Ali, Luciano De Vita

Ali, Luciano De Vita

Ali, Luciano De Vita

Di Mary Blindflowers©

L'ostrica di De Vita

Luciano de Vita, I quaderni dell’Ali n° 5, credit Mary Blindflowers©

 

Correva l’anno 1880 quando Giovanni Verga in Fantasticheria da Vita dei campi, scriveva:

– Insomma l’ideale dell’ostrica! – direte voi. – Proprio l’ideale dell’ostrica! e noi non abbiamo altro motivo di trovarlo ridicolo, che quello di non esser nati ostriche anche noi -. Per altro il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere, […] questa rassegnazione coraggiosa ad una vita di stenti, questa religione della famiglia, […] mi sembrano – forse pel quarto d’ora – cose serissime e rispettabilissime anch’esse.

L’ostrica, simbolo del femminino ma anche della famiglia, dei valori, e più filosoficamente del rapporto anima-corpo, è metafora stoica, gnostica, platonica e neo-platonica. L’anima è l’ostrica, racchiusa nel suo guscio, il corpo appunto.

Scriveva Platone nel Fedro:

Ma la bellezza brillava allora intera ai nostri occhi, quando insieme col coro dei beati, seguendo noi Zeus, altri un altro Iddio, godevamo d’una vista e d’uno spettacolo beatificante, e c’iniziavamo alla più beata, è ben lecito dirlo, delle iniziazioni che celebravamo, allorché perfetti e immuni dei mali che ci attendevano nell’avvenire, iniziati ai più profondi misteri, godevamo di quelle visioni perfette, semplici, calme, felici, in una luce pura, puri noi stessi e non sepolti in questa tomba, che chiamiamo corpo e che trasciniamo con noi, imprigionati in esso, come ostriche nel proprio guscio.

Gregorio di Nissa nel De Beatitudinibus, parlando dell’anima umana:

Nel modo delle testuggini e delle ostriche, come testaceo vincolato in qualche modo al tegumento, è impedita e trattenuta a ogni movimento, e certamente assieme a questo tegumento trascina tutto il peso della vita.

Il tema dell’ostrica è presente in modo ossessivo anche nella produzione di Luciano De Vita, assistente di Giorgio Morandi all’Accademia di Belle Arti, un artista a cui l’Ali, Associazione Liberi Incisori, ha dedicato il quaderno n° 5 ricco di immagini e preziose testimonianze sulla vita del grande incisore.

Profondamente segnato dall’esperienza della guerra dove perse anche un fratello gemello omozigota, De Vita trasferirà nelle sue incisioni l’angoscia di aver vissuto l’esperienza bellica in prima persona.

Il demoniaco, il sotterraneo, le mostruosità che ricordano Goya, Ernst, a tratti Bosch, Brueghel e Munch, sono comunicato del brulicante quanto tormentato universo dell’inconscio che si fa arte. L’uso costante di simboli, le atmosfere sulfuree, fanno da contorno al nucleo palpitante sigillato e impenetrabile, l’ostrica sempiterna che tradisce un peso che “non decolla”. Le incisioni la propongono costantemente, come un sogno ricorrente da cui l’artista non riesce a liberarsi. La metafora di questa medesima ostrica viene riproposta anche nei dipinti, sicuramente meno convincenti delle incisioni. De Vita non era sicuramente un pittore, ma un grande incisore sì. Aveva un curioso rapporto col colore, preferendo le ombre, i cupi, i colori smorti che rimandano costantemente all’oscurità. Gli sfondi di molte sue incisioni prediligono il nero, le figure vi emergono infatti come da una lunga notte surreale e disegnano caroselli e giostre di personaggi e autoritratti, streghe, demoni, mostri, teste aggrovigliate e sabba ripetuti esotericamente tre volte, crocifissioni, matricidi compiuti, guarda caso, da mostri che hanno la testa di un’ostrica.

Il tema misogino che è indubbiamente e innegabilmente presente, reso esplicito nel titolo dell’incisione “i matricidi”, viene continuamente modulato dall’ostrica,  dolore, ossessione anche spesso camuffata in forme complesse. L’angoscia dell’ostrica-famiglia, madre-matrigna, viene stemperata attraverso immagini fluttuanti o in movimento incatenate ad altri gruppi di figure, ritmate da un anticolorismo persistente.

Il quaderno Ali dedicato a De Vita, di 214 pagine, tiratura di 600 copie, rappresenta una testimonianza interessante su De Vita.

L’artista è stato ricordato anche con una mostra intitolata Luciano De Vita. Autoritratto, svoltasi da mercoledì 4 settembre fino al 4 ottobre 2019 presso la Biblioteca d’arte e di storia di San Giorgio in Poggiale (via Nazario Sauro 20/2, Bologna), dove sono state esposte oltre 50 incisioni che ne hanno ripercorso l’intera carriera.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

http://www.alincisori.it/

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