Di Mary Blindflowers©
Antidoto di Carlangelo Mauro, Campanotto Editore, nota di Umberto Piersanti, anno 2000. Leggendo la prefazione che parla di “un afflato lirico gentile e tenace”, di uno sguardo stupito e accogliente “sul paesaggio devastato dei nostri anni”, ci si fa l’idea di una poesia efficace. Addirittura il prefattore parla di versi “controtendenza”.
Ho letto tutto il libro e francamente non ho compreso bene a cosa si applichi il termine usato da Piersanti. Di controtendente nel testo non c’è assolutamente nulla, in compenso lo stile arcaico, completamente aritmico, è gravato da una stanchezza contenutistica e stilistica che sa di vecchie cose impolverate, non di futuribile domani:
…
Sul tuo sguardo improvvisi
umori si fronteggiano
mentre la lista dei capelli
ondeggia implacabile
ti fermi per un attimo
ti immergi
lontano da me
…
Il ritmo manca del tutto, il significato è davvero elementare, mentre i capelli ondeggiano il soggetto della lirica, presumibilmente una donna, si allontana. Non c’è alcuna emozione in questa poesia, lascia veramente il tempo che trova. L’assenza completa di rima non viene sostituita da immagini efficaci, ma da una sbiadita considerazione umorale, che non va oltre la superficie e la fisicità.
Che cosa comunica al lettore questa poesia?
Nulla.
Cosa ci sia di controcorrente, di rivoluzionario in questa lirica, lo sa solo chi ha scritto la prefazione del libro. Per me rimane un mistero.
…
Eccone un’altra:
…
Il fumo della casa scura
s’affollano i margini
del sentiero dove
m’incammino riarso
di parole in effluvio
puoi sentirti azzerato
quando t’ascolto tra rami
sibilo nel rumore
…
Frammentaria fin dal primo verso sgrammaticato, incomprensibile nel significato, di una incomprensibilità intimistica che non vola ma ha le ali tarpate dal suo stesso cripticismo assurdo, dal suo flettersi su se stessa, come se il poeta l’avesse scritta per sé e non per dei lettori. Frammenti di pensiero buttati a caso sulla carta. La musicalità è anche qui bandita, lo stile è frusto, antiquato, non c’è ricerca semantica, gli accostamenti non hanno pathos. Questa è la caratteristica principale delle liriche di Mauro, la mancanza totale di sentimento, e non parlo di quel sentimento trivio e volgare stile cuore, amore che pervade tanta lirica nostrana, ma proprio di verve, di energia, è una poetica depauperata di forze e anche di un senso compiuto che permetta al lettore di capire cosa si stia realmente dicendo; quel senso che cerca di far sprofondare la scena per cogliere qualcosa che gli altri non colgono, fosse pure un vuoto, una lacerazione, qui manca. Non c’è sofferenza, non c’è sangue, non c’è vigore ma una sostanziale atonicità. Si tratta di immagini affestellate che danno la forte impressione di non significare proprio nulla.
…
Ecco cosa scrive relativamente alla televisione:
…
Vorrei che tu ti svuotassi
luci e colori
musica e vibrazioni
magicamente accesa
nel cuore
di un albero di loto
…
Vorrebbe una televisione vuota di luci e colori che si accende per magia nel cuore di un albero. Cosa significa? È una nostalgia di uno stato edenico-naturale in contrapposizione alla macchina? La semplicità elementare dei versi ancora una volta non convince, non c’è il minimo accenno di critica ai programmi, ai contenuti, non c’è profondità. Esteticamente poi non è nemmeno gradevole, quindi non fa parte di quella schiera di poesie inutili e “belline”, perché non è nemmeno bellina, è decisamente brutta e vuota di senso, sembra scritta da un bambino.
I prefattori dovrebbero leggere meglio le poesie su cui scrivono la nota critica e andarci cauti con le definizioni.
https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/
https://www.youtube.com/watch?v=YfLUYSxCmyw