Letteratura, gossip, nomi, biografie

Letteratura, gossip, nomi, biografie

Letteratura, gossip, nomi, biografie

Letteratura, gossip, nomi, biografie

La pesca miracolosa, credit Mary Blindflowers©

 

La superfetazione del nome

Mary Blindflowers©

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La letteratura, l’autore, l’editore. Il marketing di oggi punta sempre meno sull’opera e sempre di più sulla centralità dell’individuo. La pubblicità cieca e bieca esige senza mezzi termini e senza profondità storica, la superfetazione del nome dell’autore, l’apologia del privato, dell’anedottico, del curioso spesso inventato di sana pianta per costruire un edificio fittizio ma efficace dal punto di vista della vendita. L’esaltazione parossistica del nome che si traduce in un gossip da pollaio globale, arriva a dirci che un autore scongiura il blocco dello scrittore appendendosi a testa in giù su una barra d’acciaio; che l’hobby preferito di un altro è andare in giro per paesi e cimiteri abbandonati; che la favolosa scrittrice miracolata un tempo lavava i pavimenti negli alberghi di quinta categoria, prima di andare in tv. Particolari succosi che costruiscono il nome. Particolari falsi in cui si omette, si mente, si usa l’iperbole esagerata e si tace. Non si dice per esempio, che lo scrittore, blocco o sblocco, non sarebbe arrivato da nessuna parte se non fosse stato un accademico; che la scrittrice per smettere di pulire stanze di alberghi con le sue manine, ha dovuto lustrare le scarpe alle personalità in vista di un’associazione cattolica o di un partito politico; non si dice che non si diventa scrittori passeggiando nei cimiteri abbandonati, se non si è figli di qualcuno già ben inserito nell’ambiente letterario e che funga da mentore. Le biografie diventano così una costruzione fantasticamente artefatta che ha un duplice scopo: spostare impietosamente l’attenzione dall’opera al personaggio, e convincere il lettore che qualsiasi uomo di buona volontà, può fortunosamente diventare celebre. Si innesca una reazione a catena, un processo di identificazione dell’uomo comune se non addirittura mediocre con l’autore comune e mediocre a sua volta. Più è scadente l’opera più si inventano particolari succosi sulla vita del personaggio che l’ha scritta, in modo che l’opinione pubblica e la critica non parlino dell’opera ma del personaggio che diventa un divo, indipendentemente da tutto ciò che ha scritto. La produzione di un autore viene soffocata dal mito antropocentrico e fallace dell’autore stesso.
Roland Barthes negli anni sessanta scriveva che il grosso limite della storia della letteratura è dato proprio “dal privilegio accentratore accordato all’autore”:

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Le conseguenze sono di gran peso: puntando sull’autore, facendo del “genio” letterario il fuoco stesso dell’osservazione, gli oggetti propriamente storici vengono relegati al rango di zone nebulose, lontane; se ne parla solo per caso, incidentalmente; nel migliore dei casi si indicano, lasciando ad altri la cura di trattarli in futuro; l’essenziale della storia letteraria cade così nell’abbandono, è disertato contemporaneamente dallo storico e dal critico. Si direbbe che nella nostra storia letteraria l’uomo, l’autore, occupi il posto che ha l’evento nella storia degli storici: fondamentale da conoscere su un altro piano, chiude però tutta la prospettiva, vero in sé conduce ad una visione errata.

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Barthes si riferiva anche ai classici e al vero in sé delle loro biografie ricostruite dagli storici, e già nell’attribuire troppa importanza a queste biografie non inventate, vedeva il rischio, la caduta della storia della letteratura nel mefitico accentramento del nome.

Oggi si è arrivati al punto di inventare di sana pianta delle biografie di scrittori contemporanei, per vendere. L’opera in sé ha perso il suo valore intrinseco, anzi non è più nemmeno necessaria, diventa un accessorio quasi superfluo, se non fastidioso, sostituito da una costruzione mitica, da una favola biografica che ha l’unico scopo di fare presa su un pubblico che ormai non legge più ma si sazia di pubblicità e di frammenti di vita altrui, avidamente sorbiti come un dessert in una giornata afosa. Grazie alle biografie fittizie lo scrittore “arrivato” che poi è un fallito di successo nel novanta per cento dei casi, vive una vita indipendente da ciò che produce, staccandosene. Egli non è più ciò che scrive ma è ciò che la pubblicità e la politica del partito a cui aderisce, vuole che sia. E concederà interviste rammentando di essere ciò che si vuole che sia, non ciò che è realmente.
Si tratta semplicemente di uno spettacolo come tanti, una recita. Avevano un gran bel dire Barthes, Febvre e Goldmann quando sostenevano la necessaria amputazione della letteratura dall’individuo, strappo paradosso indispensabile per una visione sociologica delle lettere.
Oggi non è in pericolo soltanto la storia della letteratura tout court ma la letteratura stessa.
Quanti fra gli scrittori di cui il marketing ha costruito sapientemente le biografie per un pubblico avido di notizie, scrivono realmente?
La cosa triste è che molti di loro non sanno nemmeno parlare un italiano corretto, mentre schiamazzano e litigano in televisione e sui giornali, per attirare l’attenzione, figuriamoci se possono mai riuscire a fare letteratura.
Del resto a chi interessa più la letteratura?
Giace moribonda, soffocata da tanti ego pseudo-letterari che fingono di mantenerla in vita e la stanno uccidendo più velocemente di quanto si pensi.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=w854FbDn3Fc

 

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