Donna contro donna, A contro B

Donna contro donna, A contro B

Donna contro donna, A contro B

Donna contro donna, A-B

The times of roses, 1885, credit Antiche Curiosità©

 

Donna contro donna, A contro B

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

Donna contro donna. Bellezza uguale forma, libro uguale parole scritte su un foglio bianco, A uguale ad A, ma diverso forse da B, uovo o gallina? Le grandi domande universali. Nel calderone dell’opinionismo spiccio emergono quozienti di intelligenza elementare, due neuroni in tutto. Si bandisce l’elasticità a favore di domande con relative risposte preimpostate da un sistema. Il sistema esige e il popolino ubbidisce, compra vestiti, libri, prodotti che vede e vede vestiti, libri, prodotti che qualcuno vuole che veda e non altri. In questo mondo del super-marketing e della manipolazione globale, restano residui di inibite capacità mentali ridotte al minimo della loro efficienza funzionale, individui ipodotati che soltanto in situazione di forte stress emotivo, reagiscono rivelando la loro vera natura. La rabbia è rivelatrice. Dati A e B che conversano in un social. A soggetto donna, italiana, mezza età, tendenza narcisista esplicitata attraverso numerosissime foto più o meno tutte uguali di se stessa. Bisogno di considerazione. B non mette foto, ha un nome maschile, nessuna informazione nel profilo. A si abbandona ad alcune frasi stereotipate: la bellezza è armonia matematica, l’attrice X è statuaria perché ha la forma giusta. Chi ha la forma giusta ha anche la mente che funziona (assioma mutuato direttamente da mens sano in corpore sano e fermo a canoni eminentemente pitagorici, bello uguale simmetria, ordine, armonia, ignaro di tutti gli sviluppi della teoria specifica da Platone in poi con tanti saluti ai concetti di mutevolezza temporale e locale dei canoni docimologici. L’armonia e la proporzione certamente contano, ma oggigiorno quella che i castigliani chiamano delgadeza, la figura eterea e sottile, attira molto più che all’epoca dei classici ed essere ambrati ha un fascino molto più sensibile rispetto al passato dove si preferiva il pallore; l’assioma “è oggettivamente bello/a” è pertanto fuorviante).
B reagisce. La bellezza è un fatto soggettivo e oggi il concetto di bellezza, in prospettiva anti-classica, deve superare la forma così come ha fatto nell’arte per elevarsi oltre. Dichiara altresì che l’attrice X non gli piace. A reagisce, valutando l’impossibilità che una forma gradevole possa non piacere perché la bellezza sarebbe oggettiva, data dalla forma e da nient’altro. B provoca sostenendo che la forma della stessa A non corrisponde ai suoi stessi canoni matematici.
A reagisce pesantemente insultando non tanto B quanto la moglie di B, descritta come un topo insignificante o una specie di bestia da canile. Da nessuna parte nel profilo di B è specificato il suo stato civile, quindi l’esistenza della moglie di B è puramente inventata da A. Per quel che si sa B potrebbe anche essere donna o non aver moglie. Ma A insiste. Diventa sempre più violenta contro la presunta moglie di B che ad un certo punto bluffa e dice: “mia moglie è morta”. La carica di aggressività di A però non si esaurisce, afferma cinicamente che tanta gente muore e continua con la violenza verbale. B in realtà non ha moglie, ma A non lo sa e imbastisce una conversazione sul nulla.
Emergono da questo esperimento sociale tre elementi. Primo, l’ipervalutazione del concetto di bellezza stereotipata e il forte desiderio di adeguamento, tipico di una società alienata. Se qualcuno ti dice che non aderisci ad un canone preimpostato, dai in escandescenze. Ma è davvero così importante aderire all’imposizione di un presunto concetto “oggettivo” di bellezza che non esiste nemmeno se si considera che i canoni cambiano a seconda dell’ambiente e dell’epoca storica? Secondo, la cecità rispetto ad un interlocutore virtuale che non dà informazioni e che potrebbe essere chiunque. C’è un’incapacità di andare a fondo. La domanda “con chi sto realmente parlando?”, non sfiora minimamente il cervello di A che introietta informazioni fittizie facendole proprie e dandole per vere e addirittura ne inventa di nuove. B non ha mai scritto da nessuna parte di essere sposato. A lo presuppone senza basi. Lo stesso meccanismo si attiva nella mente quando si leggono le notizie dei giornali. Non si approfondisce nulla, si dà per scontato che l’informazione sia vera, senza verifiche.
Terzo la misoginia. Novella Apsaras, la bella e lasciva Pañcacūḍā. A sembra guidata dalle medesime parole aggressive usate da quella contro il proprio sesso: parlando al mortale Purūravas : ‘È proprio vero, non esistono amicizie con le donne: di iena sono i loro cuori!’ (Capitolo 24 della Umāsaṃhitā, dialogo collocato nel Mahābhārata). A reagisce irragionevolmente più contro la moglie di B che non esiste nemmeno, e che non ha partecipato in alcun modo alla conversazione, che contro B. Perché per offendere B, usa una donna che presuppone sia in relazione stretta con lui? Forse A non ha mai letto Euripide, un presunto misogino; si rilegga questo giusto anatema di Medea, imparando a d essere più solidale con il suo stesso genere! “Un uomo, quando sente fastidio di stare in casa con i suoi familiari, esce fuori e solleva il cuore dalla noia. Per noi, invece, è destino volgere lo sguardo verso una sola persona. E dicono di noi che viviamo in una casa una vita senza pericolo, mentre loro combattono in guerra; ma ragionano male. Giacché preferirei stare tre volte presso lo scudo piuttosto che partorire una sola volta!”

Donna contro donna, elemento frenante dell’evoluzione sociale.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=P86JdaapRjo

 

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