La luna di Burgess

La luna di Burgess

La luna di Burgess

Di Anna Maria Dall’Olio©

La luna di Burgess

La luna di Newton, credit Mary Blindflowers©

 

LA LUNA. MODELLI NARRATIVI IMPLICITI NELLA MIRANDA BOLAND DI ANTHONY BURGESS

Nella letteratura contemporanea si ricorre sempre più spesso a materiale esoterico, fonte inesausta di probabilità narrative, scaturite dalla combinazione di un numero limitato di simboli, il cui valore è definito da una certa tradizione popolare. Non a caso Paul Foster Case, uno dei massimi occultisti del Novecento, ha definito i Tarocchi “a key to the wisdom of the Ages”.
La critica letteraria ha dovuto perciò affrontare senza pregiudizi ogni chiaro riferimento alla cabala o ai tarocchi, quando si è trattato di esaminate opere di tutto rispetto come “The waste land” di T. S. Eliot o “Under the volcano” di M. Lowry. Per tale motivo, uno scrittore colto e versatile come Anthony Burgess (insignito del Premio Culture 1983) non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione, almeno per una volta, di sfoggiare la conoscenza di un settore affascinante come quello esoterico.
Non mi nascondo che un approccio analitico, fondato su discipline solitamente ritenute poco ortodosse, di per sé è parziale, perché tiene conto solo di modelli narrativi impliciti. Dovrò inoltre far riferimento a materiale che, essendo di origine popolare, si presta a interpretazioni controverse e pertanto tutte valide.
D’altra parte, non ritengo possibile, neppure per un’indagine volutamente ristretta all’analisi di un solo personaggio, spiegare ogni minimo dettaglio per la manifesta esigenza artistica di Burgess di mantenersi distante dalla materia trattata.

Venendo al dunque, di Miranda Boland sappiamo subito che svolge la professione di selenologa, e ciò stabilisce immediatamente una relazione, sia pur vaga all’inizio, tra la donna e la Luna. Tale impressione è confermata da Enderby, protagonista della tetralogia, che più volte identifica Miranda con l’astro: “… The Boland moon … that moon bitch … sufficiently lighted by Miss bloody Boland”.
Non esiterei quindi ad affermare che il personaggio di Miranda Boland può essere interpretato anche come personificazione della Luna secondo i dettami delle più note discipline esoteriche: l’astrologia, i tarocchi e la cabala.

La Luna, il corpo celeste più rapido nel percorrere lo Zodiaco, illumina la notte, alternando la sua presenza con quella del Sole. È tuttavia considerata superiore all’astro diurno nei Paesi molto caldi, dove per lavorare e viaggiare al giorno si preferisce la notte,
Sia detto per inciso, l’episodio che ha per protagonista Miranda Boland si svolge in un periodo di tempo assai breve (soprattutto di notte) in Andalusia, famosa per la terribile calura. Inoltre, è nelle calde notti marocchine che la donna riappare come presenza, ora ostile ora enigmatica.
Specchio fedele degli umori, la Luna simboleggia i cambiamenti dell’uomo, le sue reazioni personali alle vicende della vita.
L’orbita suggestiva attorno alla Terra, i continui mutamenti e le variabili influenze hanno fatto del nostro satellite il simbolo del mistero, del capriccio e della morte (che però prelude alla rinascita): insomma, di tutto ciò che sa di ignoto e di irrazionale.
Da migliaia di anni una concezione fondamentalmente agreste dell’esistenza vuole che la Luna governi lo sviluppo dell’Umanità. Non c’è però da stupirsi se l’astro notturno (Selene, ma anche Diana ed Ecate) raffiguri la donna (tanto la femmina quanto la madre e la sorella nella loro accezione più pura) e gli aspetti normalmente più reconditi della vita: l’emotività, la sessualità e la fecondità.

Nel complesso, tale definizione corrisponde al ritratto del personaggio in questione.
Se facciamo i debiti confronti con la raffinata eleganza di Vesta Bainbridge o con la bellezza solare della Musa, Miranda Boland è solo “a rather dowdy woman in early middle age” (tuttavia, non è forse vero che tutte le donne della tetralogia condividono, in certa misura, le grossolanità della matrigna di Enderby?). Ciò nonostante, la selenologa si presenta subito pericolosa per il poeta.
Infatti, quando scorge Enderby per la prima volta, Miranda gli sorride in maniera inequivocabile: “as a companion in adventure”. Da allora, la donna assilla il poeta prima con una familiarità sospetta, poi con avances esplicite e, finalmente, con rabbiose accuse, perché respinta.
Così, da quando Miranda lo ha smascherato (“Hogg. Puerco. That’s why you’re on the run. … he killed him, no doubt about it”), Enderby si trova coinvolto in una serie imprevedibile di avventure, dinanzi alle quali egli è costretto, una volta tanto, a reagire con fermezza e a compiere un passo verso l’accettazione della vita.
Ma torniamo al nostro personaggio.
Miranda è così capricciosa, che il suo stesso aspetto fisico ne viene condizionato. Esso è “plumper”, quando la donna è in pace con Enderby; è “thin and evil”, quando ella nutre per il poeta un odio mortale (“Oh, you are horrible … he’s hateful. No woman is safe with him. Throw him out”).
D’altra parte, a ben riflettere, in un simile comportamento è possibile rivenire una certa logica. Sin da un inizio, che Burgess non ci fa conoscere, la selenologa si è prefissa di avere un’avventura: “she was thinking of her holiday; Enderby was primarily for holiday use. And on holiday my dear I met this poet”. Tuttavia, poiché Enderby la rifiuta, la donna reagisce con una crudeltà che sfiora il sadismo.
Proprio per questa condotta rapace e irrazionale Miranda simboleggia anche la morte. Infatti, per Enderby costei è tanto un non essere (assenza di poesia) quanto l’”unavoidable happening”, che, per quanto doloroso, precede immediatamente la rinascita poetica (“It was you who brought back the gift. You.”) “El acaso inevitable”, il caso inevitabile, potrebbe essere però anche l’attentato perpetrato ai danni di Yod Crewsy, che innesca la fuga di Enderby con tutto quello che ne segue.
Infine, anche se talora la confidenza e la premura di certi atteggiamenti ricordano la sorella o la madre, Miranda, come ho già detto, si presenta più spesso come femmina. Una chiara metafora al riguardo è il cibo, che sa di “rusty iron”, metallo dello stesso colore delle calze di Miranda.
Ciò implica che il sesso, proposto da questa come da altre donne della tetralogia, è scadente. Perciò, la scena della seduzione, acme di un’emotività crescente, è destinata a stemperarsi in avventure tragicomiche, più consone al carattere spesso parodistico di Enderby.

La Luna è il diciottesimo arcano maggiore dei ventidue presenti nei Tarocchi di Marsiglia.
La carta mostra due cani che abbaiano alla Luna, i cui raggi sono, alternativamente, di colore diverso a indicare il contrasto tra il bene e il male. Sullo sfondo, dietro ai cani, vi sono due torri, dimora dell’uomo. In primo piano, un granchio s’acquatta in uno stagno. La luce lunare è menzognera; l’astro influenza l’acqua; il granchio attende di catturare chi non coglie l’avvertimento. I cani sono ormai da considerarsi addomesticati, ma restano pur sempre pericolosi per gli influssi lunari. Perciò l’uomo, se non vuole essere sopraffatto, deve evitare di farsi condizionare da ciò che lo circonda.
Nel complesso, si tratta di una carta di monito, specialmente contro parecchi fattori negativi: superficialità, gelosia, pregiudizio, disonestà, insincerità, egoismo, frode, astuzia, doppiezza, secondi fini, falsi amici, false pretese, tranello, pericolo, vulnerabilità, aggressione, calunnia, disgrazia, soprusi, disillusione.
Tale sequenza sintagmatica rispecchia a grandi linee il rapporto, breve e tempestoso, tra il poeta e Miranda Boland.
Senza dubbio, i primi elementi della serie corrispondono alle caratteristiche (negative) della donna, nella cui trappola Enderby, vulnerabile al male, rischia di cadere.
Ne derivano l’inevitabile aggressione (tanto a Siviglia nella camera d’albergo quanto in aereo) e, soprattutto, la calunnia, autentica calamità, perché permette di scoprire chi sia veramente Enderby. Egli è perciò, ora più che mai, esposto ai soprusi. Costretto in Marocco a sbarazzarsi del passaporto (quindi di ogni possibile identità), Enderby deve, infatti, destreggiarsi in mezzo a pericoli di ogni genere: ne segue l’ennesima disillusione del poeta nei confronti della vita, che, ancora una volta, gli si dimostra “stepmother”.

D’altra parte, come tutti i Tarocchi, anche la Luna ha un significato opposto: tempestivo riconoscimento di un inganno prima che sia messo in atto, vittoria sulle tentazioni, guadagno gratuito.

Se Miranda è la rapacità femminile fatta persona (che Burgess avrebbe potuto rappresentare con un granchio sulla scorta dell’eliotiana “Rhapsody on a windy night”), il poeta riesce, tuttavia, sottrarsi alla sua influenza malefica (“Moon’s no power over you Enderby” ammette Rawcliffe).
Enderby, infatti, resiste a tutte le tentazioni, specie di ordine sessuale (“the black dog” compare assai spesso), che potrebbero stornarlo dalla vera poesia, di cui conosce gli ingredienti quanto quelli del cocktail più raffinato.
Con la morte di Rawcliffe, ineluttabile perché il suo “name was writ in water (elemento condizionato dalle influenze lunari)”, il poeta eredita tutto quanto appartiene al nemico, compresa l’identità. Ciò garantisce a Enderby la tranquillità necessaria per dedicarsi seriamente alla poesia.

I 22 arcani maggiori dei Tarocchi corrispondono all’Albero della Vita, descritto dal Sēfer ha-zōhar o Libro dello Splendore (metà sec. XIII), massimo compendio cabalistico sul destino dell’uomo.
L’Albero della Vita, suddiviso in tre triadi, riassume le manifestazioni di Dio (Ēn-Sōph) attraverso 10 Sephīroth o Intelligenze emanate.
La Luna si trova nell’ultima triade, detta Mondo Materiale. In particolare, essa procede dal Regno (Mālkut), che rappresenta l’armonia dell’uomo archetipo, alla Vittoria (Netzach). Ora, poiché il Regno è l’Intelligenza massima, la Vittoria è necessariamente inferiore: perciò la Luna partecipa a un processo che conduce, in qualche modo, a una decadenza.

In effetti, oltre a essere un personaggio, Miranda Boland può essere interpretata come indice di un processo, perché la Luna è una testimone, silenziosa ma illuminante, di tutto ciò che accade a Enderby in Marocco.
Che poi l’astro presieda a un processo di decadenza, lo si intende dal progressivo deterioramento delle facoltà poetiche di Enderby.
Solo apparentemente tale affermazione contraddice le precedenti considerazioni. Certamente, Miranda risveglia nel poeta l’ispirazione, che sembrava irrimediabilmente perduta; ma ciò non toglie che, al momento di scrivere, Enderby deluda le esigenti aspettative della fanciulla, che rappresenta la Musa. Perché egli diventi un grande poeta, dovrà uscire dalla torre d’avorio, perché “poetry isn’t a silly little hobby to be practised in the smallest room of the house”.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=6AviDjR9mmo

 

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