Chiacchiere, promesse non mantenute

Chiacchiere, promesse non mantenute

Chiacchiere, promesse non mantenute

Chiacchiere, promesse non mantenute

Decorazione di un mobile antico, credit Antiche Curiosità©

 

Chiacchiere e promesse non mantenute

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Mary Blindflowers©

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La promessa segna il discrimine tra saggezza e stoltezza, memoria e oblio.
La memoria è sorella della promessa.
Chi crede in Cristo, sostiene che in lui si compie ogni promessa, che poi questa promessa sia stata mantenuta o no, è soltanto questione di punti di vista e di fede. La vita eterna cos’è se non una grande promessa che nessun uomo vivente può verificare prima della propria morte?

Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che vissero prima di voi” (Matteo, 5:12).

Anche l’inferno è una vera e propria promessa:

Il figlio dell’uomo manderà i suoi angeli ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e gli operatori d’iniquità, e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti. Così avverrà alla fine del mondo. Gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor di denti” (Matteo 13:41).

 

In attesa di verificare l’esistenza o meno dell’Inferno o dell’eventuale Paradiso, l’uomo comune non investito di autorità divina, ha processi molto più semplici. Con estrema facilità oggi si promette qualsiasi cosa, dalla più piccola a quella più importante. “Nessuno promette tanto come quello che non manterrà”, sosteneva Francisco de Quevedo. Ed è vero.
Il Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di Basilio Puoti, Napoli, Libreria e Tipografia Simoniana, 1841, alla voce Chiacchiarone precisa:

Si dice di uomo che parla assai e di chi promette e non mantiene la parola. Chiacchierone, Cianciatore, Ciarlatore, Ciarlone, Ciarliero, Parlantino, Bugiardo… Un chiacchieron ch’ha di fandonie piene bolgie e valigie” (p. 71).

Ne Il Piacere di d’Annunzio, libro quasi illeggibile, è scritto: “Io rinunzierei a tutte le promesse della vita per vivere in una piccola parte del vostro cuore”.
Molto bello, ma la parte difficile non è esattamente rinunciare alle promesse, bensì evitare di incappare in gente che promette e non mantiene.

Di cosa sono fatte le promesse?
Di parole.
Sulla base del valore che si dà alle parole possiamo farci un’idea di che tipo umano abbiamo davanti. La parola è un valore, ha un significato, un peso. Chi trascura il peso delle sue stesse parole, trascura in realtà, non l’altro, ma principalmente se stesso.
Le parole infatti tradiscono la comunicazione del sé interiore, consciamente o inconsciamente. Mancare alla parola data è semplicemente disattendere se stessi, dunque lo sconcerto dovrebbe toccare più chi promette che colui al quale viene promessa qualche cosa che, magari, non ha nemmeno in nessun modo richiesto o desiderato.
Ci sono cose di cui si può fare serenamente a meno che però vengono promesse a caso da individui di cui si può sempre fare allegramente a meno.
La somma di questi due meno è pari a zero.
Qualunque delusione in questi casi sarebbe superflua, inutile e controproducente perché è chi promette senza che nessuno gli abbia davvero chiesto nulla, che danneggia se stesso, restituendo all’esterno un’immagine riflessa di un suo modo di stare al mondo che dovrebbe rappresentarlo. Simile rappresentazione come appare? Che idea ci si può fare dell’interiorità di un personaggio che promette a vanvera? Dunque chi è il beffato?
In questo gioco speculare chi promette e non mantiene e usa questa tecnica come abitudine costante, perde la sua scommessa con la vita, perde anche credibilità agli occhi degli altri, in quanto la sua comunicazione non è sincera, diventa ritualmente monotona, inattendibile. Chi non mantiene le promesse è come un prestigiatore che non sa truccare bene le carte e si fa scoprire subito. L’effetto sorpresa dura veramente poco. Il prestigiatore goffo e poco abile, può sapere o no di essere tale. Se lo sa e insiste in un gioco che lo rende ridicolo, forse possiede una certa dose di masochismo; se non lo sa, è probabile che sia scarsamente intelligente e non sappia valutare adeguatamente se stesso. C’è una terza possibilità, l’incognita X, che non è dato trascurare in alcun modo. Il prestigiatore può essere stato disturbato mentre mescolava le carte, turbato da qualcosa, da qualcuno, o da qualche avvenimento improvviso, questo spiegherebbe la sua goffaggine, esattamente come una promessa non mantenuta a causa di forti fattori di contrasto esterno, non dipendenti dalla volontà di chi promette, non segnerebbe necessariamente il profilo di un signor promessa a vanvera o di un ciarlatano in aperta sfida con la parola.
Ma se c’è reiterazione è molto probabile che l’avvenimento esterno sia solo una scusa per rendersi ridicoli. In questo caso un buongiorno e un buonasera proprio quando non se ne può fare a meno, penso sia sufficiente a stabilire una giusta salvifica distanza da elementi negativi che nuocciono all’omeostasi dell’io.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=xwtdhWltSIg

 

 

 

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