Silvia Romano, dubbi, coerenza

Silvia Romano, dubbi, coerenza

Silvia Romano, dubbi, coerenza

Silvia Romano, dubbi, coerenza

Il volo, credit Mary Blindflowers©

 

Lucio Pistis & Sandro Asèbes©

Silvia Romano, dubbi, coerenza

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Silvia Romano è una giovane educatrice per bambini.
Nel 2018 si trovava in Kenya per partecipare a un progetto curato dalla onlus Africa Milele. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, il 20 novembre dello stesso anno, la ragazza, sarebbe stata rapita da un commando di tre uomini appartenenti al gruppo di jihadisti somali di al-Shabaab, gruppo legato ad al Qaeda che da anni controlla parti del territorio somalo, compiendo attacchi terroristici a scopo di estorsione per finanziare l’acquisto di armi. Silvia sarebbe stata costretta ad un lungo viaggio verso la Somalia. Durante la prigionia, durata ben 18 mesi, sembra che sia stata reclusa in sei abitazioni diverse. La ragazza ha dichiarato di essere stata trattata bene e di essersi convertita all’Islam senza forzature, di sua spontanea volontà. I media italiani parlano di un riscatto di 4 milioni di euro che avrebbe permesso a Silvia di tornare a casa. Di Maio smentisce mentre l’estrema destra la definisce “neo-terrorista”. Molti sui social la insultano, altri paragonano il suo abito a quello della madonna. Tra questi due estremi atteggiamenti che puzzano lontano un miglio di politica, e tradiscono scarsità di ragionamenti, non si sa chi tocchi maggiormente il vertice della stupidità. Sappiamo poco, nulla. Nonostante questo si è scatenata una bufera mediatica tra i sostenitori della linea dura: non si viene a patti coi terroristi e quelli a cui, all’opposto, non importa niente se sia stato pagato o meno un riscatto, perché si dichiarano felici che Silvia sia tornata a casa, perciò evitano di porsi domande imbarazzanti.
I sostenitori delle due linee litigano nei social, si insultano reciprocamente. Ciascuno dice all’altro che non capisce nulla.
I primi sostengono che venire a patti con dei terroristi potrebbe provocare emulazione. Visto che la tecnica funziona e i governi sono disposti a scendere a trattare, i terroristi sarebbero indotti ad adottarla proprio come consueta strategia estorsiva. Questo ragionamento non è del tutto campato in aria.
I secondi invece affermano il valore indiscusso della vita umana che bisognerebbe salvare a qualsiasi costo. Al che i primi ribattono che i soldi che si pagano per riscattare i sequestrati vengono utilizzati per comprare armi, non margherite.
I secondi affermano che le critiche alla Romano scaturirebbero da un fondo sessista, visto che anche per altri sequestrati di sesso maschile sarebbe stato pagato un riscatto; gli stessi sequestrati sono diventati a loro volta musulmani; nessuno ha fatto polemiche per i sequestro-riscattati maschi.
Ciascuno appone le sue ragioni, addirittura c’è chi sostiene che sia meglio fermarsi all’abbraccio di Silvia alla madre e non porsi nessuna domanda.
Ciascuno commenta secondo il proprio sentire, un fatto di cui, in effetti, non si sanno praticamente null’altro che notizie frammentarie, affermate e poi smentite senza prove né per affermare né per smentire.
E qualcuno ha deciso che noi poveri cittadini, in quest’epoca triste ed endemica in cui molti hanno seri problemi economici per via della chiusura delle proprie attività commerciali, non dobbiamo sapere più di tanto, come al solito, del resto.
L’eccesso d’informazione attorno ad un evento, sproporzione che poi si traduce in una totale confusione in cui le notizie si affastellano per sollecitare umori politici e sentimenti istintivi, più che per far ragionare la gente, la morbosità con cui i giornalisti e i fotografi, in barba a qualsiasi norma di sicurezza sul distanziamento sociale, si sono letteralmente ammassati, sgomitando e urlando per fotografare la Romano, fanno riflettere sul fatto che viviamo dentro una grande barzelletta mediatica, manipolati da un sistema che c’incatena a paure precostruite, a notizie fittizie senza certezza alcuna, base per un opinionismo umorale e partigiano, segnato dal confine di una lotta politica i cui gangli si sono insinuati pericolosamente in ogni aspetto della società, soprattutto nella coscienza individuale.
Di fronte al sorriso della Romano e alla comunicazione davvero poco chiara che c’è attorno a lei, noi qualche domanda ce la siamo fatta. Non riteniamo sia lecito non interrogarsi anche se sappiamo bene che qualsiasi domanda non otterrebbe risposta.
Va da sé, a riguardo di quest’ultima fattispecie, che la polarizzazione dell’attenzione su una vicenda dolorosa, ma prettamente individuale, suona come “arma di distrazione di massa” in un’epoca da tragedia collettiva, bombardata da notizie la cui veridicità non viene quasi mai appurata in modo chiaro. Le notizie giungono attraverso il mainstream radio-televisivo amplificato poi dai social in cui c’è una totale confusione fino alla zuffa.
Resta il fatto che il rilascio di criminali talebani concesso da Karzai per lasciar libero il giornalista Mastrogiacomo non sollevò tutte le levate di scudi registrate contro la liberazione di questa femmina convertita all’Islam; a nostro giudizio pagare un gruppo terroristico e lasciar liberi dei terroristi fa poca differenza. Lo Stato italiano è quasi sempre sceso a patti. Ha, purtroppo, una storia consolidata di trattative con i sequestratori, da Sossi, a Cirillo, alla Sgrena, a Tacchetto e via discorrendo. La tendenza a pagare è stata interrotta con Aldo Moro e con molti sequestrati in Barbagia di cui, come si sa, venivano congelati i beni, per evitare il pagamento del riscatto.
Altrettanto significativo è il fatto che i tanto vituperati terroristi islamici di al-Shabaab a fronte dell’efferatezza che contraddistingue gli appartenenti alla Sharia più oltranzista, si sono rivelati molto più cortesi degli ndranghettari italiani occidentali che mozzarono le orecchie a Dante Belardinelli. E questo fa riflettere.
Ci domandiamo: perché siffatte levate di scudi in un paese il cui humus storico gronda sequestri e trattative fin dall’epoca del ratto delle Sabine perpetrato dai Romani? In altre parole noi ci beiamo da secoli di bufale inverosimili come questa scritta da Plutarco: «Là mentre stavano per tornare a combattere nuovamente, furono fermati da uno spettacolo incredibile e difficile da raccontare a parole. Videro infatti le figlie dei Sabini, quelle rapite, gettarsi alcune da una parte, ed altre dall’altra, in mezzo alle armi ed ai morti, urlando e minacciando con richiami di guerra i mariti ed i padri, quasi fossero possedute da un dio. Alcune avevano tra le braccia i loro piccoli… e si rivolgevano con dolci richiami sia ai Romani sia ai Sabini. I due schieramenti allora si scostarono, cedendo alla commozione, e lasciarono che le donne si ponessero nel mezzo. (Plutarco, “Vite Parallele”, “Vita di Romolo”, 19, 1-3)», imponendo ai nostri bambini di studiarle, e ci stiamo interrogando febbrilmente sull’omertà da parte degli organi istituzionali a riguardo della trattativa per la liberazione della Romano? L’omertà in Italia è cosa normale. Ci pare si possa asserire che la coerenza e la trasparenza non siano caratteristiche peculiari e distintive del popolo italico così a digiuno di storia anche recente del proprio Paese.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=gDmHR3a7LmM

 

 

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