chi potrebbe impedirglielo?

Il cerchio si chiude.

Oggi la distinzione tra scrivente e scrittore non esiste o se esiste è davvero un falso problema perché lo scrittore attuale, quello dei grandi numeri, ha sempre bisogno di uno scrivente istituzionalizzato per essere giudicato scrittore.
La famosa quanto falsa “libertà di dire quello che si pensa” vale soltanto nell’ambito della cerchia di un’istituzione a cui lo scrivente e di conseguenza lo scrittore che lo scrivente prende sotto la sua ala protettiva, appartiene. Senza tale appartenenza non esiste scrittore e non esiste scrivente perché entrambi si annullano a vicenda, confondendosi l’uno nell’altro, distruggendo contemporaneamente qualsiasi più o meno pia illusione di una letteratura “pura”, sganciata e non parassitaria. Entrambi i parassiti, scrivente e scrittore propongono così tristemente le loro risposte universali che vanno bene su tutto come le scarpe nere da abbinare con qualsiasi casacca si porti. Scrivente e scrittore sono più che mai istituzionalizzati, inquadrati, etichettati, questo comporta l’annichilimento di tutte le domande a favore di poche risposte, perlopiù sempre le stesse. Lo scrivente-scrittore sa tutto, la sua parola è pietra incisa. La letteratura però è soltanto un grande punto interrogativo.
In un mondo in cui lo scrivente decide, per mezzo di una istituzione che lo protegge, di annullare qualsiasi domanda, muore l’arte dell’ambiguità e del dubbio, sostituita dalla banalità delle risposte vagliate da accademici, politici, associazioni religiose, etc. che fanno la storia, a modo loro, però.

.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=6d_VykDYf64

 

Post a comment