Reazionari, progressisti, storia, salotti

Reazionari, progressisti, storia, salotti

Reazionari, progressisti, storia, salotti

Reazionari, progressisti, storia, salotti

Antonio Scolari, Anna da Schio, credit Antiche Curiosità©

 

Reazionari, progressisti, storia, salotti

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Mary Blindflowers©

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Anno 1952, Antonio Scolari dà alle stampe un libro di 72 pagine dal titolo Anna da Schio Serego Alighieri e gli inizi del Romanticismo patriottico a Verona, Vita Veronese Editrice. L’esemplare in mio possesso è accompagnato da una lettera autografa dell’autore del 21-7-1967 in cui, rivolgendosi ad un non meglio precisato gentilissimo Signor Conte, si scusa per aver spedito la sua opera in brossura, dato che le copie rilegate erano già esaurite. Manda i suoi ossequi, ricorda aneddoti di conversazioni letterarie avute col suo interlocutore, saluta la sorella, è compiaciuto del fatto che un certo signor Thorpe volesse trapiantare in Inghilterra l’alloro di Gargagnago, e si congeda, aspettando l’occasione di un incontro.
Il fatto che l’autore abbia mandato una copia omaggio ad un aristocratico, non è casuale, dato che il suo libro parla dell’aristocrazia.
Anna da Schio era un’aristocratica che si era imparentata con gli Alighieri, e che aveva un salotto in odor di carboneria, dove si radunavano poeti e letterati che desideravano la liberazione dell’Italia dal dominio austriaco, ma anche classicisti nostalgici che sapevano di reliquia. Camillo Ugoni al quale la Serego era affezionatissima, si trovava in una posizione di incertezza tra il vecchio e il nuovo, “nemico del formalismo erudito del Settecento”, aveva “vasta cultura e indipendenza di giudizio”.
Il libro di Scolari non è una propriamente una biografia di Anna da Schio che, del resto, sarebbe piuttosto noiosa, ma è interessante perché mostra il mondo che le gravitava attorno, quel microuniverso salottiero, pettegolo e contraddittorio dell’alta società dell’epoca, divisa tra aspirazioni romantiche e gravami del passato. “L’Ugoni e la Schio”, scrive l’autore, “alternavano letteratura e politica mentre la Carboneria in alta Italia si preparava all’azione”.
La contessa Serego organizzò un circolo di patrioti attorno a sé, ribelli controllati spesso dalla polizia che vagliava anche la corrispondenza, oltre che procedere a perquisizioni personali. Emerge il legame sentimentale della Serego con l’Ugoni, letterato descritto da uno dei nipoti della da Schio in questi termini:

Ugoni Camillo, fuggiasco bresciano per sospetto di carbonarismo. Egli non è sì colpevole che la grazia del suo ritorno gli fosse impossibile, ma l’avvilimento della sua patria gli fa volontario un esilio, che intraprese per forza. Egli è assai noto per alcune produzioni letterarie. Egli si occupa di terminare la sua istoria letteraria. Quello ch’egli ha di singolare si è che saggio siccome appare e tutto dedito allo studio, ama però lo stravizio e le orgie nonchè è un poco debole nell’acconciarsi ed attillarsi il vestito…

 

Emergono pettegolezzi da cortile bene, ipocrisie tutte aristocratiche, l’inquietudine di un mondo in trasformazione, le rivalità di campanile tra letterati, alcuni dei quali nel salotto della Schio avevano un ruolo puramente accessorio e decorativo. Il Montanari e il Pindemonte, per esempio, a differenza dell’Ugoni e del Nicolini, accettavano il regime in nome della pace personale. Si trattava di due reperti archeologici dell’utilitaristico antico regime, seguaci della non compromissione,  prototipi, occorre dirlo, dell’intellettuale evergreen che sfida i secoli. Questi due tipi fanno riflettere sul ruolo del letterato medio contemporaneo sempre acquiescente col potere, “accomodante”. Egli sale sul carro del vincitore e irride qualunque moto di protesta in nome di quello che un tempo si chiamava “regime” e oggi “sistema”:

 

Basti ricordare l’atteggiamento del Pindemonte, di fronte agli eventi seguiti alla caduta di Napoleone, e il giudizio che egli faceva degli incauti, che macchinavano congiure e insurrezioni. È noto che nel Sermone Le opinioni politiche, scritto nel 1819, il cantore di Erminio irride a coloro che mostravano di mal sopportare un regime tirannico. Uomo accomodante. Il Pindemonte additava una facile norma di vivere politico, con l’accettazione di qualsiasi regime consenta all’uomo di essere buono e onesto. Il cavaliere obbediva in effetto a un male adombrato utilitarismo… che certo non consonava con l’atteggiamento della da Schio, decisamente impegnativo nella rivendicazione dei diritti di libertà dell’uomo e di indipendenza patria. Al Pindemonte consentiva anche Benassù Montanari, il quale opinava che se tutti “avessero fatto lor pro” dell’insegnamento del poeta, l’Italia non avrebbe avuto a dolersi di tanti esili, né lui avrebbe perduto qualcuno dei suoi amici più cari. Come il Montanari, anche il Pindemonte vicino alla da Schio sembra veramente fuori di prospettiva: non è il contemporaneo partecipe degli stessi problemi di vita e di cultura, ma il letterato cerimonioso e galante dell’antico regime, che compie con grave compunzione l’inchino di prammatica dinanzi ad una dama bella e desiderabile”.

 

Una lotta tra reazionari e progressisti, ma sempre nell’ambito delle classi alte. Il “popolo”, troppo impegnato a cercare di sopravvivere in una società ottocentesca in cui le differenze sociali erano evidentissime, era escluso da tutto questo. Le classi sociali svantaggiate erano semplicemente agite, la forza bruta da manipolare.
Del resto anche oggi non funziona così?
Non sono le classi alte che gestiscono letteratura e politica per poi scrivere una storia che definiscono liberale e democratica, una storia costruita soltanto per liberare se stessi?

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=B81M8pjCDQs

 

 

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