Siamo tutti ignoranti, buon risveglio

Siamo tutti ignoranti, buon risveglio

Siamo tutti ignoranti, buon risveglio

Di Mary Blindflowers©

 

Siamo tutti ignoranti, buon risveglio

Il volo, credit Mary Blindflowers©

 

La sentenza apodittica, l’aforisma come perla di saggezza popolare che pensa di trasmettere incontrovertibili verità, la sintetizzazione banale della complessità della vita dell’uomo e del mondo in una frase ad effetto che sentenzia senza dire nulla, che ha la pretesa dell’universalità senza andare oltre una contingenza parziale, una visione limitata e limitante dei fatti. Questi sono i social, questa è la società, ingabbiata dentro la condivisione di frasettine che dovrebbero dare la misura della verità assoluta. Peccato che la verità sia sfuggente, più o meno pronta a diverse interpretazioni che non sempre si accordano tra loro. “Se sei ignorante nel 2019 significa che vuoi essere ignorante”, una frase lapidaria che omette le differenze sociali, fingendo che non esistano, una frase che non specifica il tipo e la qualità dell’ignoranza, perché parliamoci chiaro, tutti siamo, in una certa misura, ignoranti. Se il soggetto X è istruito ma non conosce il giapponese, ignora quella lingua, è ignorante, non ha la possibilità materiale di andare in Giappone, troppi soldi, non riesce a fare un corso. Il soggetto X vorrebbe viaggiare, conoscere il mondo, aprire la mente, come dicono le pubblicità dei depliant delle agenzie di viaggio, ma non ha soldi sufficienti, resta a casa, chiuso tra quattro mura, a coltivare la propria ignoranza sul mondo che non può vedere ma solo immaginare a causa delle sue tasche vuote. Il soggetto X dopo il diploma vorrebbe studiare medicina, ma non ha sufficienti possibilità economiche, quindi non continua gli studi e non saprà mai come curare un eczema o operare un paziente di appendicite. Fingiamo ipocritamente di ignorare che poteva magari diventare un grande chirurgo e non ha potuto studiare? Il soggetto X va in biblioteca a consultare un libro di cui ha sentito parlare, ma la bibliotecaria gli dice che quel libro è antico, quindi per consultarlo occorre la firma dell’élite, di un docente universitario, che come nel Medioevo, in un rapporto tra padrone e vassallo, consentirebbe a X di aprire quel testo. Di fatto X non ha contatti con i docenti, quindi continuerà a non sapere, a ignorare tristemente quello che c’è scritto in quel libro, perché la cultura non è per tutti,  questo è un fatto, non un’opinione. Ai polli si butta il becchime, si consente loro di consultare i libri in voga, quelli innocui, che non fanno pensare, e indirizzano verso il politicamente corretto. Il resto è out. Poi X si rallegra pensando che c’è chi sta peggio, il bimbo asiatico, africano o delle favelas brasiliane nato povero che non andrà nemmeno a scuola, non avrà nessuna possibilità di istruirsi.  E se anche quel bambino fosse un potenziale genio, se solo venisse istruito, è povero, quindi verrà comunque condannato al silenzio, sarà uno degli invisibili. X pensa così di essere nato in un Paese civile perché potrà leggersi il libro di Scalfari e di Coelho in biblioteca (quelli si possono consultare senza permessi, il mangime infatti è a buon mercato e si trova ovunque), anche se rimarrà ignorante come una capra circa quel libro antico che da anni vorrebbe consultare ma non ha la possibilità di comprare o visionare.

L’ignoranza dunque nel 2019 è voluta da chi ce l’ha?

Fino a un certo punto. Certo, ci sono anche ricchi che hanno la stessa voglia di imparare di un’unghia d’asino, ma cosa vuoi che importi? Un ricco ignorante è ricco, un povero ignorante è povero e ignorante.

Prima di sintetizzare il mondo in frasi lampo, bisognerebbe fermarsi a riflettere, capire cosa si stia dicendo, analizzare, smontare, destrutturare il meccanismo, per comprendere cosa mai si nasconda dietro il sentenziare, la saggezza spiccia venduta un tanto all’etto agli avventori dell’Hotel della luna, che cercano di abbronzarsi abbacinati dai raggi notturni di una Selene che vive di riflessi. Perciò riflettano ma non di riflessi, quelli che condividono beati frasi ad effetto pensando di diffondere cultura nel mondo; quelli che ti dicono che per imparare una lingua straniera devi fare un corso a pagamento e poi di seguito un bel viaggetto e stare anni sul posto dove si parla quella lingua, senza specificare con quali mezzi; quelli che disprezzano chi non sa interpretare l’articolo di un giornale o chi non sa nemmeno leggere,  senza sapere quali e quante vicende hanno portato quell’uomo o quella donna a non saper leggere.

È l’etica pseudo-intellettuale della superficie, della non indagine, dell’appiattimento del mondo stipato dentro un salottino di velluto, costretto a prendere un the troppo zuccherato e panotticizzato in una macrorealtà che non esiste. Esiste invece il microreale, esistono le persone, e caso per caso, perché ciascuno ha una storia diversa che non può essere condensata pedissequamente in una frasettina stile social cotto e mangiato per tutti, amen, la messa è servita. Quindi prima di dire che uno è ignorante perché se l’è voluta, perché vuole esserlo, dato che siamo nel 2019, e la cultura sarebbe accessibile a tutti, cosa non vera, bisognerebbe mordersi la lingua, anche perché cosa significa ignorante? Chi può dire io so tutto? Chi è esente da qualche forma di ignoranza causata molto spesso dall’impossibilità economica o dalle circostanze avverse?

Chi è senza peccato d’ignoranza scagli la prima pietra prima di lapidare gli altri perché non è affatto vero che siamo artefici del nostro destino.

Ci siamo costruiti un mondo artificiale foderato di soldi. Per viaggiare, studiare, respirare, vestirsi, sfiziarsi, leggere, abitare, mangiare, occorrono soldi e chi nega questo dicendo che se nel 2019 sei ignorante è perché lo vuoi, dato che tutti si possono istruire, nega la realtà e vive nel mondo delle favole. Buon risveglio.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=6rPhxzYX31o

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