Scrittori, recensioni, editoria, talento

Scrittori, recensioni, editoria, talento.

Scrittori, recensioni, editoria, talento

Scrittori, recensioni, editoria, talento.

System Games, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Di Mary Blindflowers©

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Solo una questione etica? Scrittori, recensioni, editoria, talento

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Uno scrittore esordiente inizia a scrivere pieno di belle speranze e fiducioso in quanti, e veramente troppi, perché la mamma dei cretini è sempre gravida, dicono che prima o poi… Prima o poi… certo, peccato che non viviamo 2000 anni ma se ci va bene arriviamo alla vecchiaia non troppo rimbambiti nel volgere di pochi decenni. Quel prima o poi… col trascorrere inesorabile del tempo si rivelerà un’illusione quando si parla di editoria. Nessuno pubblica con un editore che conta per talento, e nemmeno il medio editore se compare nei giornali nazionali fingendo di fare editoria nuova e di cercare nuovi geni, pubblicherà gli autori in base al talento. Sono tutte frottole. Certo magari ogni uomo e ogni donna priva di santi nel paradiso artificiale della politica e dei salotti, all’inizio potrà domandarsi: ma forse non ho talento, sarà per questo che i grossi editori non mi pubblicano? Domanda quasi naturale che viene spontanea ad ogni persona che abbia un minimo di cervello. La stessa persona però che si è fatta questa domanda più e più volte, poi va a leggersi chi e cosa realmente pubblichino i grossi editori e capisce che forse non è propriamente il talento il vero problema, se riescono perfino a spacciare un Sole per poeta. C’è qualcos’altro. La stampa nazionale presta poi attenzione soltanto a quegli editori che si vantano di aver lanciato grandi talenti che, ma guarda che combinazione, sono sempre di estrazione sociale alto-borghese, quando non direttamente figli di professori universitari. Per esempio, uno a caso, Enrico Brizzi, che non scrive un libro non dico decente ma nemmeno minimamente leggibile da almeno vent’anni, eppure continua a pubblicare imperterrito con la grossa editoria come se fosse un genio della lampada. Allora sorge spontaneo il quesito: cosa ci stanno facendo leggere? Quando usciamo da casa e entriamo in una libreria cosa vediamo? Vediamo i libri che il sistema vuole farci vedere. E i giornali parlano solamente dei libri che vogliono farci comprare. Come facciamo infatti a comprare un libro se non viene distribuito ovunque? Se non lo vediamo, non ha recensioni sui giornali, non ha un grosso editore alle spalle, come possiamo sapere che esiste? Infatti è come se non esistesse. L’editoria è classista, se ne impipa del talento, vige il monopolio in un circolo politico-vizioso alimentato dalla stampa e da recensioni più o meno tutte uguali sui libri più in del momento. Tra tutti gli autori che la grossa e media editoria pubblica, la bravura è un fatto puramente incidentale. Può capitare che un raccomandato sia pure bravo ma è un fatto accessorio, non è il nodo principe per cui il libro viene distribuito ovunque. Quando ci si trova di fronte al fatto puramente accidentale di un libro riuscito, si pone a un blog di una signora nessuno come me che non entrerà mai nell’Olimpo che conta, la questione etica dell’onestà intellettuale da rispettare. Se si ha davanti un buon libro, dire che si tratta di un buon libro, è il minimo, ma è anche bene ricordarsi che dietro un buon libro pubblicato da gente che conta, c’è sempre qualcos’altro e che abbiamo letto quel libro che casualmente è pure scritto decentemente, soltanto perché il sistema ha voluto che lo vedessimo e lo leggessimo.
Per questo motivo la cultura non esiste, è un’illusione classista, il frutto propagandistico e fallace del marketing con la politica. Il concetto stesso di cultura così come la si intende oggi, con la mitizzazione di scrittori del presente e del passato che avrebbero fatto la storia, andrebbe rivisitata alla luce di una disamina più realistica e meno elitaria. La tanto vantata utopia di fratellanza che la scrittura alimenterebbe, l’idea che leggere sia per tutti,  nasconde una trappola sofistica del c’è non c’è e forse si sa e forse no, ma va bene lo stesso, un lassismo, un’acquiescente rassegnazione pseudo-intellettuale a tutto un mondo già putrefatto che si vanta di essere nuovo ma ricicla sempre le stesse facce come in politica. La democrazia delle lettere, il potere della scrittura, l’universalità della penna, sono a tutt’oggi soltanto brevi ed efficaci slogans pubblicitari, ma si sa la pubblicità non dice mai il vero. L’editoria non è né meritocratica né democratica ma una forma di controllo sociale e politico. Leggiamo esattamente ciò che vogliono farci leggere. Si assiste inoltre ad un progressivo calo della qualità contenutistica che è fisiologico nell’economia generale del potere, perché quando mai si è visto che una creatura troppo intelligente sia manipolabile? Occorre formare alla deficienza completa, creare polveroni su filmetti di quinta categoria per stabilire mesi prima che escano, se sono o no politicamente corretti. Occorre scrivere libri che non disturbino troppo l’élite e comunichino messaggi elementari A uguale a B senza troppe gemmazioni di pensiero, se no poi la gente si sveglia e magari ci potrebbe pure essere il grave rischio che inizi a capire che il libro dello scrittore X non sta in vetrina per caso, mentre quello dello scrittore Y non si trova da nessuna parte, e anche questo non avviene per caso. Un libro in tutte le vetrine è solo una facciata dietro cui si nascondono meccanismi non sempre edificanti.
Chi ancora si illude che si pubblica perché si ha talento vive nel mondo delle favole o dei sogni. Sognare è bello, poi però ad un certo punto ci si sveglia e ci si rende conto che l’editoria è come la politica, circolano sempre gli stessi editor che saltellano da una casa editrice importante all’altra e pubblicano i loro amici e corsisti a pagamento figli sempre di qualcuno, sbucati apparentemente dal nulla.

Ma arriviamo al punto finale.

Se noi leggiamo esattamente quello che questo sistema vuole che leggiamo, finiamo col recensire anche nei blog gli scrittori del sistema, è inevitabile, che poi tra questi ci sia pure qualcuno bravo per un incidente di percorso, è possibile. Tuttavia siamo sempre in trappola, perché anche se abbiamo recensito il bel libro di un bravo autore che pubblica con la grossa o media editoria, stiamo recensendo il prodotto che abbiamo trovato ben distribuito in libreria. Ma tutti gli altri prodotti di autori che non riescono ad entrare nel giro dei miracolati ben distribuiti? Il libro del signor Pinko Palla che possiamo trovare in qualche angolino remoto del globo che fine farà? Chi lo leggerà se non lo vede? Chi lo recensisce se tutti ignorano perfino la sua esistenza? Quindi per quanto una recensione possa essere intellettualmente onesta, finisce però per girare nel 90 per cento dei casi dentro il limite angusto della monopolizzazione editoriale. Si finisce col recensire ciò che si trova che si trova perché qualcuno vuole che lo troviamo. Chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori dal gioco. Il talento in tutto questo non c’entra veramente nulla. Come ho detto, siamo semplicemente in trappola.

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=Yh0bM0TNxhI

 

 

 

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