La cultura non esiste

La vera cultura? Non esiste!

La cultura non esiste

Di Lucio Pistis©

 

E La vera cultura? Non esiste!

La spiaggia, credit Mary Blindflowers©

 

 

Dove sta la vera cultura?

Intellettuali occhialuti e azzimati le tirano la giacchetta, chi la porta a destra, chi la porta a sinistra, cercando in tutti i modi di collocarla come se fosse una disoccupata in cerca di un posto fisso e tranquillo tra le braccia chiuse dei suoi amici più cari.

La faccenda della collocazione della cultura diventa caricaturale nei social dove il libero sfogo è d’uopo. “La vera cultura sta a destra”, grida un professore, e di rimando un altro luminare “no, marrano, sta a sinistra, lo sanno tutti, è sempre stato così”. Mentre i due laureati litigano allegramente per poi andare a cena insieme e brindare fingendo pluralismo davanti alla bistecca di chianina o di manzo giapponese servito sul tavolo di un ristorante di lusso, la vera cultura depauperata, impoverita, imbarbarita allo stato di perfetta sconosciuta, alza le spalle e dice loro: “idioti, ma non sapete che non esisto?”

È proprio così infatti, la vera cultura non esiste, semplicemente perché quello che ci raccontano nei libri di storia è un punto di vista filtrato dai vincitori che non sono mai neutrali e disinteressati. La vera cultura non esiste perché l’intellettuale libero non viene preso in alcuna considerazione nella nostra società contemporanea, come del resto anche in quella passata. I cani sciolti che la sera non tornano alla cuccia per farsi accarezzare da un padrone e che sarebbero gli unici in grado di garantire una cultura del disinteresse svincolata dalle appartenenze politiche, coloro che sono favorevoli ad un ragionamento trasversale che faccia trionfare la ragione contro il comune buon senso partitico, vengono snobbati, derisi, ignorati e costretti ad un futuro oscuro e a un presente anonimo dalle cui profondità echeggiano voci che gridano: “non sei autorevole, non sei autorevole, la tua voce non ha significato”.

Il significato viene infatti confuso con il nome, creando un voluto qui pro quo che partorisce figure tipiche di  intellettuali alienati, tutti perfettamente schierati come soldatini che parlano di se stessi e dei loro amici nei giornali che contano replicandosi all’infinito, sciorinando tutto il repertorio ideologico stereotipato di destra, di sinistra, due categorie ormai rese ridicole dalle alleanze trasversali e dai giochi di potere che annullano costantemente il voto dei cittadini, i quali poveretti, ancora si illudono di contare qualcosa e seguono il gossip politico come se stessero svelando oracoli.

Vedere allora un professore dei miracoli, sui social, scrivere che la cultura vera sta a destra o a sinistra, è come giocare a quelle macchinette in cui si mette la monetina per azionare una mano meccanica che dovrebbe prendere un pupazzetto. Siamo al teatrino delle marionette, al gioco inutile a cui ormai tutto il mondo è abituato e che prevede per necessità di cose, una specifica posizione soltanto per affermare se stessi, per darsi una dignità ontologica che non si avrebbe se non si dichiarasse apertamente da che parte si sta.

Per parte mia a 76 anni e con vari acciacchi un po’ per l’età un po’ per le vicissitudini quotidiane, non sto né di qua né di là, forse più nell’aldilà che nell’aldiquà, ormai è questione di poco. Non si vive in eterno, per fortuna. Bisogna lasciare spazio agli altri. Le ideologie sono stupidamente naufragate e hanno lasciato me naufrago silente e nauseato sopra una spiaggia di folli che ancora agitano le teste e si sbracciano aprendo le bocche meccaniche e gridando con tutta la forza robot del loro fiato di piombo fuso, un invito ad andare a destra, un invito ad andare a sinistra.

“Che fai non vieni?” gridano insistenti le voci.

No, non vado da nessuna parte.

Aspetterò la morte su una spiaggia libera. Quantomeno mi sento vivo mentre tutti quei signori là, a destra e a sinistra, sono già morti da un pezzo, soltanto che non se ne rendono conto e pensano veramente di essere ancora grandi e vivi intellettuali col cadavere fumante e decomposto della vera cultura morta da tempo e forse nemmeno mai nata, in mano, assieme alla tessera delle meraviglie nel taschino della giacca.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

https://www.youtube.com/watch?v=Cd_59SCLlZY

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