Morselli, Contro-passato prossimo

Morselli, Contro-passato prossimo

Morselli, Contro-passato prossimo

Morselli, Contro-passato prossimo

Morselli, Contro-passato prossimo, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

 

Guido Morselli, Contro-passato prossimo, pubblicato postumo da Adelphi nel 1975, un romanzo ucronico.
Cos’è l’ucronia?
È un procedimento letterario per cui dato un avvenimento storico, si immagina che abbia seguito un corso diverso rispetto a quello reale. Morselli mette in scena una prima guerra mondiale che non viene vinta dalle potenze dell’Intesa ma da quelle degli Imperi centrali. Invano vi sforzerete di trovare nel maggiore dell’esercito asburgico, Walter von Allmen, un personaggio realmente esistito, dato che è di pura invenzione. Allmen viene per caso a conoscenza di un vecchio progetto di un traforo per collegare l’Italia all’Austria e pensa alla fattibilità dell’impresa, così dopo varie difficoltà, riesce a parlare alle cariche dell’esercito del suo progetto. Prende vita il Piano E. E. (Edelweiss Expedition) la cui gestione viene affidata ad altri, mentre lo stesso ideatore Allmen viene messo tranquillamente da parte. La galleria permetterà all’Austria di vincere sull’Italia, mentre la Germania sconfiggerà l’Inghilterra. In sintesi una storia al rovescio.
Il problema reale del libro è che sembra scritto da un impiegato comunale con il fazzoletto accuratamente piegato e infilato bellamente dentro il polsino dopo essersi soffiato il naso. Preciso, puntuale fino all’ossessione, scritto decisamente bene, ma terribilmente noioso e infarcito di particolari di cui francamente si poteva e forse si doveva anche fare a meno.
La sola parte interessante di questo polpettone è l’intermezzo centrale, una cesura importante perché è l’unica stravaganza del romanzo, chiamiamolo così. Il dialogo immaginario tra l’autore e un editore in cui Morselli immagina le obiezioni che potrebbero essere fatte al suo lavoro nel caso venisse pubblicato. L’intermezzo, a tratti autoironico, a tratti realistico, ci informa sulla reale consapevolezza dell’autore di aver dato alla luce un lavoro “grigio” e scritto con “stile burocratico” che rifiuta l’etichetta di fantastoria in nome del concreto e del reale, con ossessiva attenzione ai particolari:

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L’autore. – Il famigerato prefisso “fanta” allude a escogitazioni rivolte all’avvenire. Qui si tratta di res gestae, per mostrare che erano gerendae diversamente: si polemizza su fatti e persone della realtà. Siamo con i piedi sul concreto…
L’editore. – I nostri collaboratori che hanno visto il suo libro, ci trovano uno stile greve. Qualcuno parla di stile burocratico… Lei abbozza una contro-realtà… Rimanendo tuttavia nei termini del realismo.                                                      L’autore. – Dunque, mi concede che il racconto, esatto e non vago, più grigio assai che roseo, non assomiglia alle storie romanzate…
L’editore. – Sia lei piuttosto a concedere che un editore dovrà avere del coraggio per mandare in tipografia tutto questo grigio, sottotitolandolo: romanzo.
L’autore. – Il racconto ha a contrassegno, e come sola giustificazione, due elementi: il dettaglio, inserito con accanimento, perché analitica, una sommatoria di dettagli, è la nostra esperienza, anche collettiva; e una attendibilità che rasenta l’ovvio…

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Nei frammenti di dialogo suindicati Morselli prevede le obiezioni senza tuttavia trovare una valida giustificazione espositiva che giustifichi l’infelice scelta dello stile. Contro-passato prossimo è un libro di difficile digestione, già riuscire a leggerlo tutto è un atto masochistico. Lo stile è veramente burocratico, di una inaudita aridità, di una pesantezza che sfinisce. Il problema è che Morselli, lungi dal percepire questa grevità come un difetto, la vive come una caratteristica peculiare della sua opera. Non aveva capito bene che lo scopo della letteratura non è annoiare il lettore fino allo stato comatoso o fargli venire voglia di buttare il libro dalla finestra. La scelta dello stravolgimento degli avvenimenti storici, che del resto non ha inventato nemmeno lui, purtroppo è resa pesante da un realismo che denuda la sua totale incapacità di creare il minimo pathos. Il lettore finisce col sentire, per la carrellata di personaggi piatti presenti nel libro, la stessa affezione che si potrebbe provare per uno scarafaggio su un muro. Lo stesso Allmen è un personaggio neutro, non ha per esempio il minimo moto di stizza quando viene escluso dalla gestione del suo stesso progetto, ha la sensibilità di un ragno a cui è stata sottratta la tela, cerca semplicemente un altro angolo dove stare e ci rimane senza rancori, come se fosse un robot o una marionetta. L’intera storia del resto sembra un documentario reso su carta, completamente depauperato di sentimenti a favore di una cronaca i cui dialoghi scialbi e tecnici, cadono sullo stesso terreno in cui sono nati, quello dell’inutilità.
Prima della pubblicazione con Adelphi di Morselli non si occupava praticamente nessuno. Improvvisamente nel post-Adelphi, Morselli è diventato agli occhi di molti un grande scrittore. Poco importa che quando ha pubblicato fosse già morto. I critici hanno iniziato a dedicargli articoli su note riviste di letteratura, recensioni sui giornali, e i blog poi a seguire perché si sa benissimo che lo scopo di molti blogger è soltanto quello di scrivere recensioni positive ai prodotti della grande editoria, nel tentativo di farsi pubblicare. Stendiamo un velo. Torniamo a noi. Insomma si dice che Morselli sia un romanziere.
La domanda a questo punto sorge spontanea: è lo scrittore che crea il romanzo o l’editore che crea lo scrittore?
Contro-passato prossimo non è nemmeno un romanzo ma un testo completamente inerte e fallimentare, con tecnicismi inutili che girano su se stessi e personaggi men che grigi.
Quindi l’editore non crea lo scrittore anche se vogliono farci credere esattamente il contrario.

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=LK1d9AQtq8k

 

 

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