Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna

Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna

Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna

Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna

Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna, 1845, Credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

Aurelio Bianchi-Giovini, La Papessa Giovanna

.

Aurelio Bianchi-Giovini (Como, 25 novembre 1799 – Milano, 16 maggio 1862), pubblicista e noto polemista anticlericale italiano, rappresenta un caso particolare nel panorama della saggistica ottocentesca, di solito così tronfiamente patriottica, densa di sorpassata e assai codina retorichetta e di quel bigottismo proprio di una borghesia che non ha mai rinunciato a baciar le pantofole al papa. Gli scritti di Bianchi-Giovini non hanno le ali tarpate dalla religione ma un’impostazione moderna, con note a pie’ di pagina e riferimenti bibliografici precisi.
Nel 1845 l’autore pubblica Esame critico degli Atti e dei Documenti relativi alla Favola della Papessa Giovanna, Milano, Stabilimento Civelli e Comp. 250 pagine. Si tratta di una disamina delle fonti che sostengono la reale esistenza della figura della Papessa, mito che resiste anche oggi a distanza di secoli e che alcuni saggisti giudicano “verosimile” o “probabile” senza però prove certe che ne attestino la realtà storica. A tutt’oggi infatti è praticamente impossibile stabilire se la papessa sia realmente esistita. Anche la scoperta di Habicht riguardante delle monete di argento ritrovate in una serie di sepolcri papali, non prova alcunché di certo. Ci si aggira in un mondo di ipotesi non verificabili.
Bianchi-Giovini nel suo libro sostiene che la storia della papessa è solo una favola, una delle tante fiorite in un’epoca in cui la storia si mischiava spesso e volentieri alla fantasia.
Nel libro l’autore si rivolge ad una interlocutrice femminile, la Signora Livia, a cui enuclea le ragioni per cui ritiene quella della papessa una leggenda. Le numerose fonti tradizionali scritte sono discordanti, incerte e mai di prima mano in una iper-informazione disinformante e oscura:

.

… la storia della papessa Giovanna è attestata da tanti scrittori e da tante tradizioni da far tacere anche il più incredulo, se a stabilire la realtà di un avvenimento bastasse la testimonianza di coloro che lo hanno creduto. Davide Blondel raccolse un catalogo di 70 scrittori che parlarono della Giovanna; Pietro Mengerlino lo accrebbe a 88; Samuele Des Marets lo portò a 135; Des Vignolles finalmente ne numerò 150, tutti cattolici che scrissero dal 1261 al 1600: ai quali se si aggiungano gli scrittori antecedenti al 1261 ed alcuni altri posteriori… non sarà difficile di portare la lista a 200 ed anco 300… Vi può essere… una tradizione meglio sostenuta? Ma quando si tratta di stabilire un fatto la tradizione val poco e niente, e il numero degli autori che ne parlano, e che si copiarono l’uno dopo l’altro, per quanto sia grande, si riduce in ultima analisi, a quell’uno o a quei dye che primi ne parlarono e che servirono di testo ai successivi… La tradizione è la madre di tutte le favole… gli autori che abbiamo esaminato non fanno che menarci fra oscurità ed incertezze: li uni parlano di un papa che fu femina, senza dire che abbia partorito; altri lo fanno partorire; questi nell’elenco de’ pontefici lasciano un vacuo, senza accennare come si abbia a riempirlo; quelli vi collocano la papessa che fanno vivere fra Leone IV e Benedetto III; vi sono alcuni che la mettono al principio del secolo VIII, ve ne sono altri che la trasportano in fine al secolo IX: tutti poi sono di accordo nel confessarci la propria ignoranza sopra quest’avvenimento ed a farci intendere che sapevano niente di preciso o che tutt’al più si fondavano sopra una tradizione vaga, oscura e d’ignota origine…

.

La disamina dell’autore è molto convincente, scetticamente razionale, inoltre il libro contiene una serie di gustose digressioni su personaggi favolosi creduti da molti per veri, a dimostrare l’inattendibilità di molte informazioni, la loro inverosimiglianza e il punto di vista falsato di chi si è accinto a scrivere aggiungendo di volta in volta nuovi particolari fantasiosi:

.

la Papessa non è il solo romanzo che sia passato per istoria… Nel Medioevo la ragione era meno esigente e più feconda l’immaginazione, la quale creava fatti, li abbelliva, dava loro un corpo, una fede, una vita; e questa potente facoltà creativa s’infervorava a tal punto, che non di rado li uomini si persuasero di essere stati spettatori oculari non solo di quello che non potevano aver veduto, ma di quello eziandio che non potrebbe esistere. Con questo spirito di convinzione si scriveva la storia, e collo spirito medesimo i lettori la credevano.

.

La prosa del Bianchi-Giovini è scorrevole e ironica, tranquillamente fruibile anche da un lettore contemporaneo.

Quest’autore dava fastidio:

.

Bianchi-Giovini è… grande empio e bestemmiatore… il suo scrivere dozzinale abborracciato ed incolto e degno insomma delle sozzure ch’egli va con poca fatica raccogliendo da letamai di eretici antichi e moderni… ci è proprio bisogno del giudizio della posterità per sentenziare di un autore condannato dalla Chiesa e colpito dalla abbominazione universale di ognuno che serbi, non diremo la Fede di cattolico, ma qualche sentimento di natural onestà… (La Civiltà Cattolica anno settimo, vol. I, 1857, p. 207).

.

Ancora oggi Bianchi-Giovini viene poco ristampato nell’italietta cattolica e bigotta.
Un autore che ha dato e dà fastidio è sempre degno di essere letto.

.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=n6P0SitRwy8

 

Post a comment