Opinione, anima, certezza, gogna

Opinione, anima, certezza, gogna

Opinione, anima, certezza, gogna

Di Mary Blindflowers©

 

Opinione, anima, certezza, gogna

The Wise of the Soul, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

L’imposizione delle regole sulla non regola dell’opinabile che regolerebbe a caso, secondo il “tasso” di umidità oppure quello di interesse specifico e globale che può anche essere un animale, fa lo stesso, tanto siamo nell’era dell’approssimazione in cui un’ape che vola può essere un veicolo a motore o un insetto, che infatti le distinzioni a che servono? A che serve definire e studiare? A farsi dei nemici, ovvio. Il qualunquismo domina le scene, l’opinionismo senza basi gli regge il velo da sposo. Ma non era la sposa che indossava il velo e qualunquismo non è un termine maschile? Che ci importa, “fa lo stesso”, siamo nel regno della δόξα.
Per chi “non farebbe lo stesso” c’è la risposta piccata, la gogna. Per chi osa leggere qualcosa in più, approfondire al di là della semplice e opinabilissima opinione, ecco l’ostracismo e l’etichetta di disturbatore ad oltranza che tesse una tela in cui avviluppare chi pensa di essere ragno ma è una mosca, “fa lo stesso”, sempre di insetti si tratta. Che poi il ragno sia un aracnide mentre la mosca sia dell’ordine dei ditteri, che fa? Che importa? A qualcuno interessa forse studiare la vita dei ragni, la vita delle mosche di cui sui social discetta con tanta eloquenza e proprietà di linguaggio? No, ci mancherebbe. Si parla per parlare, dare fiato alle trombe senza di base sapere nulla, e si propina la ricettina, si costruiscono teorie campate su porte aperte da parecchio tempo ma che si presentano come sconosciute. E non meraviglia più di tanto che improvvisati esperti di anima umana e dintorni definiscano uno psicopatico come “individuo che soffre nell’anima”, mentre qualcun altro commenta saccentemente da un piedistallo dorato che bisognerebbe “spiegare il significato di anima” a comuni mortali che sui social non lo intenderebbero; non meraviglia che queste stesse persone così sagge, in barba a fior di manuali di criminologia, di filosofia, di psicanalisi e scienze giuridiche, abbiano un’opinione per tutto, e sappiano (perché “nati imparati”) definire esattamente qualcosa che secoli di filosofia hanno lasciato irrisolto: “l’anima”, il lasciapassare per tutte le stagioni. Divertente invece che si parli spesso di ciò di cui non si sa nulla. Eccola, la famosa “cognizione di causa”, sepolta nel dimenticatoio di un tempo che forse fu o probabilmente è stato solo per pochi anche in passato. Tediosa la presunzione dell’ignorante piccato che esprime un parere a caso su una pubblica bacheca e si offende se qualcuno osa dire, mi oppongo, signori della corte. Sì, perché sui social c’è una corte che osserva ciò che dici, e se sei uno che si oppone sei out, i bisbigli si susseguono ai bisbigli, il marchio di stregoneria viene forgiato da menti sopraffine che non distinguono un lampione da due lampadine, ma vogliono far credere a tutti che una mosca è un ragno, uno psicopatico è un malato di mente che soffre, perché lo hanno deciso loro, e un’ape che vola è uguale ad un’Ape che corre, mentre due lampadine sono a tutti gli effetti già un lampadario completo. Se poi si buttano le lampadine, il lampadario, l’ape con la a piccola e con la A maiuscola, il ragno, il tasso, la mosca e uno psicopatico dentro un buon minestrone tra amici tutti consenzienti e pronti a muovere la testa in alto e in basso in senso di assenso a tutti i costi, si ottiene il bar dove tutti bevono e cianciano nel virtuale come nella vita vera, si ottiene la società così com’è e le famose verità inalienabili proclamate dalla mitica vox populi che sarebbe la tuonante e temibile voce di dio.
E chi non crede in un siffatto dio?
Oh quello è fuori dal bar, lo si mette alla porta con argomentazioni speciose. Chi non crede ma prima di aprire bocca si informa, è un troll, un disturbatore, la famosa pagliuzza nell’occhio di chi ha una trave infilata tra un orecchio e l’altro per non dire da qualche altra parte, ma sostiene l’impossibilità di tediarsi e tediare con le pagliuzze altrui.
L’uomo colto che non ostenta la sua cultura ma la usa semplicemente per ragionare su cose di cui ha studiato prima la portata, rappresenta un elemento di inevitabile contrasto e fastidio. Se poi quest’uomo è un donna, il fastidio è massimo nelle società ancora dominate dagli uomini. Epitteto diceva che “solo l’uomo colto è libero”, il che è molto discutibile. Anche l’uomo colto può mettersi sotto l’egida di un padrone, infatti, basti pensare al rapporto molto stretto di intellettuali “colti” in tutti i sensi, col campo del potere.
Poniamo il caso che un uomo colto voglia essere libero, per scelta, egli sarà anche solo, perché l’uomo libero non suscita simpatia, studia e ragiona troppo e ha lo straordinario vizio di argomentare sul pro e sul contro, contraddicendo l’opinionismo attraverso un pensiero che taglia trasversalmente il mondo.
Nell’epoca della semplificazione in cui tutti salgono in cattedra per dimostrare di sapere qualcosa su qualunque argomento, l’uomo colto che pensa liberamente, è una figura imbarazzante e sempre meno amata.
Siate ignoranti come capre dunque, se anelate all’amore universale, perché la gente ama gli sciocchi, i ser Ciappelletti con le pive nei berretti. Lode, lode, lode all’ignorante perché chi pensa è un lestofante.

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=L-iepu3EtyE

 

 

 

 

 

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