Lorenzo Stecchetti, (Mercutio), Postuma

Lorenzo Stecchetti, (Mercutio), Postuma

Lorenzo Stecchetti, (Mercutio), Postuma

Lorenzo Stecchetti, (Mercutio), Postuma

Lorenzo Stecchetti, (Mercutio), Postuma, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

Postuma di Lorenzo Stecchetti

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Olindo Guerrini alias Lorenzo Stecchetti (Mercutio), pubblica nel 1887 il canzoniere Postuma, che sotto il nome dell’autore recita: “edito a cura degli amici”. Guerrini si scrive da solo la prefazione, che è, bisogna dirlo, forse la parte migliore del libro, fingendo di essere il cugino e intimo amico di un se stesso ormai morto:

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A me che pongo il mio nome sotto queste poche righe d’introduzione come ad uno de’ più intimi amici dell’autore ed a lui congiunto per sangue; a me che più di tutti fui a parte delle sue gioie e de’ suoi dolori, è toccato il triste incarico di tesserne la biografia… morì a trent’anni.
Lorenzo Stecchetti mio cugino (le nostre madri furono sorelle) nacque il 4 ottobre 1845 in Fiumana… In una notte d’inverno del 1870 che non saprei precisare (era carnevale), nella sua cameretta in via Zamboni, egli mi leggeva qualcuno dei canti che ora si trovano in questa raccolta e, poiché io lo confortavo a pubblicarli, mi rispose scherzando che il farlo sarebbe stata mia cura quando egli fosse morto. Pur troppo lo scherzo divenne profezia. In quello stesso inverno sputò sangue.

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Il libro ebbe subito un certo successo di pubblico, tant’è che venne ristampato plurime volte. L’edizione in mio possesso (nella foto), è una copia del 1944 edita da Nicola Zanichelli in Bologna.
Sono sonetti in rima baciata che spaziano dall’argomento amoroso sfociante dalla celebrazione della donna-angelo alla misoginia; dalla critica anticlericale agli spasimi della malattia; dalla mitologia agli afflati epicurei.
Stecchetti non è Leopardi. La costruzione del verso rimane elementare, terribilmente ottocentesca. Le rime semplici, musicali, i temi piuttosto stereotipati, topos ingenui e antiquati agli occhi di un lettore contemporaneo a cui la maggior parte dei suoi versi suona veramente anacronistica:

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Nel sonno mio credei di rivederla
Angel di paradiso
Coll’ali del color di madreperla
Sfiorarmi il viso
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Una poesia di labbra frementi, spasimi alla Invernizio, componimenti che però ogni tanto trovano uno sfogo contenutistico-creativo più efficace e mordace nelle poesie polemiche:

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O banchieri, o droghieri, a più dannose
Arti lo sprezzo, e l’ironia serbate;
Noi non cerchiamo le utilità dolose,

Noi non falsiamo i pesi e le derrate.
Che colpa c’è nel preferir le rose
Alle Candele, al pepe, alle patate?

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Purtroppo anche nella giusta polemica, dopo un buon ritmo iniziale, finisce con lo scadere nei luoghi comuni sulla donna:
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Conosci tu il paese
Che non conosce i preti,
Le bettole, le chiese,
Le ciarle dei poeti?

… Ivi nessuno ha detto
che donna dice danno
Perché lassù l’affetto
Esse scontar non sanno…
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“Donna dice danno”, è una stupidaggine trita che trova la sua massima espressione ne Il canto dell’odio, il più famoso componimento di Postuma e anche, a onor del vero, uno dei più brutti. Il poeta immagina che una donna che egli ha desiderato ma lo ha respinto come amante, sia morta e che egli ne profani la tomba per vendicarsi di essere stato respinto:

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Io con ques’ugne scaverò la terra
Per te fatta letame
E il turpe legno schioderò che serra
la tua carogna infame

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L’orgoglio ferito del maschio respinto e mai estinto neppure oggi, basti pensare ai tanti femminicidi, si sostanzia in una meschina violenza espressiva unita ad uno stile che lascia molto a desiderare, condito di rimette spicce in cui nel le parti finali spesso si abortisce il ritmo:

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Ed all’orecchio tuo che fu sì bello
Sussurrerò implacato
Detti che bruceranno il tuo cervello
Come un ferro infocato.

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La popolarità di questa poesia presso i contemporanei di Stecchetti ( Baldacci scriveva: «Si trovano ancora molti operai oltre la cinquantina che la sanno a memoria»), la dice lunga sulla condizione femminile in Italia ancora a fine Ottocento.
A parte la prefazione, c’è davvero poco da salvare in quest’opera. Eppure in alcune prefazioni di ristampe contemporanee Postuma di Stecchetti viene associata alla migliore tradizione della poesia francese e italiana. Addirittura paragonata alla poesia leopardiana, non si sa bene a che titolo e su quali basi ovviamente non specificate. Come paragonare la luna al suo pallido riflesso deformato dentro un pozzo.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=YfLUYSxCmyw

 

 

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