Tempo, propaganda, linguaggio, parola

Tempo, propaganda, linguaggio, parola

Tempo, propaganda, linguaggio, parola

Tempo, propaganda, linguaggio, parola

The Puppet, credit Antiche Curiosità©

 

Lucio Pistis & Sandro Asebès©

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La speculocrazia dell’inutile torna utile
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Sui social c’è la tendenza sempre più diffusa al risparmio del tempo, all’acquisizione e condivisione di contenuti su cui la frenesia del clic non dà sufficiente tempo per meditare. Ci sono foto di personaggi famosi con sopra frasi fatte non da loro, ma da altri, che girano interminatamente nella rete. Così capita di vedere la faccia di noti personaggi (che del nepotismo italico hanno fatto scuola) sormontata da una scritta che aborrisce l’ignoranza diffusa ed endemica degli italiani e la loro mentalità corrotta. Sarebbe come protestare contro gli incendi con i fiammiferi in mano. Chi posta il messaggio-foto a volte dichiara di non aver fatto nemmeno caso alla fotografia sotto la scritta, ma di aver letto solo la frase. Ma nel caso specifico abbinare quella frase demolitrice della corruzione a quel carattere che teofrastianamente si dovrebbe battezzare “Il corruttore”, sarebbe come mettere una didascalia quale γλυκεῖα μετριότης, “Dolce è la moderazione”, sulla faccia di Sgarbi, o pensare alla fotografia di Diego Armando Maradona che i catalani misero su un placard pubblicitario teso a dissuadere i giovani dal far uso di sostanze psicotrope, corredata da una scritta come “Sol sin droga”. Si pensi alla martellante propaganda fatta dal fascismo circa la compattezza del nucleo familiare e l’icona della donna fattrice per dar braccia alla patria corredata dalla mascella volitiva del duce, primo fedifrago erotomane e violatore di quella granitica concezione familiare che egli proclamava.
Il personaggio sotto le scritte e le frasi ad effetto della propaganda, è chiaramente identificabile se si guarda bene, così il tam tam della sua faccia si condivide continuamente, o consciamente o inconsciamente, il cervello la memorizza comunque. Pubblicità a buon mercato basata sulla distrazione della gente. Ecco un frase tipo che gira sui social, infilata dentro uno specchietto pre-impostato da condividere, presa da un gruppo che dice di essere contro la violenza, contro l’odio, contro il razzismo:

“I gay non aumentano si chiama coming out. I celiaci, gli autistici, etc. non aumentano, si chiama maggior accesso alla diagnosi. Le malattie della vecchiaia non aumentano, si chiama gente che in altri tempi sarebbe morta prima di altro. L’unico cambiamento epocale che sta avvenendo nella società a mio avviso è l’aumento dei cretini”.

Oltre mille condivisioni.

Ma chi ha condiviso e chi ha scritto questi periodi si è reso conto dell’associazione tra malattia e omosessualità? Fa un elenco di malattie, celiachia, autismo, problemi della senescenza e vi associa i gay che non c’entrano nulla. Inoltre nel finale c’è una rivisitazione di quell’Eco barone alla io son io e voi non siete un… Noi siamo intelligenti e gli altri tutti cretini in costante aumento. Uno sciovinismo pseudo-intellettualistico di matrice politico-propagandistica che contraddice se stessa nel ruotare insulso della stessa frase. Un volersi bene, ma tra noi, noi colti, noi intelligenti, noi che capiamo tutto, insomma.
Un tempo si diceva che le parole sono pietre, adesso scorrono come acqua in improbabili e sterili associazioni mentali che cavano gli occhi alla ragionevolezza.
La diabolica compulsione con cui si condividono contenuti che ad un minimo esame sembrano discutibili e a doppio senso, crea poi con la condivisione stessa un moto decontestualizzante per cui quell’infelice sequenza di equivocabili frasi scritte dentro specchietti colorati o sopra foto del solito noto, finisce qua e là, nella rete, e ciascuno può usarla per dare nuovi significati, ricamarci sopra, fare trattati di filosofia social usa e getta, propagandare un partito e il suo esatto contrario. Questo accade perché non c’è più rispetto per il linguaggio né scritto né parlato, così messaggi che esponenzialmente con il tempo raddoppiano, triplicano e centuplicano la loro potenza espressiva, approdano alla percezione dell’inutile in cui ciascuno può manipolare il messaggio ed esserne a sua volta spesso inconsapevolmente manipolato in un gioco di specchi la cui unica vittima è sempre il pensiero trasversale, quello che legge ciò che è scritto e si interroga e prova dubbi di fronte al dilagare di pensieri preparati da altri, mangime per polli assecondati da altri polli dentro gabbie chiuse, soffocanti, in cui se qualcuno osserva che forse una frase o un periodo sembrano inappropriati, sbaglia, e viene immediatamente censurato come non pertinente. Ciò che la mente in autonomia vede leggendo un messaggio e scomponendolo nei suoi elementi essenziali, è materia censurabile per la speculocrazia dell’inutile replicante che condivide un messaggio senza leggerlo nel suo significato essenziale, dando per scontato che abbia un solo senso e rinunciando a capire.
Leggere però non è solo guardare mucchi di lettere associate per formare parole e pause e punti e virgole. Leggere è anche scomporre un testo nei suoi significati essenziali. Che sia uno specchietto preimpostato di fb o un libro intero, poco importa, se la mente è allenata vede oltre se no condivide e applaude.
Scriveva Gorgia: «E se anche le cose fossero conoscibili, in che modo uno potrebbe manifestarle ad un altro? Quello che uno vede come potrebbe esprimerlo con la parola? O come questo potrebbe venir chiaro a chi ascolta senza averlo udito?»
Bella domanda.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=_dI11LcRlv0

 

 

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