Mascherine sì, mascherine no

Mascherine sì, mascherine no

Mascherine sì, mascherine no

Mascherine sì, mascherine no

Lock Down, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Mascherine sì, mascherine no.

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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All’epoca della peste c’erano i beak dottors, dottori col becco. In pratica medici che si mettevano delle maschere con un lungo becco cavo contenente erbe aromatiche, nella convinzione che tali erbe purificassero l’aria inspirata e preservassero dalla peste. Il loro abbigliamento veniva chiaramente descritto in questa filastrocchina a rime baciate inglese:
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«As may be seen on picture here,
In Rome the doctors do appear,
When to their patients they are called,
In places by the plague appalled,
Their hats and cloaks, of fashion new,
Are made of oilcloth, dark of hue,
Their caps with glasses are designed,
Their bills with antidotes all lined,
That foulsome air may do no harm,
Nor cause the doctor man alarm,
The staff in hand must serve to show
Their noble trade where’er they go.»

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Non era raro imbattersi anche in persone dotate di rudimentali maschere di stoffa più per difendersi dalla puzza esalante dalle città appestate che per combattere il morbo su cui in pratica non si sapeva nulla. Poi naturalmente la chiesa, ingrediente essenziale della storia, suggeriva di non lavarsi, primo perché lavando il corpo si commetteva peccato dei sensi, secondo perché, a sentir la loro illustre scienza divina, non lavandosi, i pori della pelle, otturati, avrebbero fermato i miasmi pestiferi. Il teologo quindi suggeriva al medico, senza avere alcuna competenza, come combattere la malattia. Ancora oggi la chiesa dà indicazioni e profeti di sventura si ingegnano di dirci, come nel Medioevo, che la pandemia è il frutto dei nostri peccati. C’è un boom di predicatori on line che sfruttano la situazione per convincere una massa di pecorelle smarrite che dio ha predetto la pandemia.
E i medici che fanno?
Il becco non lo mettono più, ma lo aprono a dismisura e in questa apertura di becchi più o meno sfamati dal padrone di turno, i giudizi cozzano con altri giudizi, la pseudo-scienza senza prove sconfinante nell’opinionismo, diventa martellante, ossessiva, e ovviamente anche sull’argomento mascherine, che ci riguarda così da vicino.
Mascherine sì, mascherine no, sembra il titolo di una canzone non-sense, di quelle il cui motivetto ti rimbomba in testa per settimane e mesi e di cui poi si spegne l’eco quando, abbassati i riflettori, si macina qualche altro motivetto più alla moda che fa buttare il precedente nel dimenticatoio.
Noi non siamo medici, non abbiamo alcuna competenza in materia di protezione, virus, nano-particelle e sicurezza, perciò osserviamo quello che accade con crescente stupore e meraviglia, storditi da un’iper-informazione che, lungi dal farci sentire bene informati e sicuri, genera in noi sempre più dubbi, perplessità, anche talvolta un poco di angoscia.
La mascherina, presentataci come indispensabile strumento per difenderci dal contagio, viene adesso messa in discussione. C’è un farmacista che ha lavorato per il Ministero della Difesa, per esempio, che, non solo è assolutamente convinto dell’inutilità delle mascherine di carta o tela, ma ci dice che sono nocive, e invitandoci a non disubbidire ai decreti del governo che ci vorrebbe tutti mascherati, ci dice, mettetevi pure la mascherina, ma sappiate che non ferma il virus e vi fa male alla salute, addirittura può provocare il cancro. Dice di essere libero in questo suo giudizio, subito dopo essersi vantato di aver lavorato con il fratello di un illustre politico, un fisico molto bravo, ora in pensione. Ci siamo subito chiesti come abbia fatto uno laureato in farmacia ad ottenere incarichi al Ministero della Difesa italiano, senza alcun aggancio politico e alcuna dipendenza. Ma questa è una risposta che non siamo in grado di conoscere. Soltanto un dubbio. In genere chi è veramente libero non si vanta di aver lavorato con il parente di un politico. Non sappiamo se ciò che questo farmacista afferma sia vero o falso, perché non abbiamo i mezzi scientifici per appurarlo, perciò sospendiamo il giudizio da semplici cittadini che non sanno nulla e non possono sapere nulla.
Subito rispondono alcuni chirurghi dicendo che sono soliti portare le mascherine per molte ore e non si sono ammalati di cancro, che la mascherina protegge non perché impedisca al virus di passare, ma impedisce alle particelle di saliva di arrivare all’altro e quindi rappresenta non una forma di protezione dalla malattia, ma semplicemente evita ulteriori contagi.
Chi ha ragione?
Voi lo sapete?
Noi no! Ma, angosciati dai dubbi che sorgono ad ascoltare e farmacisti e chirurghi, non vorremmo comunque che dietro l’utilizzo a tappeto di questo filtro che, come nei tragici e nei comici di Atene determina la fruizione differenziata della voce da parte di chi ci ascolta (senza maschera vox sonabat, con la maschera vox personabat), vi siano i soliti interessi commerciali da parte dei produttori del dispositivo, alla luce del noto proverbio popolare “Mari e tempeste, chi si spoglia e chi si veste”; ogni buon governo, conscio dell’indispensabilità per la salute dei suoi cittadini di un tale strumento, dovrebbe vigilare, calmierarne i prezzi e soprattutto metterlo a disposizione degli operatori più esposti al rischio; invece le speculazioni stanno lievitando a dismisura.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=viZAhOY3Bto

 

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