Gli scrittori poeti zerbino

Gli scrittori poeti zerbino

Gli scrittori poeti zerbino

Di Mary Blindflowers©

 

Censurati, manipolati questuanti zerbino

The storeroom of the writers with white lips, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Quelli dalle labbra bianche

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Censurati, manipolati, imbavagliati, ridotti al rango di questuanti, sedicenti scrittori e poeti si mettono in fila nella corte dei miracoli di riviste, pagine di editor, editori, scrittori laureati, giornalisti affermati. E i questuanti arrivano perfino a perdere la dignità commentando tutto sotto il profilo falso di una bellezza e di una bravura spesso solo sognate o pubblicizzate dal marketing. Tutti questi dannati che rinunciano a pensare, mentre nello stesso tempo si dichiarano gli apologeti del pensiero e della cultura, bussano e sostano sullo zerbino delle case altrui, seguendo spasmodicamente chiunque possa dar loro un poco di visibilità e di lustro.
Ma in cosa sperano?
In un futuro posto al sole.
E in vista di una chimera che non si sa se si realizzerà o meno, rinunciano a una parte importante del lavoro di uno scrittore e di un poeta, un aspetto fondamentale: la capacità di vedere il mondo con occhi diversi, di destrutturarlo per ricostruirlo differentemente, secondo una prospettiva creativo-critica che invece è aborrita. La libertà intellettuale di non servire un bordone o un padrone, ma di valutare uno scritto o una poesia per lo scritto e la poesia, non per il nome di chi lo ha buttato sulla carta, è ormai etichettata come sterile polemica. Schiere di benpensanti così rinunciano a qualsiasi esposto punto di vista che possa nuocere alle loro future meravigliose carriere, i loro commenti saranno stereotipati e sempre favorevoli all’oggetto di venerazione editoriale del momento, editor o giornalaio che sia. I punti di vista diventano asettici, generici, senza approfondimento alcuno. Il direttore della rivista avrà sempre ragione, le sue castronerie saranno dolci melodie, la sua poesia musica degli dei, degna del miglior Olimpo irraggiungibile. Pur di pubblicare un articoletto qualsiasi in una oscura rivista, scrittori e poeti (si fa per dire) sono pronti a tutto, così attendono sullo zerbino delle porte altrui e bussano, bussano fino a sbucciarsi le nocche e pregano e si inchinano e commentano con sorrisi al miele poesie orribili, promettono cotillons e devozione eterna con genuflessioni e reiterati inchini.
Bussate e vi sarà aperto?
Può darsi di sì e può darsi di no.
Pregate e vi sarà concesso?
Può darsi di sì e può darsi di no.
Ma poniamo il caso che il detto evangelico si avveri, che a qualcuno di questi questuanti vada bene e la porta-sesamo si schiuda, che entrino dunque i questuanti ammirati.
Poi cosa accade?
L’emancipazione?
La libertà?
Si entra in una prigione dorata dove si contano i passi, la quantità e la qualità delle sillabe che si emettono, dove si parla soltanto quando si viene interrogati e si dice solo quello che il padrone vuole.
Tutto questo è fare cultura?
Forse se il sesamo che si apre è di prestigio, entrare equivale a tirar su qualche soldo, se non lo è, è continuare a fare i servi per coltivare la speranza che coltiva altre speranze che nutre altre illusioni.
In ogni caso vale la pena di rinunciare alla propria indipendenza di pensiero per fare carriera o per cercare di fare carriera, mentendo e lodando a sproposito e annuendo e prendendo freddo sullo zerbino altrui, fino a confondersi con lo zerbino stesso?
Tutto questo movimento peristaltico passivo viene chiamato cultura, è in realtà una sottocultura di amebe e scrittorucoli che sanno che col solo talento non si va da nessuna parte e che l’ingegno non solo oggi non basta più perché si deve cercare di piacere a qualcuno, ma che non serve addirittura nemmeno. Basta entrare in una libreria per accorgersi che non sono davvero solamente soggetti ingegnosi e talentuosi che pubblicano libri con editori importanti.
La suddetta fogna categoriale di poeti zerbino è esplosa oggi in tutta la sua potenza epidemica, tanto che se non vuoi attendere tacitamente sullo zerbino di una rivista letteraria gridando “bello, bravo, super, viva il direttore editoriale, viva la rivista”, per una svista, nessuno ti prenderà mai in considerazione, o addirittura se lo fa per un caso fortuito, accortosi che non sei disposta a gridare anche tu nel coro ovino, “bello, bravo, super, viva il super-mega direttore editoriale”, questo stesso opterà per un allontanamento. I soggetti non manipolabili che non sostano sullo zerbino confondendovisi, non sono graditi, quindi qualche articoletto previsto e programmato, verrà inopinatamente cancellato.
A questo punto qual è la soluzione per l’anti-zerbino? Un disinfestante per pulci? Un antirabbia per cani? Delle perle avariate per porci? Delle frecce per i Proci?
No, una porta.
Se la porta non esiste, occorre disegnarla, crearla per entrare a casa propria. Quelli dalle labbra bianche, gli scrittori dimenticati, ostracizzati, dichiarati morti prima di aver vissuto, benché vivi, possono crearsi uno spazio proprio. Se un blog censura, possono farsene uno proprio. Meglio padroni a casa propria che servi sullo zerbino altrui, meglio esser vivi dichiarati morti piuttosto che morti dichiarati vivi, meglio perdenti consapevoli che falliti di successo.

 

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=n6P0SitRwy8

 

 

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