Il Decamerone: giornata prima

Il Decamerone: giornata prima

Il Decamerone: giornata prima

 

Il Decamerone: giornata prima

Il Decamerone: giornata prima, Formiggini, 1922, credit Antiche Curiosità©

Mary Blindflowers©

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Il Decamerone: giornata prima, cenni

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Il Decamerone inizia con la realistica ed efficace descrizione della peste nera del 1348 che induce sette donne e tre uomini a rifugiarsi in una villa in campagna dove tutti, uomini e donne, convivono sotto lo stesso tetto. Già in questo c’è una sfida anche piuttosto esplicita all’ipocrita morale del tempo. Lo sfondo è dunque il locus amoenus agreste dove si raccontano giorno per giorno delle piccanti e significative novelle, per trascorrere ore piacevoli e dimenticare il terribile morbo che miete tante vittime in città.
Ogni giorno si elegge una regina che ha il compito di scegliere l’argomento di cui si andrà raccontando.
La regina della giornata prima è Pampinea che propone di ragionare insieme “di quello che più aggrada a ciascheduno”. Da questo proponimento anarchico nascono gustosi racconti da cui emerge un convinto e meditato anticlericalismo. Nessun frate o religioso ha i connotati della positività, I frati sono ingordi, lussuriosi, dediti alla crapula, avari, e anche quando l’autore ci informa che un frate è un sant’uomo, in realtà poi viene dipinto come emerito allocco che ha svuotato i riti della religione dal senso della verità. Nella prima novella, quella dedicata alla confessione e alla santificazione di Ser Ciappelletto, questo fatto è evidentissimo. Il protagonista è un notaio definito il peggior uomo che possa calcare piede sulla terra, falso, omicida, irreligioso, bestemmiatore, frequentatore di taverne, giocatore, ubriacone, amante del sesso forte. Dovendo andare presso certi borgognoni a riscuotere dei crediti per conto di tal Musciatto Franzesi, Ciappelletto si sentì male. Venne chiamato un confessore, “un frate antico, di santa e buona vita, e gran maestro in Iscrittura, e molto venerabile uomo, nel quale tutti i cittadini grandissima e spezial divozione aveano”.
Le premesse sembrano buone. Ser Ciappelletto mente spudoratamente, menando per il naso il frate che, farlocco, ci casca. Addirittura gli promette che lo farà seppellire in chiesa, tanto rimane colpito dalla sua ostentata e falsa santità. Dopo la morte del notaio il frate ne fece porre il corpo in un’arca di marmo dentro una cappella.
Non solo Boccaccio critica la superficialità delle santificazioni ecclesiastiche, tema di sconcertante attualità, ma fa altresì un’analisi sociologica ante litteram di quella che oggi chiameremmo “massa”. Il popolo bue, pensando che il morto fosse un santo a causa dell’ingenua stupidità del frate, si raduna attorno al luogo della sua sepoltura:

Et in tanto crebbe la fama della sua santità e divozione a lui, che quasi niuno era, che in alcuna avversità fosse, che ad altro santo che a lui si votasse; e chiamaronlo e chiamano Ser Ciappelletto: essi affermano molti miracoli Iddio aver mostrati per lui, e mostrare tutto il giorno, a chi divotamente si raccomanda a lui. Così dunque visse e morì Ser Cepperello da Prato, e santo divenne, come avete udito.

Anche nella novella seconda l’attenzione è tutta rivolta alla malvagità e ingordigia dei chierici. Giannotto cerca di convincere un suo amico ebreo a convertirsi al cristianesimo. L’ebreo però prima di decidersi vuole vedere di persona a Roma come si comportano i vicari di Cristo. Giannotto allora tra sé medita di aver perso solo tempo nel cercare di convincere l’amico che, una volta vista la vita lorda e scellerata dei chierici di Roma, non solo non si sarebbe convertito al cristianesimo, ma se fosse stato già cristiano avrebbe potuto tranquillamente diventare ebreo. Una volta partito il saggio ebreo vide che effettivamente Papa, cardinali e alti prelati, “dal maggiore infino al minore”, peccavano tutti di lussuria, erano “sodomiti”, “golosi”, “bevitori”, avidi di denaro.

Nella novella quarta si racconta di due frati lussuriosi.

La vena fortemente anticlericale si unisce all’esaltazione dei diritti delle donne. Nella novella decima è detto molto chiaramente che la donna altamente apprezzabile non è quella che si adorna di stoffe e abiti preziosi a guisa di muta statua, bensì l’arguta che sa discorrere con uomini e donne:

… queste così fregiate, così, dipinte, così screziate o, come statue di marmo mutole ed insensibili stanno, o sì rispondono se sono addomandate, che molto sarebbe meglio l’aver taciuto; e fannosi a credere che da purità d’animo proceda il non saper tra le donne e co’ valenti uomini favellare; et alla loro milinsaggine hanno potuto nome onestà; quasi niuna donna onesta sia, se non colei che colla fante o con la lavandaja favella; il che se la natura avesse voluto, come elle si fanno a credere, per altro modo loro avrebbe limitato il cinguettare…

Boccaccio a suo modo, fin dalla prima giornata del Decamerone, rivela la sua natura rivoluzionaria.

 

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

https://www.youtube.com/watch?v=NN29Px-tJB4

 

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