Costanza Monti Perticari, poesie

Costanza Monti Perticari, poesie

Costanza Monti Perticari, poesie

 

Costanza Monti Perticari, poesie

Costanza Monti Perticari, L’origine della rosa, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

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Costanza Monti Perticari, poesie, L’origine della rosa

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Ben fur ciechi del lume della mente
Quanti preser col Cielo ampia contesa,
Né sepper come certo, alto, possente
Di lassuso è il giudicio, e come pesa:
Ond’ei fra il pianto della morta gente
Bestemmian or la disperata impresa,
O fan qui degli Dei fede alla forza
Mutati in belve, ed in arborea scorza…

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Sono versi di Costanza Monti-Perticari, amatissima figlia del Monti. Nacque a Roma il 7 giugno 1792 e fu chiamata Costanza in omaggio alla duchessa Braschi Onesti Falconieri, noblesse oblige. Nel 1915 la Tipografia Sociale di Pinerolo, ripropose con note e commenti a cura di Umberto Valente, un suo noto poemetto: L’origine della Rosa.
Il poemetto di due canti in ottava rima, è di gradevole lettura e racconta la morte della ninfa Rodia, cacciatrice seguace di Diana, colpevole di aver pronunciato un’invettiva contro Amore, delitto che le costerà la vita. Rodia verrà straziata da un cinghiale per volontà di Venere.
Monti accostava sua figlia al Poliziano e di certo gran parte della fama letteraria della donna, nel Paese dei nepotismi e delle belle lettere, fu dovuta al fatto di avere un nome associato a quello di Vincenzo Monti e Giulio Perticari. In una lettera di Monti del 1° dicembre 1817 diretta al Perticari:

 

Ne’ due suoi canti sull’Origine della Rosa leggo parecchie ottave che il Poliziano non isdegnerebbe per sue, e in tutto è tale castigatezza e sicurezza di stile che io ne meraviglio. Ciò viene dall’essersi ella, guidata dai suoi consigli, messa tutta allo studio de’ soli classici, principalmente a quello della lingua latina, fondamento dell’italiana.

 

I contemporanei tennero Costanza in gran considerazione, nonostante essa stessa ammettesse nella Lettera ai Direttori della Biblioteca italiana, Milano, 1830, che il suo lavoro altro non fosse che “un accozzamento di frasi e di idee per mero esercizio letterario”.

E in effetti le idee espresse ne L’origine della Rosa non sono originali, il tema della rosa era un topos letterario frequentissimo e la favola mitologica che la poetessa mette in scena, è semplicemente un mito greco. Al di là della scorrevolezza del verso e della rima baciata a emulazione dei poeti classici, oltre la gradevolezza ritmica, e un tentativo di emulazione dantesca, non si ravvisano elementi particolarmente esaltanti, ma sicuramente una forte cultura di base. Scrive infatti Umberto Valente:

Moglie al Perticari, non trascurò le classiche discipline, anzi raddoppiò di lena nello studio e ne’ commenti degli autori latini. E non dimenticò le lingue moderne, le arti, le scienze, convinta come era che una donna doveva possedere una buona cultura per meglio attendere a tutti i suoi doveri e partecipare alla vita civile. Parlava con disinvoltura il francese e l’inglese, coltivava la musica e la pittura, studiava la filosofia e la matematica, ma la sua grande passione era la poesia.

Costanza non era nobile. Il suo matrimonio col Perticari, venne combinato dal padre dopo parecchie intermediazioni e trattative di natura economica, così la figlia plebea del poeta, portando una ricca dote e vincendo il suo naturale disgusto per il rampollo Giulio, entrò ufficialmente nell’aristocrazia.

Ma l’idillio forzato non finì felicemente. Lo sposino morì a soli 43 anni e Costanza venne accusata di averlo ucciso col veleno. L’accusa proveniva da un libello anonimo che che tutti sapevano essere stato scritto dal pesarese Francesco Cassi, cugino di Giulio, ed il fanese Cristoforo Ferri, amico di famiglia, entrambi respinti dalla bella Costanza, entrambi desiderosi di vendicarsi del disonore di essere stati rifiutati. Nonostante l’inconsistenza delle accuse, a distanza di secoli Costanza veniva ancora stigmatizzata come un’avvelenatrice.
La calunnia è un venticello (…) E il meschino calunniato, / Avvilito, calpestato, / Sotto il pubblico flagello / Per gran sorte va a crepar”.

Ma se Costanza non fosse stata figlia del Monti, chi si sarebbe occupato di lei nel bene e nel male?

La calunnia è un venticello, ma anche la fama non scherza.

 

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https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=xgUERPMbIGU

 

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