Roth, Lo scrittore fantasma

Philip Roth, Lo scrittore fantasma

Roth, Lo scrittore fantasma

Di Mary Blindflowers©

Roth, Lo scrittore fantasma

Philip Roth, Lo scrittore fantasma, Einaudi, credit Antiche Curiosità©

Se l’ossessione di essere ebreo avesse un nome e un cognome si chiamerebbe Philip Roth. Mi sono approcciata fiduciosa a Lo scrittore fantasma, descritto da taluni come un grande romanzo. Indubbiamente ben scritto, è tuttavia piuttosto noioso, a tratti ridondante con più d’una indulgenza ad un intellettualismo che gira su se stesso tramite una trama abbastanza deludente. A parte il tedio indotto dai dialoghi piuttosto sbiaditi e che terribilmente tradiscono i circoscritti privilegi degli ebrei ricchi, ha il pregio di svelare il marciume tipico del mondo accademico e delle raccomandazioni vissute come normalità.
La trama, ridotta all’osso, vede un giovane scrittore di belle speranze editoriali, che si muove nel mondo patinato dei salotti letterari per riuscire a conquistare un posto al sole. Il romanzo fa intendere molto chiaramente e senza mezzi termini che per andare dove si vuole andare nel mondo editoriale occorre ungere degli ingranaggi, conoscere personalità della letteratura, infiltrarsi in certi gruppi accademici. Ovviamente Roth parla degli ebrei, termine che ricorre continuamente nel romanzo come un disco rotto, nel caso il lettore non avesse capito di quale gruppo si parli. Il protagonista Nathan Zuckerman, un tipo piuttosto meschino di intellettualetto dedito alla masturbazione mentale e fisica, con l’ossessione misogina di mettere tutte le donne piacenti distese sul pavimento, cerca in qualsiasi modo di emergere coi suoi racconti attraverso untuose protezioni accademiche e ostentata ammirazione per scrittori già famosi, seguendo una corrente di piaggeria che induce il lettore ad odiarlo fin dal primo momento:

Dopo la conferenza ero stato invitato a un ricevimento al club degli insegnanti del professore di cui ero il protégé. Quando riuscimmo finalmente a farci largo nella cerchia degli ammiratori, gli venni presentato come l’autore del racconto che sarebbe stato discusso la mattina durante la lezione a cui Abravanel aveva accettato di partecipare… Mi fece pensare, in mezzo a tutti quelli che lo adulavano e lo adoravano, all’antenna di una radio col suo lumino rosso acceso in cima per mettere in guardia gli aerei che volavano a bassa quota. Indossava un completo sciantung da cinquecento dollari, una cravatta di seta bordeaux e un paio di mocassini coi fiocchetti neri, affusolati e sfavillanti… Abravanel mi strinse affabilmente la mano, e stava voltandomi le spalle, per stringerne affabilmente un’altra quando il professore ripeté il mio nome: – Certo – disse Abravanel, – N. Zuckerman -. Aveva letto una copia ciclostilata del mio racconto sull’aereo che veniva dalla West Coast; e l’aveva letto pure Andrea. – Tesoro, – disse lui – questo è Zuckerman… Andrea aveva solo cinque anni più di me… Dopo essersi laureata al Sarah Lawrence… aveva proseguito gli studi andando a lezione da Elizabeth Arden e Henry Bendel… il padre di Andrea era stato il primo collaboratore non pagato della prima amministrazione Roosevelt, e la madre era Carla Peterson Rumbough, la loquace parlamentare progressista dell’Oregon…

Insomma si parla della casta che raccomanda la casta in un clima di lisciate, elogi, ammirazioni smodate e sgomitate con opportune srotolate di lingua. Dato però che alla fine Abravanel sembra più interessato alle grazie formose di Andrea, che ai suoi racconti, Zuckerman trova un ripiego, Lonoff, uno scrittore solitario e famoso che forse potrebbe ascoltarlo di più:

 

Vedendola uscire dalla tavola calda al braccio di Abravanel, vedendo i suoi capelli che gli sfioravano la spalla mentre fuori in strada lei si alzava sulla punta dei piedi per sussurrargli qualcosa all’orecchio, mi resi conto che la sera prima… dovevano aver avuto ben altro che il mio racconto per la testa. Ecco dunque perché, da Quahsay, avevo spedito a Lonoff i miei quattro racconti pubblicati. Era chiaro che a Felix Abravanel non interessava minimamente avere un figlio di ventitre anni.

 

Quindi lo scrittore esordiente corre da Lonoff, non per ammirazione, ma per convenienza. La trama diventa piatta nelle conversazioni con Lonoff che vive in una casa isolata con la moglie e la giovane protetta scampata alla guerra. I dialoghi con Lonoff tradiscono un intellettualismo compiaciuto che diventa stucchevole piaggeria:

-Continui, il nesso tra me e Babel qual è?-
-Be’, ovviamente, nesso, non è la parola giusta. È di una somiglianza dovuta alla parentela che sto parlando. Come se lei fosse il cugino americano di Babel… In una delle sue storie di guerra c’è una frase… a ogni riga una piccola e splendida immagine… –

Come lo amavo! Sì, non poteva essere che amore quello che provavo per quest’uomo senza illusioni… Dovrei dire, a questo punto, che circa tre anni prima, dopo aver trascorso parecchie ore alla presenza di Felix Abravanel, non mi ero lasciato sconvolgere di meno. Ma se non caddi subito ai suoi piedi fu perché anche uno studente innamorato degli scrittori come me vedeva bene che con Abravanel un’adorazione così sconfinata… era destinata a non essere corrisposta.

L’unica ribellione vera di Nathan alla casta avviene quando non risponde al giudice che tempo prima lo aveva raccomandato all’università:

Per avvicinare il giudice mio padre dovette prima contattare un nostro altezzoso cugino: avvocato… il cugino Teddy lo aveva già aiutato un’altra volta a farsi ricevere dal giudice, quando mio padre si era messo in testa che io dovevo essere uno dei cinque giovani per i quali ogni anno Wapter scriveva lettere di raccomandazione agli uffici che si occupavano di ammissioni all’università, lettere che, dicevano, non mancavano mai di funzionare…

Quando Nathan scrive un racconto che mette in cattiva luce certi suoi parenti ebrei, il padre si preoccupa molto di ciò che può pensare la gente e quindi decide di dire al giudice Leopold Wapter di scrivere una lettera a suo figlio per convincerlo a non pubblicare quel racconto. Nathan non risponde, precisa anche poi uno dei motivi in una conversazione con la madre:

Mamma, lo dico malvolentieri, ma può anche darsi che la famosa lettera del giudice, ottenuta dopo grandi leccate di culo a destra e a manca, abbia avuto sull’Università di Chicago lo stesso effetto che avrebbe potuto fare una lettera sui miei requisiti scritta da Rocky Graziano.

Il testo in un crescendo di piaggeria, non è privo di imprecisioni davvero ridicole, per esempio confonde bellamente un fonografo con un grammofono con un giradischi, definendo lo stesso oggetto con tutti e tre i nomi, come se fossero la stessa cosa e come se tutti e tre funzionassero con braccetto e dischi. Peccato che il fonografo funzioni con un cilindro fonografico di ottone, non certamente coi dischi:

 

Mi permetto di mostrarle, prima di andar via, come funziona il fonografo. Abbiamo un’eccellente collezione di dischi di musica classica. Sa come si puliscono? C’è un panno… Vorrei mostrarle cosa succede se alla fine del disco il braccio non torna indietro fino in fondo… Lo seguii fino al giradischi… Questo è il volume, naturalmente. Questo è il tasto dello start… Ritto al fianco di E. Lonoff davanti al braccio disobbediente del suo grammofono… All’improvviso mi venne voglia di dargli un bacio…
Sono estasiato dal semplice fatto che li abbia letti (i racconti), e continua a strabiliarmi che mi abbia invitato a cena, e poi a passare la notte qui…

 

L’unico pregio del libro è quello di aver messo a nudo l’ipocrisia di una casta, senza tuttavia quella scrittura ipnotica e sublime che ci si aspetta da uno che viene considerato da parecchi, probabilmente troppi pappagalli ciarlieri, un gigante della letteratura.

I giganti forse esistono solo nelle favole, tutti gli altri sono uomini come tanti altri e di statura piuttosto normale.

E se come vociferano le male lingue, Nathan è l’alter ego di Philip, ora sappiamo anche come si diventa titani. Chi ha orecchie per intendere intenda e chi no, rimanga sordo.

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=IDhbZeZOBb0

 

 

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