L’ignoranza censura Dionigi Diderot

L'ignoranza censura Dionigi Diderot

L’ignoranza censura Dionigi Diderot

L'ignoranza censura Dionigi Diderot

L’ignoranza censura Dionigi Diderot, credit Mary Blindflowers©

 

L’Anti-cultura censura Diderot

Mary Blindflowers©

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La clausura dà alla testa, inferocisce, causa problemi di svista e tensioni mentali. Camminare avanti e indietro in una stanza è produttivo per il creativo ma lacerante per il mediocre che con se stesso ha poca confidenza e finisce con il suonare le padelle in bagno, le forchette sul terrazzo con una mutanda in testa o i sonagli della censura nei social, giusto per darsi un’arietta di peto-importanza. Così con la scusa della “buona creanza”, che parola orribile, si creano castelli di supponenza monotematica.
Ci sono gruppi nei social che si vantano di diffondere cultura e di accogliere articoli indirizzati verso l’informazione, la diffusione del sapere a 360 gradi e le arti. Tutto molto bello e confortante pensare che ci sia gente sensibile che ami i libri a così ampio raggio, commovente quasi. Il conforto e la commozione quasi cerebrale però si scontrano contro la roccia acuta del gap tra parole e realtà. Le parole scivolano dalla chiostra dei denti senza un appoggio reale. Si censura. Censurano il link di una recensione ad un ottimo libro di Diderot, forse uno dei libri più belli dell’illuminista: Il nipote di Rameau, considerato da molti, me compresa, un capolavoro letterario. La frase che ha creato scandalo è la seguente:

Ecco cosa Diderot dice del teologo Bergier, avverso all’Enciclopedia, dottore alla Sorbona e incaricato della censura teatrale:

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Intendiamoci, bisogna distinguere il baciare il culo in senso proprio e baciare il culo in senso figurato. Domandatelo al grosso Bergier che bacia il culo a Madame de la Marck in entrambi i sensi; in verità e il proprio e il figurato, in questo caso, mi spiacerebbero del pari (Diderot, Il nipote di Rameau).
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L’amministratore del gruppo “culturale” si fa per celia, che si vanta di essere anche accademico, ha bannato il link mettendo un feedback in cui si invita il postante ad “usare un linguaggio consono”. Peccato che la frase sia di Diderot non mia, quindi il censurante dovrebbe andare a bussare nell’oltretomba e chiedere a quell’impertinente di Diderot, perché mai abbia usato un’espressione così esplicita e diretta. L’amministratore ha bocciato la letteratura, un tipo di lavoro che a distanza di secoli dalla sua pubblicazione, suscita ancora scandalo nelle menti degli imbecilli.
Chapeau dunque a Diderot e pena infinita per la censura di chi pensa di fare cultura coi paraocchi del perbenismo.
La vera letteratura scandalizza i benpensanti e lo fa indipendentemente dal tempo in cui è stata prodotta. L’arte non è morale, ha una sua morale che esula dalla morale corrente, se ne distacca completamente e viaggia per suo conto. Se per descrivere Bergier Diderot avesse usato l’ipocrisia della buona educazione, i suoi periodi avrebbero perso tutta l’efficacia e lo scopo. Il moralista non sa fare arte perché vive nel pregiudizio, ha gli occhi chiusi e cisposi fissi sulla punta delle sue scarpe e non concepisce l’idea che si possa camminare scalzi, non legge e non vede se non quello che vuole leggere e vedere, imposto dal rigore della sua becera stasi moralizzante.
Altro grave disappunto ha suscitato l’articolo di Pistis e Asebès su Pavese.
Illustri sconosciuti agitano le loro antennine da insetti; piccole locuste avide di novità pre-impostate con un click, scuotono il capo, fremono; formiche assennate impongono il loro punto di vista; api ronzanti si offendono come se fosse stato loro sottratto del miele o della pappa reale utile a guarire da ogni male il bruco annidato nei loro cervelletti semi-decomposti. Questo piccolo mondo di insetti, gioia degli entomologi, commenta nei social sullo stato di ubriachezza di chiunque osi criticare ciò che chi conta dice sia affermato. Questi insetti non leggono nulla, al massimo poche righe per loro stessa ammissione. Criticano articoli di cui hanno letto tre righe! Per un perbenista a cui è stato detto che Pavese è un grande scrittore e niente affatto noioso, due lettori che sostengono che tedi anche le madonne dentro le nicchie, commettono un reato penale, meritevole di condanna senza appello serie buttiamo via la chiave. Se dici che Pavese è una noia mortale, sei ubriaco, come minimo, oppure hai battuto la testa contro qualche stipite, insomma il ragionamento degli insetti è: se l’autorità dice che Pavese è un grande, è un grande e tu non puoi sentire alcuna noia se no sei uno snob oppure uno che “vive su un grattacielo con qualche bomba”, testuale. Inutile dirvi che probabilmente molti di questi insetti non hanno mai letto né Pavese né altro, ma si tratta di particolari privi di importanza nel meraviglioso mondo della stortura entomologica.
Siamo in presenza di una non-cultura che non motiva mai né mai confuta, perché confutare è da nerd, il vero saggio sa già tutto in opposizione socratica. Nasce imparato, come si diceva un tempo con meravigliosa espressione. Chi censura o critica senza leggere segue un misero pensiero derivato, supponente, prepotente e nello stesso tempo più o meno consapevolmente assoggettato, che impedisce, con la sua stupidità monotematica da robot, la libera circolazione delle idee, l’opinione personale motivata e si scandalizza col telecomando per chiunque osi leggere sul serio. Siamo all’ignoranza travestita da sapienza, come il lupo che cerca di camuffarsi con la pelle dell’agnello ma spunta la coda a tradirlo.
Tutto bluff. Leggiamo libri che vogliono farci leggere perché sono gli unici che vediamo; facciamo lavori che vogliono farci fare perché sono gli unici che troviamo; leggiamo notizie che vogliono farci vedere ma c’è tanto e troppo che non sappiamo e non sapremo; abbiamo paura a comando quando ci dicono di aver paura, mentre quando dovremmo averla sul serio non ci dicono nulla. Un grande mega-galattico bluff. Perché la scrittura dovrebbe essere esente dal generale inganno del mondo? È la prima presenza di una serie di dipendenze, di quelle che Diderot chiamava “posizioni”, ossia relazioni gerarchiche che hanno una portata ormai globale e anche diciamolo, atemporale, perché la massa è sciocca in tutti i tempi e ancora più sciocco è lo pseudo-intellettualetto che pensa di fare cultura censurando. Al fin della ripresa, chiedo scusa soltanto agli insetti, quelli veri.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=3ofFlavTH6o

 

Comment (1)

  1. Mariano Grossi

    Per cortesia, Dottoressa Blindflowers, eviti di citare questo passo di Dante che di seguito copincollo, dovessero mai dirle gli insetti di turno che ella strumentalmente lo menziona per avrre il passez-par-tout per trascendere!
    ..] quella sozza e scapigliata fante
    che là si graffia con l’unghie merdose,
    e or s’accoscia e ora è in piedi stante.

    Taïde è, la puttana che rispuose
    al drudo suo quando disse “Ho io grazie
    grandi appo te?”: “Anzi maravigliose!”»
    Non si debbono mai urtare le anime belle! Si vergogni!

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