Di Mary Blindflowers©
Pierangelo Bertoli in una sua canzone diceva relativamente ai poeti:
… Hanno il vizio di spiegarti che i poeti sono loro… Ma se c’è da far la guerra il poeta è giù in cantina, fa l’amore con la serva e si scopa la regina… I poeti son poeti perché scrivono poesie, fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie, quei concorsi col diploma coi discorsi culturali dove vincono il diritto di non essere normali…
Parole sante.
Una discussione sulla poesia sollecitata dal direttore di una rivista letteraria, interventi vari sul valore della sperimentalità della poesia, ciascuno interviene come se parlasse da solo. Coloro che si credono poeti non parlano con altri che a loro volta si credono poeti. Ogni poeta che più o meno si rispetti e anche che non si rispetti dice la sua, in solitaria, fa un monologo, pretendendo e sperando di non essere mai contraddetto, perché la dialettica non è materia adatta per i poeti. La dialettica è per persone volgari, è prosaica, sboccata, insolente e crea problemi di smottamento del pensiero unico.
Alcuni poeti sbrodolano sentenze coi loro lunghi e misteriosi becchi profetici, le loro barbe perifrastiche al passivo: “la poesia senza sperimentalismo naviga in bonaccia”. Quando qualcun altro chiede di spiegare perché, dall’alto del loro trono di legno e cartone, essi rispondono con malgarbo che dovrebbe andare a leggersi “zanzotto”, scritto così, con la zeta piccola, perché il poeta laureato non ha tempo per curare questi piccoli particolari della grammatica, cura solo la P di poeta e che sia bella grande.
C’è poi una sibilla falso-cumana che interviene per ribadire con accenti lacrimevoli degni della peggiore Invernizio, che la poesia sta naufragando ma che i poeti hanno il preciso dovere di salvarla. La sibilla scioglie i suoi capelli al vento e si impegola arditamente in un discorso pseudo-sociologico senza capo né coda, in cui sic et simpliciter, identifica con sicura leggerezza poesia e società. Il significato di ciò che afferma è chiaro soltanto a chi lo ha pronunciato, usando rigorosamente e ripetutamente due punti di sospensione anziché tre, che tanto una è poetessa anche quando scrive in prosa e ha la licenza per tutto, sciocchezze auto-referenti comprese, con innestata la negazione del valore dello sperimentalismo, considerato un elemento di scarsa importanza. Testuale:
La poesia siamo noi e noi siamo la società.. e poco importa se vuole sperimentare o meno nuove forme di espressione.. Il problema è se riuscirà a sopravvivere a questa nostra società contemporanea che non le dà più l’importanza che merita e la sottovaluta. Noi dobbiamo ribellarci a tutto questo e gridare al mondo intero la sua rilevanza, la sua forza e indispensabilità! Questo è il mio pensiero.
Poi arriva la rompiscatole di turno che si pone delle domande, grave errore porsi domande in un mondo di “nati imparati”:
Quindi tutta la società sarebbe poesia? Che significa la società siamo noi? E noi poeti? Che vuol dire? Lei si sente poetessa?
Al che, abbastanza piccata, l’interlocutrice risponde, convinta, ignorando che sul sì ci vuole l’accento, mettendo sempre due punti di sospensione, con il congiuntivo che latita e ribadendo con forza la sua etichetta di poetessa che non deve spiegare niente, perché chi non è poetessa come lei non può ovviamente mai capire:
Si mi sento poetessa eccome! E chi non lo è certe cose non le può capire.. ma non sono qui per fare polemiche, non volevo neanche rispondere a questo post e se le reazioni sono queste farò in fretta a cancellare tutto, credevo di trovare qualcuno che la pensava come me.. beh, mi sbagliavo, tutti possono sbagliare!
La signora Poetessa con la P maiuscola, unica depositaria della poesia, la snob altolocata che sbaglia i congiuntivi e non sa usare la punteggiatura, evidentemente ha usato il noi come plurale maiestatis dall’alto del Parnaso sulla cima del quale il suo vetusto deretano siede e non vuole che nessun comune mortale osi parlarle o esprimere un dubbio circa la puerile quanto semplicistica identificazione che ha fatto tra poesia e società.
Tutto questo semplicemente per dire che i “poeti” sono pessimi soggetti, ancorati ciascuno alle proprie convinzioni, alieni al dialogo costruttivo, alla discussione. La totale mancanza di dialogo, è una delle cause della decadenza della poesia che, contrariamente a quanto certi poeti o poetesse convinte di essere tali, pensino, nasce dalla lacerazione del dubbio, non dalle certezze monolitiche e dai monologhi unidirezionali. L’egocentrismo sfrenato di chi dà più importanza a se stesso che alla poesia, sta facendo morire la poesia stessa, la sta congelando in un mondo artificioso, dentro un teatrino di gente impagliata, persone assurde ferme al concetto che il poeta non possa e non debba incontrare che pareri favorevoli al suo ego. Ma Narciso quando si specchiò e si vide nella sua bellezza solo riflessa e ingannevole, poi cadde nell’acqua e probabilmente morì affogato.
Cari poeti e poetesse con la P, da cui io mi discosto nella mia qualità di comune mortale che non sa mai nulla, siete voi, proprio voi che sapete tutto, i primi a uccidere la poesia, la state affogando in quel “noi poeti” che rifiuta qualsiasi avversativa per pietrificarsi nel nulla di definizioni ornamentali, siete una conventicola fittizia, elitaria e un po’ ridicola di ego gonfiati all’ennesima potenza, di poveri anacronistici Loreto impagliati. Scendete dai vostri scranni di cartone sulla terra nuda, è là che nasce la poesia.
https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/
https://www.youtube.com/watch?v=YfLUYSxCmyw
Ho letto tutto , anche il post al quale si riferisce e che mi era oscuro. Il vecchio Poeta parla e blatera di versi con cui sarebbe nato e con cui scrive: endecasillabi ma non è vero. Mi è dispiaciuto apprenderlo ma in realtà parla per teoria, come tanti. E’ perfino cacofonico. Pensa che per avere la conferma di questo gli mandai un mio componimento in endecasillabi. Mi rispose che avrei dovuto usare endecasillabi, poiché la vera poesia si scrive così. Proviamo a studiare, leggere e a scrivere un’idea di poesia.