Errare humanum est, sed perseverare diabolicum

Politics and nature, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

Errare humanum est, sed perseverare diabolicum

Di Mary Blindflowers©

 

 Errare humanum est, sed perseverare diabolicum

Politics and nature, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

La letteratura è una traslazione di vita alterata, modificata e simbolizzata che marchia la pagina bianca, esulando dall’esperienza da cui può essere stata generata, per diventare messaggio che abbia un tono universale. L’autore ha un ruolo che spesso è esagerato nella dinamica del nome. Si compra un libro se chi lo ha scritto ha un nome eclatante, derubricato dai media che contano, non per il suo contenuto. Questo è un atteggiamento consumistico di chi in realtà non sa e non vuole leggere e si ritrova ancora all’abc, uno stato di primitivo intorpidimento mentale per cui si accetta soltanto l’etica del nome, l’imprinting del déjà-vu replicato.

Le polemiche sulla letteratura a mio parere, devono restare in ambito letterario, invece molto spesso si insiste sul gossip legato al nome. Questo accade perché gli autori snaturano la loro essenza e diventano una pubblica insegna pubblicitaria voluta dal potere, pubblicizzata dai partiti. L’autore così si fa portavoce non della sua arte, che è la sola cosa che conti, ma dell’idea propagandistica di chi gli ha reso il servizio del nome che conta, di chi ha fatto in modo che quel nome fosse ripetuto e rimbalzasse un poco dappertutto.

Questo però non è fare letteratura. La letteratura non è gossip, non è pubblicità, non è nemmeno costruita su premi letterari che il sistema elargisce sempre ad autori molto in vista che pubblicano con editori altrettanto importanti. Esiste l’autostrada, quella frequentata da cani e porci, quella dove tutti vanno, ma ci sono anche le stradine di campagna, quelle lontane dai clamori, dal chiasso assurdo dei clacson assordanti di chi conta. Fare letteratura non significa inquinare l’aria con visibili e pacchiani modelli di macchine di lusso, che piacciono tanto al popolino che non ha mai avuto niente e crede nei miracoli, fare letteratura significa spesso percorrere strade sconosciute, tranquille, in cui il pensiero ha modo e possibilità di esercitare le sue funzioni migliori.

Scriveva Luigi Leonardi nella poesia Ad Emilia Sorda: Se i Filosofi, i Poeti,/ Per fuggir le ciarle e il chiasso,/ Se ne vanno queti queti/ Fuor di porta soli a spasso/ E lontani dal clamore,/ Meditando passan l’ore:/… Se trovandoti nei crocchi,/ Non udendo quel molesto/ Cicalar di tanti sciocchi,/ Puoi per tutto, ove ti pare,/ Occuparti a meditare?/1

E come dargli torto?

L’unico clamore che un testo veramente poetico dovrebbe avere è la sua stessa musicalità di fondo, il ritmo che lo anima, il suo intrinseco canto.

Tutto il resto è solo contorno che serve da mangime per polli. Perciò non dispiacetevi se non siete sufficientemente agganciati o ricchi da essere inclusi nel grande giro del pollame da batteria; non dispiacetevi se vedete certi scrittori che diventano come se niente fosse, attori, presentatori, opinionisti, fuffologi, truffologi, sotuttologi iper-premiati, iper-acclamati, super-conosciuti, sopravvalutati; non vi alterate se si nascondono dietro le gonne del loro ghost writer e presentano la loro faccina semiglabra di saggi del duemila e oltre in tutte le reti di Stato, e hanno sempre un parere su tutto (beati loro), e anche se sono stati condannati per plagio letterario, parlano della loro grande originalità letteraria, del loro straordinario talento artistico.  No, non vi offendete, se la letteratura sta morendo, per essere sostituita da un’arida nomenclatura che si pubblicizza ogni minuto e populisticamente ciarla e sparla. Non vi dovete dispiacere nemmeno se qualcuno vi dice che siete dei rospetti invidiosi senza le sufficienti credenziali per esprimere un parere sul mondo e sulle belle lettere, anche se avete letto e studiato parecchio, perché lo studio e la lettura approfondita, non contano nulla nel mondo del marketing; conta il nome, conta chi siete non cosa sapete fare; conta il nozionismo citazionistico ripetuto a pappagallino meccanico off/on, pasto pronto per gli imbecilli; conta il censo, no, non negate, per favore. Il mondo è fantasticamente diviso in classi sociali e l’upper class al limite per sentirsi democratica va a comprarsi una maglietta finto-povero, e balbetta qualche slogan sui migranti da accogliere, ma poi tiene molto stretti nel pugno i propri privilegi e non molla. Arte e editoria le appartengono. Inutile negarlo, o edulcorare la pillola. Se siete ricchi potete pagare per avere successo. Succede tutti i giorni. Esistono apposta delle agenzie di marketing. Voi pagate e loro vi procurano recensioni, visibilità, notorietà. Più pagate più il gioco funziona.

Tutto questo ovviamente non ha nulla a che fare con l’arte o la letteratura, ma questo nella società capitalistica, in cui vince il denaro e l’apparenza, è un particolare senza alcuna importanza.

Che tu sappia fare qualcosa o no, se hai un nome sei, se non hai un nome non sei. Così funziona. Chiunque si accinga a scrivere o fare arte senza partire da una base solida di soldi e agganci disponibili, deve sapere che non ha scampo. Non si farà un nome.

Le ricettine della nonna che i media propinano su come diventare ricchi e famosi pur non avendo un soldo bucato in tasca, sono solo fandonie, create apposta per attirare le masse. I curriculum di gente che dice di essere povera e poi è diventata tuttologa tv, dalle pulizie al grosso editore, ai teatri importanti, sono risibili ciarlatanerie che omettono gran parte della verità, quella che non si può dire, la parte politica più interessante, l’altra faccia della luna.

L’arte come la letteratura è in mano ai ricchi perché nessuna galleria importante ti espone gratuitamente. La galleria lavora per i soldi, non per la gloria. E nessun editore importante ti pubblica senza agganci politici e conoscenze forti. Non gli importa un fico secco di come un pinko palla scrive se non è presentato da qualcuno.  Sono fatti incontrovertibili. Che poi chi pubblica coi grossi editori e detiene il potere, neghi questo status quo, è un altro paio di maniche. Il ladro non ti dice mica io sono un ladro, ti dirà sempre che è persona onestissima, trasparente e buonissima e ti dirà pure che se non hai pubblicato con un editore importante è soltanto perché non vali un’acca. A questa affermazione basterebbe rispondere con parecchi nomi di gente che ha pubblicato con editori importanti e che dovrebbe dedicarsi a scrivere bugiardetti di medicine o frasi sui cioccolatini del Discount.

Se dopo aver capito come funziona la giostra, continuate imperterriti a scrivere, due sono le cose, o vi viene naturale come respirare e quindi vi diventa normale, oppure siete da ricovero, cercatevi un bravo psichiatra perché errare humanum est, sed perseverare diabolicum.

1Poesie Giocose del Dottor Luigi Leonardi, Fascicolo Secondo, Roma Tipografia Salviucci, 1830, p. 9.

 

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

 

https://www.youtube.com/watch?v=EPLRUGPn7kA

 

Comment (1)

  1. Claudio

    In questo articolo ci sono tante verità che molte persone non riescono a capire, o che non ammettono neppure a se stesse, ma che in fondo sanno essere vere. Una riguarda tutti quelli che pubblicamente non fanno che attestare il loro appoggio a quei poveri migranti che affogano nel Mediterraneo. Borghesi che di facciata piangono ogni singolo morto. E come non essere d’accordo con loro!, poi però, nella loro vita privata (magari) assumono una badante per la loro amata madre anziana e la pagano 800 euro al mese, in nero, con un solo giorno libero alla settimana in cui però deve almeno svegliare, vestire e far fare colazione all’anziana di cui sopra, e devono rientrare la sera per farla cenare e per metterla al letto, sempre per quella stessa cifra. Un lavoro H24, insomma. In più, trattata male e presa a voci se l’incauta badante per caso appoggia un bicchiere di vetro su un mobile antico (dove però scorrazzano i gatti dal mattino alla sera, e infatti è pieno di graffi e macchie da far schifo). Però su facebook quella stessa persona borghese inneggia all’accoglienza, patisce ogni sofferenza di ogni singolo immigrato, dice di piangere, di essere troppo triste… Ipocrisia. Vera e propria ipocrisia. Ai borghesi il mondo va bene così. E se in pubblico e nel privato gridano contro ogni ingiustizia, nel privato sguazzano in questa società che dà loro tanti vantaggi.
    Insomma, tutti questi filantropi di facciata, in realtà sono come tutti gli altri, anzi peggio. Non sto parlando di un caso isolato, ma di tanti che ho conosciuto e visto di persona… Quindi, quando su un social vedete un post di un ricco borghese che piange per i migranti e subito dopo pubblica la foto del suo pranzo a base di aragosta, fatevi venire almeno qualche dubbio.

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