Sono vivo, voi morti

Sono vivo, voi morti

Sono vivo, voi morti

Di Gaetano Altopiano©

 

L'ultimo uomo sulla terra

Woodcut by H. Santus 3/4, credit Antiche Curiosità©

Quando l’ultimo uomo sulla terra rimarrà “l’ultimo” – ammettendo che un evento simile possa accadere, e che accada anche traumaticamente – per quanto disperato possa sentirsi di essere rimasto il solo, dovrà da quel momento provvedere a sé stesso con quello che riuscirà a trovare, almeno fino a quando non avrà impulso alla sopravvivenza. Poi morirà e basta. Mezzi di fortuna perlopiù, un po’ come facevano i suoi più lontani antenati: cercherà un riparo, si procurerà del cibo, accenderà un fuoco.
Ma questo sarà niente rispetto al dramma che lo aspetta e che lo incalzerà ferocemente nei mesi successivi. Qualcosa di talmente grande per la sua minima persona che non riuscirà a risolvere. Vivrà da allora in poi in una perenne contraddizione, infatti: il paradosso di esistere senza poterlo dimostrare.
Difatti non potrà farlo. Né secondo il metodo empirico né secondo il metodo scientifico, poiché sono venuti meno gli strumenti indispensabili a entrambe le metodologie: prova e sistemi di prova. E resterà nel dubbio, che mai nessuno potrà più sciogliere, possa trattarsi di una falsa esistenza, di un’illusione, di follia persino (che la fine degli altri, cioè, sia solo una sua invenzione) giacché nessuno – che non sia solo egli stesso, e il cui giudizio di verità ha dunque valore zero senza il contraddittorio – potrà mai dargliene conferma.
Un mondo abitato da un solo individuo è inimmaginabile data l’esperienza e la comprensione che ha avuto di quel mondo. Anche potesse esistere davvero. Abituato al rapporto con “altro”, che non sia stata la sua stessa persona, nato, cresciuto, educato costantemente dalla e alla relazione con quelli che lo circondavano, ha vissuto l’unica realtà che ha avuto modo di sperimentare: un mondo fatto da esseri animati che riconosceva come simili, e che lo riconoscevano, a loro volta, come tale, e dai quali la sua esistenza non poteva prescindere pena la decadenza: “era vivo perché tutti quelli che lo circondavano glielo confermavano” (soprattutto attraverso il linguaggio).
Non può concepire, quindi, un luogo che non condivida con qualcuno come lui, con qualcuno in cui si possa riconoscere; un luogo dove egli “sia” e dove invece il suo essere “relazione” con questo qualcuno non esista perché il soggetto in questione non ci sia. Perché è solo grazie a quella “relazione” che ha provato a sé stesso che “era” e ha dimostrato, a sua volta, all’altro che anche quello era.
Sono vivo? Sono morto?
Non gli sarà concesso nemmeno di morire di solitudine. Perché la solitudine non è ammissibile senza il suo contrario: da cosa potrebbe isolarsi essendo già rimasto il solo? Morirà e basta.

 

https://antichecuriosita.co.uk/il-destrutturalismo-punti-salienti/

 

https://www.youtube.com/watch?v=pkcJEvMcnEg

 

 

 

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