L’isolamento culturale nei social

L'isolamento culturale nei social

L’isolamento culturale nei social

Di Mary Blindflowers©

L'isolamento della cultura nei social

Antique French Large Carved Wooden Printing Block, credit Antiche Curiosità©

 

Lo stupidario social miete le sue vittime, girini da condivisione che apprezzano, si scandalizzano, plaudono e non leggono nulla. Postano la foto di uno stralcio dell’articolo di un famoso giornale nazionale in cui si parla di “confusione sessuale” circa l’omosessualità. Gli utenti si indignano, gridano che la stampa nazionale è davvero sessista se veicola questo tipo di opinioni. Peccato che l’opinione non sia l’opinione dell’articolista ma la citazione della frase di qualcuno, infatti è opportunamente virgolettata. Le virgolette servono a riportare il parere di altri e far capire che non si tratta di una propria considerazione. 97 condivisioni per una notizia che non esiste, una notizia che non è nemmeno una notizia.

Un presunto quanto improbabile intenditore di anticaglie posta la foto di un sopprammobilino kitsch dicendo che si tratta “di una riproduzione di cintura di castità degli inizi del Novecento” con due belle viti girevoli che tengono una placchetta con su scritto a chiare lettere cintura di castità, trionfo della chincaglieria a buon mercato. Quando qualcuno fa notare che si tratta di un oggetto fatto ieri, l’intenditore dice: “vabbé primi novecento, anni 80-90, più o meno è uguale”.

L’approssimazione, la disinformazione e il plauso di gente che crede a tutto quello che pensa di vedere ma non vede perché non ha voglia di capire nulla, sottolineano lo status normale dei tempi in cui viviamo. E non si può dire nemmeno che sia un fenomeno recente. I social hanno soltanto enfatizzato la stupidità, la credulità popolare, ma nei tempi antichi era più o meno lo stesso. La miracolistica, per esempio, era faccenda assai seria. La gente credeva, credeva ciecamente, senza bisogno di capire, di approfondire nulla, anche perché in pochi avevano la possibilità di studiare.

Oggi tutti si vantano di sapere tutto perché viviamo nell’epoca dell’informazione globale, quindi in teoria, molto in teoria, non si ammette ignoranza. Ma il tempo è denaro, correre correre, ci sono altri che capiscono per noi e veicolano informazioni per farci indignare, commuovere, pregare, bestemmiare, imprecare. Ci sono altri… Si crea un rapporto di necessità dipendente, per cui la testa può anche perdersi, non serve. C’è il venditore di chincaglie che ti assicura che la bella époque è uguale agli anni 90, che sostiene che la cintura di castità è invenzione medioevale, trascurando il fatto che anche i musei hanno levato le presunte cinture di castità dalle collezioni rinascimentali. Infatti gli esperti che talvolta sono esperti solo sulla carta intestata dell’università, si sono accorti dopo tanto tempo che la cintura di castità era soltanto un’invenzione letterario-fantastica e non esisteva di fatto né nel Medioevo né nel Cinquecento. Le cinture che per tanto tempo sono state spacciate per cinquecentesche nelle bacheche museali, erano in realtà dell’Ottocento, epoca a cui risalgono gli unici esemplari antichi che esistano.

L’approssimazione non richiede approfondimento, le notizie girano, potenziando il desiderio di intervento anche su cose di cui non si sa assolutamente nulla. Così di fronte ad un oggetto di pessimo gusto del 2002 spacciato per antico, non mancherà chi parlerà di meravigliosa antichità. Di fronte a un articolo di giornale in cui si cita, le virgolette verranno trascurate, perché la punteggiatura diventa un’opinione; l’importante è esserci, a tutti i costi, dire qualcosa per esistere, parlare su aspetti mai indagati, su qualsiasi cosa, condividere, far girare, essere molto social.

In questo sintetico stupidario non può mancare il borghesone carico di quattrini che ti accusa di fare apologia dell’ignoranza se soltanto osi dire che non tutti hanno le stesse possibilità di istruirsi e che la cultura ha comunque un costo. Per sostenere il contrario va perfino a scomodare Gesù Cristo, sostenendo che era figlio di un falegname, quindi povero, nato in una mangiatoia, ma rimarrebbe il più grande filosofo della storia. Per cui sappiatelo, se per caso volete parlare una lingua straniera e dovete pagarvi un corso, dite a chi lo organizza che non avete i soldi ma che però Cristo era figlio di un falegname e che neppure lui avrebbe avuto i soldi. Siccome in sintesi la cultura è per tutti, volete fare il corso e istruirvi senza pagare, proprio come farebbe Gesù. Provate poi a sentire cosa vi risponde l’interlocutore.

Anche quando dovete versare le tasse dell’università potrete usare lo stesso metodo favolistico, dicendo all’addetta di segreteria che volete iscrivervi gratis perché non potete pagare ma non volete rimanere ignoranti, visto che, come si dice sui social, chi rimane ignorante nel 2019 è uno che vuole rimanere tale, l’istruzione è per tutti. Chi nega questo farebbe apologia dell’ignoranza, perché ormai la sentenza è entrata nel circuito di massa, tanto che a forza di reiterarla, come una ipnotica preghiera, tutti finiscono col crederci.

La vera cultura è dire no, ragionare. Ma non vi illudete che la cultura vi aiuti a socializzare. L’uomo colto, proprio perché pensa in autonomia, non è popolare, non è simpatico, non fa proseliti, e più è colto più cammina sulla strada dell’isolamento. Del resto non si può avere tutto dalla vita.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=o3VEaTN6mF0

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