Strega, poesia, delatori, untori

Strega, poesia, delatori, untori

Strega, poesia, delatori, untori

Di Mary Blindflowers©

Strega, poesia, delatori, untori

La delazione, schizzo su carta by Mary Blindflowers©

 

In diritto la “delazione”, dal latino delatio -onis, derivato di deferre ‘denunciare’, è una denuncia in genere anonima, con la quale si porta a conoscenza dell’autorità giudiziaria la commissione di un reato o di un altro illecito. Anche il pentito, il traditore, è un delatore, ossia una sorta di spia. Diceva Tacito negli Annali:

Delatores, genus hominum publico exitio repertum, et poenis quidem numquam satis coercitum, per praemia eliciebantur.

Durante il periodo dell’Inquisizione e i regimi totalitari, la delazione era fenomeno molto frequente.
In parole semplici bastava che una vicina di casa avesse fatto un torto a qualsiasi donnetta ignorante, che questa correva sgambettando dall’inquisitore a giurare che la vicina fosse una strega che avvelenava le messi, faceva andar via il latte dal seno delle puerpere e si votava ogni sera al diavolo, cavalcando una scopa e volando sui tetti.
L’inquisitore dunque convocava la vicina, la torturava e le faceva dire pure che gli asini occasionalmente volano, cosa che tutti sapevano.
Adesso non esiste più, almeno apparentemente, l’Inquisizione e i processi per stregoneria sono considerati fole di una Chiesa anacronistica e corrotta che torturava e arrostiva la gente per accaparrarsi i suoi beni, con la scusa di eseguire la volontà del Signore della crapula e del sangue versato, amen.

Altri tempi?

Certo, però i processi sommari per stregoneria con la condanna senza appello della strega, non sono mica terminati per gli pseudo-letterati autodefiniti artisti.
Cambiano i metodi, ma non la sostanza.
La strega non finisce più sulla graticola come, forse, un San Lorenzo, ma viene condannata per eresia.
È eretico nel mondo della letteratura chiunque osi esprimere un parere che sia slegato dal gruppo di riferimento politico; chiunque si permetta di nutrire un pensiero libero da vincoli o da quel sistematico quanto assurdo proselitismo di editor, editori e scrittori che fingono di essere noti, attorno a cui si crea un nugolo di moschini vassalli, valvassori e valvassini, più o meno assassini di ogni poesia, di ogni onestà intellettuale e di ogni indipendenza di pensiero.
È dunque un eretico condannabile senza appello chiunque osi utilizzare l’avversativo ma.
Il ma è abolito, non si può, è out.
Si deve aprir bocca soltanto per esprimere consensi, altrimenti, recita la regola non scritta dell’intellettuale medio, con l’immaginetta degli editor sul comodino, che bacia ogni mattino con genuflessione, si tace.
Non si devono mai criticare gli interventi degli altri; non si devono mai criticare scrittori di cui la critica che conta, per prima, non abbia già parlato male; non si deve guardare con occhi disincantati il proprio tempo, ma monologare, creare piccoli monologhi in semi-solitaria prece che pattinano sul generico, non fanno mai nomi, non denunciano nulla, ma fanno tanta scena, hanno un che di ornamentale, di bellino. Chi non segue queste regole subisce l’ostracismo del vade retro e la delazione.
Chi mai vorrebbe avere a che fare con un rompiscatole che vede il mondo coi suoi propri occhi anziché con quelli di un partito, di un gruppo, degli amici degli amici? Non scherziamo!
Se chi abitualmente osa farsi venire dei dubbi, li esprime, viene condannato al rogo delle streghe e si sa sulle streghe poi fioriscono tante storie in cui la fantasia si accumula alla fantasia, per costruire un’immagine fittizia dell’oggetto del proprio odio.
Nessuno sa odiare meglio di un intellettuale mediocre, perché il suo odio non è viscerale come quello di un vero scrittore che ti spara un vaffa sul grugno apologetico, il suo odio non nasce dalle budella ma dal pertugio dell’ano che solitamente usa per fare carriera. Un odio cloacale, ingiustificato, viscido e soprattutto anonimo che si dibatte nel fango di sabbie mobili inestinguibili.
La condanna dell’avversativo ma, si articola in due fasi: pubblica e privata. Pubblica attraverso post a sfottò in cui non si fanno mai nomi, o attraverso persone che gentilmente spiegano che non è magari il caso di creare polemiche e discussioni nel circolo pio bove perché non piove mai sullo stomaco peloso dei profeti-poeti; privata, attraverso una specie di delazione, ossia delle denunce anonime sull’operato scandaloso della strega che osa sempre aver dei dubbi, reato penale.
I delatori contemporanei, quando la strega esprime dubbi, escono dalle tombe e mandano messaggi anonimi e privati all’interlocutore principale della strega, mettendolo sull’avviso, attento, che quella è una strega e non si deve mai parlare con lei, perché è cattiva come nelle favole, la matrigna di Biancaneve che ama nel suo egocentrismo guardarsi allo specchio e contraddire chi ne sa più di lei. Litiga con tutti, perché non applaude ad ogni intervento come fanno gli altri, contesta, destruttura. Pensa, la povera illusa, che la dialettica non sia ancora morta e che ci si possa confrontare tra mummie incartapecorite le cui sentenze sono inappellabili per il solo fatto di scrivere due versi chiamati “poesia”.

La poesia in mano ai delatori che fanno chiacchiere perfino nelle chat dei social dove scaricano, in tranquillo anonimato, le loro frustrazioni piccolo-borghesi e la  loro mediocrità da servette morte e untori di porte, che fine pensiate che possa mai fare?

A voi la risposta. Io la mia ce l’ho. Ognuno trovi la sua.

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=J1IT9WqI7zA

 

 

 

 

 

Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    Per fortuna al ginnasio avevo un amico considerato uno stregone, un compagno non allineato, amante della fotografia ed estremamente critico sui galli chiocci che fan coccodè che ci ammanniva la timida professoressa di Lettere; anche lui vittima di delazione continua da parte di noi bimbetti allineati ed omologati al 7 +. Si chiamava Maurizio Sciarra, è diventato un regista coi controfiocchi! W tutti gli stregoni e le streghe del mondo!

  2. Claudio

    Parole molto dure ma vere. Si leggono in internet, ma non solo, delle vere oscenità. Eppure, siccome gli autori che le hanno scritte sono pubblicati da grossi editori, e a volte sono pure inspiegabilmente (mica tanto) famosi, si assiste a una sfilza di complimenti sperticati che nella maggioranza dei casi sono palesemente falsi (ed espressi da perfetti ruffiani) e per il resto sono atrocemente sinceri (prova certa della stupidità di chi li ha espressi). Dispiace essere così duri, ma dispiace di più vedere la cultura e la letteratura messa in mano a ruffiani e ignoranti, che non leggono, non ragionano, vedono solo la fama dell’autore in questione, e iniziano a leccare, fingendo di non sapere che se quell’autore è famoso, è perché appartiene a qualche gruppo di potere. Oddio, a volte gli autori famosi o pubblicati da grossi editori sono anche talentuosi, ma non sono certo arrivati dove sono grazie a quello! Crederlo è ridicolo, o quantomeno ingenuo. In compenso ci sono tutta una serie di artisti di talento che non hanno alcuna speranza di farcela, almeno da vivi, perché non appartengono a quei gruppi di potere che dicevo prima, e non sono disposti nemmeno a servirli e idolatrare famosi o potenti, come fanno certuni, nella speranza di essere unti anche loro.

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