Librerie, non vendono libri

Librerie, non vendono libri

Librerie, non vendono libri

Di Lucio Pistis©

 

Librerie, non vendono libri

Antique Engraving Print, Philosophical Experiments on the Porosity of Bodies, 1757, credit Antiche Curiosità©

Perché le librerie chiudono?

La visione unilaterale e interessata della realtà finisce con l’essere meno reale del virtuale quando si omette, si tralascia di dire, perché tale dire potrebbe risultare pesante a stomaci delicati, abituali all’edulcorazione e alla lisciata di mito vecchio.

Le librerie chiudono. Perché?

Le analisi si sprecano, c’è chi punta il dito sulle vendite on line, su Amazon, il colosso che tutto ingloba, tratta i dipendenti come criceti e vende libri come patate o scarpette per l’inverno. Poi ci sono le grosse catene che vendono libri e cd, Feltrinelli, Mondadori, etc. Sì dà il caso che Amazon forse venda molte più scarpe e tecnologia che libri. Lo stesso dicasi per e-bay. E anche le grandi catene che vendono libri a volte chiudono i battenti, esattamente come una libreria indipendente. La storica Feltrinelli di Via Manzoni a Milano ha chiuso, i dipendenti sono stati ricollocati in altre librerie della catena.

Sono anni che non metto piede in nessuna libreria facente parte di grandi catene, primo perché non trovo mai quello che voglio, ma i soliti libri dei soliti noti; secondo, i prezzi sono alti, la carta spesse volte pessima, i commessi potrebbero vendere lupini dato non saprebbero nemmeno la differenza tra una pagina scritta e un torsolo di mela, inoltre mi deprimono le pile di libri tutti uguali dello stesso autore che rimangono invendute proprio perché la grande editoria pubblica libri che, nonostante si dica il contrario e si parli di mirabolanti vendite, rimangono impilati dove stanno. Puoi passare dopo un mese, la pila di quei libri sta ancora là. Le librerie chiudono perché la grossa editoria pubblica libri che legge solo lei, e i lettori, quelli che leggono sul serio, si sono letteralmente stancati di essere presi per i fondelli e di entrare in librerie dove di libri se ne vedono ben pochi.

I piccoli librai spesso hanno gli stessi libri delle catene editoriali. Se entro in una piccola libreria mi aspetto qualcosa di diverso, ma se ci trovo dentro Dan Brown e Moccia, esco e non compro nulla, esattamente come non compro nulla nella libreria Feltrinelli che per me può anche chiudere, come può chiudere il piccolo libraio che non ha il coraggio di proporre un libro vero, un libro per lettori, non un’accozzaglia di pagine fatte per il signore che quel giorno deve andare in spiaggia e una tantum compra un libro, per far vedere agli amici che legge. Il lettore vero non è quello che ti chiede Gramellini o Piero Angela perché ha visto la pubblicità in Tv o sul giornale della domenica, o perché ne parlano tutti; ti chiede Ignazio Silone o Marcello Venturi. In libreria io, lettore, mi aspetto di trovare un libro, non qualcosa che semplicemente gli somigli nell’aspetto esteriore. E il lettore non è quello che si compra Volo, ne legge due pagine, lo butta da una parte e va a comprarsi la sciarpetta su Amazon o ai grandi magazzini. Il lettore vero non compra un libro una volta ogni tanto, giusto per dire che non è del tutto ignorante, compra libri in continuazione, perché finito un bel libro, vuole che l’avventura continui con un altro testo altrettanto interessante e si legge Guénon, Camporesi e Wilde non i libri degli Angela o di Coelho. E a chi dice che si può leggere entrambi e apprezzarli tutti e due, dico che mente sapendo di mentire. Il lettore vero è abituato ad un certo tipo di profondità, per cui leggere sulla superficie non lo soddisferebbe mai. Dopo che ha chiuso Baudrillard, Ionesco o Jebeleanu, non si va a leggere i pigolii di Augias, Wilbur Smith o Arminio. Certo si può anche far finta di essere onnivori e di leggere tutto quello che capita, per sembrare democraticamente alla moda. Ma è proprio questa specie di pseudo-tolleranza sul libro che ci sta portando alla rovina, allontanando i lettori dalle librerie. Un lettore compra libri non operazioni commerciali. E la libreria deve vendere libri, non mondezza. E poi smitizziamo anche la favola che nella piccola libreria trovi il calore umano, la simpatia, l’accoglienza. Non è vero, alcuni gestori di librerie sono scortesi e poco professionali, tanto snob che ti piacerebbe prenderli a calci nel sedere o fargli mangiare uno dei libri che espone in vetrina. Basta con l’idea che il libraio sia una specie di santo votato al martirio. I santi non esistono. Alcuni venditori sono pure disinformati, perfino ignoranti e mettono in vetrina libri commerciali esattamente come il grosso store dove il commesso sottopagato non sa neppure cosa ti stia vendendo. Allora che chiudano pure. Se semini vento, raccogli tempesta. Il calo dei libri letti non si arresta e non si arresterà, almeno fino a quando gli editori che contano non si decideranno a pubblicare libri per chi legge, fino a quando i librai non si decideranno a vendere libri degni di questo nome.

Allora ripetiamo la domanda. Perché le librerie chiudono?

Perché non vendono libri.

Per conto mio preferisco le librerie indipendenti, quelle che ancora vendono libri e resistono, consapevoli del fatto che il libro commerciale lo trovi dopo sei mesi buttato su una bancarella a due spicci e nemmeno lo vuole più nessuno.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=clzc-_2nTF4

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