Claude Tillier, scrittore rivoluzionario

Claudio Tiller, Mio zio Beniamino, Formiggini, 1922

Claude Tillier, scrittore rivoluzionario

Claudio Tiller, Mio zio Beniamino, Formiggini, 1922

Claudio Tiller, Mio zio Beniamino, Formiggini, 1922, credit Antiche Curiosità©

 

Mary Blindflowers©

.

Claude Tillier, scrittore rivoluzionario.

.

Claude Tillier dà alle stampe Mon oncle Benjamin nel 1843.

Si tratta indubbiamente di un piccolo capolavoro di letteratura umoristica, con caratteri finemente cesellati come in un cameo. L’opera fece la sua comparsa in Italia soltanto nel 1922 quando Formiggini pubblicò in seconda edizione, per la collana I Classici del ridere, la prima versione integrale italiana a cura di Massimo Buontempelli, con belle xilografie di G. C. Sensani.

Scrive lo stesso Buontempelli:

Mon oncle Benjamin di Claude Tillier, uscito nel 1843, rimase dapprima quasi ignorato; poi si divulgò rapidamente e in Francia e fuori; nel Belgio, in Olanda, in Germania ove se ne fecero parecchie traduzioni e moltissime edizioni. In Italia non era mai stato tradotto, credo, fino a due anni fa, quando io stesso ne procurai una riduzione per fanciulli che fu pubblicata prima dalla Casa editrice italiana, poi passò nella collana azzurra Bemporad. Ma la nuova traduzione che qui presento è la prima integrale. Quando apparve la detta edizione del Tillier e di questo romanzo, che è la più importante opera sua, scrisse Fernando Palazzi una diffusa e acutissima critica (Cronache Letterarie, 16 ottobre 1911), la quale, a evitare inutili rifacimenti e ripetizioni mi parve opportunissimo riportar qui, a modo di prefazione, poiché l’autore me ne ha dato il consenso.

E veramente la prefazione di Palazzi è arguta, scritta indubbiamente con arte, tuttavia, forse perché originariamente destinata ad un’edizione epurata, si appunta più sul lato nostalgico del libro che non sul suo contenuto antidogmatico. Tillier era infatti uno scrittore che possiamo definire senza paura di sbagliare, controcorrente per la sua epoca bigotta. Forse uno dei motivi dell’iniziale quanto immeritato scarso successo del libro, fu la portata rivoluzionaria delle affermazioni dei suoi personaggi che mentre attraversano le avventure piacevoli e spiacevoli della vita, esprimono la loro visione del mondo. E si ha come il sospetto che il personaggio sia la scusa che Tillier usa per gridare le proprie idee avanzate sul matrimonio, il battesimo, la religione, la guerra, la giustizia, le ingiustizie sociali e di casta, la libertà, l’assurdità del sangue blu e perfino il duello. Invece di scrivere un noioso trattato di retorica, Tillier ci diverte con un romanzo scanzonato e un poco visionario in cui i protagonisti chiacchierano e discutono sul mondo.

Beniamimo Rathery è un burlone di medico squattrinato e generoso, amante del buon vino e delle battute salaci, una specie di Marcantonio della risata e del buon vivere con scarsi mezzi, che ha in odio la nobiltà, sopporta poco il curato e fa discorsi progressisti. Un bel giorno la sorella decide di combinargli un matrimonio con Arabella, la figlia del ricco Minxit, un nome, una garanzia, un simpatico dottore senza studi, cialtrone ma di buon cuore, analizzatore di urine, ricco e crapulone. La trama si dipana in un crescendo di episodi ricchi di humor e acutezza mentale. Più che la successione degli eventi però, è interessante l’analisi sociale che Tillier fa attraverso i personaggi.

Per esempio, quando a Beniamino combinano il matrimonio, egli fa un discorsetto che oggi può sembrare scontato, ma all’epoca non lo era affatto:

Basta che quei buoni genitori pensino, nella propria anima e nella propria coscienza, che la figliuola è felice. Quanto alla sua condizione, s’aggiusti.  Ogni sera la moglie facendosi i riccioli e il marito mettendosi il berretto da notte, si lodano di aver maritato così bene la loro figliuola. Ella non ama il marito ma si abituerà ad amarlo; con un poco di pazienza si riesce a tutto.  Essi non sanno che cosa sia per una donna un marito ch’ella non ama. È un fuscellino bruciante che non può levarsi dall’occhio; è un mal di denti che non le lascia un momento di riposo. Alcune si lasciano morire di pena, altre vanno a cercare altrove l’amore che non possono avere dal cadavere al quale sono state attaccate… Voi dite: ecco dei buoni genitori… E io dico: ecco degli odiosi egoisti. Niente è più ridicolo del mettere il vostro modo di sentire al posto di quello di un’altra persona; è voler sostituire il vostro organismo al suo…

Tillier è straordinariamente progressista anche in materia religiosa:

Poniamo che la religione sia una fiera delle sette corna. Chi non crede che a sei delle corna si ride di chi crede al settimo; chi crede a cinque corna, ride dei credenti in sei. Sopraggiunge il teista che si ride di tutti coloro che credono che la religione sia davvero una bestia con le corna; e finalmente giunge l’ateo che ride di tutti gli altri; e poi crede in Cagliostro e si fa fare il gioco delle carte. Insomma, c’è una sola persona che non sia superstiziosa, quella che crede soltanto a ciò che è dimostrato.

Quando Beniamino viene invitato a far da padrino al nipote ha le idee molto chiare sull’utilità di battezzare i neonati quando non possono capire nulla e gli viene imposta una religione:

Ma andarmi a piantare come un grande imbecille davanti al fonte battesimale, con un cero in mano, in fede mia, no, cara sorella non pretendere tanto da me; la mia dignità d’uomo vi si ribella… E poi che cosa ti fa tanta premura di far battezzare il tuo marmocchio? Forse è una terrina di pasticcio di fegato od un prosciutto di Mayence che si guasterebbe se non fosse salato immediatamente? Aspetta che egli abbia venticinque anni; almeno potrà rispondere lui stesso… vuoi che a nove giorni egli abbia abbastanza discernimento per scegliersi una religione? Andiamo, via! Vedi bene che non è ragionevole.

 
Forse per questo il libro è stato pubblicato nella cattolicissima Italia soltanto agli inizi del novecento, per il suo contenuto anticlericale e la sua ineccepibile logica stringente che di certo nel paese del Papa, non è ancora gradita a molti, troppi, per decretare Tillier grande scrittore o nominarlo nelle scuole, ma di fatto la sua opera parla da sola. Tillier non va lasciato nel dimenticatoio in cui la morale reazionaria lo ha relegato.

Anche le idee sulla famiglia erano piuttosto anarchiche e Tillier le esprime per bocca di Minxit:

Una famiglia vi lega, vi ostacola in mille modi; bisogna che obbediate alle sue idee e non alle vostre; non siete libero di seguire la vostra vocazione e nella via in cui vi gettano spesso vi trovate impantanato fin dal primo passo…

Il fatto che Tillier faccia pronunciare questa frase proprio al Minxit che aveva combinato il matrimonio della figlia, è una raffinatezza concettuale, perché indica la presa di coscienza del personaggio, scava nell’interiorità, senza mostrare minimamente di farlo.

Beniamino poi è contrario ad ogni discriminazione sociale in un’epoca in cui la discriminazione sociale era la regola:

Noi valiamo quanto voi (nobili), e siamo più numerosi di voi; perché dovremmo continuare ad essere vostri schiavi, perché vorreste rimanere nostri padroni?

La nobiltà ò la cosa più assurda che sia. Dio ha forse fatto le erbe del prato una più alta dell’altra? E ha inciso stemmi sulle ali degli uccelli o sul mantello delle fiere? Che cosa vogliono dire questi uomini superiori che il re fa con delle patenti, come fa un doganiere o un impiegato di Stato? “A datare da oggi voi dovete riconoscere il signor Tal dei T, ali come uomo superiore, firmato Luigi XVI…” oh che superiorità ben fondata… Un contadino è fatto conte da Enrico IV perché ha offerto a sua Maestà una buona oca; se con l’oca c’era un caprone, eccolo Marchese… Eh vedete un po’ da che cosa dipendono le grandezze di questo mondo! Se l’oca fosse stata un po’ più o un po’ meno cotta, se vi avessero messo un pizzico di sale di più, o un pizzico di pepe di meno, se fosse caduta un po’ di fuliggine nella leccarda, o un po’ di cenere sui crostini, se l’avessero servita un po’ più presto o un po’ più tardi, c’era in Francia una famiglia nobile di meno.

Tillier, il rivoluzionario, leggetelo.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=xwtdhWltSIg

 

 

Post a comment