Jurgis Baltrušaitis, Medioevo fantastico

Jurgis Baltrušaitis, Medioevo fantastico

Jurgis Baltrušaitis, Medioevo fantastico

Di Mary Blindflowers©

Jurgis Baltrušaitis, Medioevo fantastico

Jurgis Baltrušaitis, Medioevo fantastico, credit Antiche Curiosità©

 

Jurgis Baltrušaitis dà alle stampe a Parigi per i tipi della Colin, nel 1955, Le Moyen Âge fantastique: antiquités et exotismes dans l’art gothique, ripubblicato da Adelphi in italiano nel 1973: Medioevo fantastico, antichità ed esotismi nell’arte gotica. Ci sono parecchie buone ragioni per leggere il suddetto saggio. Primo è documentatissimo, sostenuto da un apparato bibliografico di tutto rispetto, secondo, nonostante l’argomento richieda un certo grado di erudizione e in alcune parti l’esposizione tenda ad essere un attimo elencativa, non è mai noioso. La divisione dei capitoli viene fatta sulla base degli oggetti dell’arte gotica e dei prodigi che essi suscitano: grilli, bizzarrie dei sigilli e delle monete antiche, ornamenti e cornici islamiche, arabeschi fantastici, arco carenato orientale, etc., attraverso un’indagine originale e approfondita che getta luce sul significato più o meno leggendario dei segni zoomorfi, le mutazioni di forma, le geometrie del grottesco, dell’assurdo, del mostruoso, del demoniaco, presenti nell’arte gotica. L’indagine è molto personale, l’autore evita compiacimenti da accademico, per concentrarsi strettamente sulla simbologia degli oggetti artistici di cui parla. Egli rifiuta un gotico tutto europeo, sottolineando le influenze orientali e arabe nella elaborazione di numerose forme e temi che verranno poi riprese da un’ Europa letteralmente stupita e incantata di fronte allo splendore dell’arte e della pittura asiatiche.

Lo storico lituano dimostra con esempi pratici la forte influenza dell’iconografia orientale sull’occidente europeo. Ignoto, magico e maligno non erano soltanto frutti medioevali confluiti nel gotico, ma concetti metafisici già presenti in un oriente fantastico e nelle monete antiche greco-romane che talvolta assumevano un carattere comico-bizzarro poi ripreso ampiamente anche dalla pittura fiamminga e dal genio di Bosch, per esempio. I sigilli antichi infatti presentavano spesso il tema della barca-pesce. Il pesce era un motivo ornamentale delle barche antiche. L’intero scafo stesso poteva assumere la forma di un animale, la barca diventava così un pesce o un cigno, esattamente come nei disegni e nelle pitture di Bosch.

Scrive Baltrušaitis:

“Il pesce, del resto, è ancor più naturalmente associato a una nave. Esso adorna le barche dei cretesi e spesso lo scafo intero ne assume la forma. Con la sua testa a punta e la coda rialzata, il pesce presta la propria immagine alle navi a remi o a vele sulle monete persiane e greche. Il corpo è quasi completamente sovrapposto alla galera, tanto che a volte solo a malapena si riesce a distinguere se ci troviamo di fronte a un animale o a una imbarcazione. Su alcuni sigilli, invece, che si tratti di una creatura vivente è chiarissimo: una piattaforma, alberi e cordami sono montati su delfini. Questa barca-pesce la ritroviamo anche in Bosch: ha un occhio brillante, la bocca aperta e sul dorso un albero e delle sartie. L’identità con l’antico è assoluta” (rif. p. 92).

Il genio arabo invece si manifestò nel sistema decorativo gotico attraverso il carattere cufico. Inoltre nei salteri abbondavano motivi decorativi di intrecci dentellati e geometrie musulmane, assi di cuori intersecantesi, quadrifogli inscritti in quadrati, trecce varie composte con raffinatezza e precisione calligrafica:

“La miniatura occidentale copia fedelmente questi ornamento. La treccia stellata del Breviario di Marguerite de Bar (inizi del Trecento) e di un libro italiano, può essere confusa con la rosa intrecciata di una ciotola di Kashan (XIII secolo). Nel Salterio d’Ormesby i vertici si caricano di ghiande e di fogliami, ma vi si trovano anche intrecci a cerchi incatenati come nei più sontuosi rosoni orientali… Leonardo da Vinci ha combinato questi elementi decorativi nei suoi sei nodi, rimasti come l’emblema del suo pensiero…” (rif. p. 114).

Per l’Estremo Oriente vale lo stesso tipo di discorso. La pittura europea riproduceva spesso motivi orientali “con l’esattezza di un documento etnografico”. E non solo, gli europei copiarono anche le mode dell’abbigliamento. I celebri copricapi cornuti delle dame che fecero la loro comparsa nel 1360 in Europa erano incredibilmente simili a quelli della moda hu, dalle figure Wei e T’ang. Queste corna, che nelle città europee provocarono l’indignazione del clero, perché rievocatrici delle corna sataniche, erano comunque di gran moda e non c’era dama che non le portasse, nonostante l’indignazione ecclesiastica. Il cappello a piramide di moda nel Quattrocento aveva la stessa origine orientale, tant’è che curiosi copricapi piramidali ornavano spesso la testa delle statuette del Buddha.

Il libro di Baltrušaitis è ricco di notazioni curiose atte a dimostrare il collegamento reale tra gotico europeo e influenze orientali. Anche la rappresentazione dell’Inferno così come la conosciamo è stata influenzata da leggende e figure dell’immaginario surreale dell’Estremo Oriente. Le figure a più mani, a più visi, più braccia che troviamo nei bestiari comparivano prima nelle divinità buddhiste e brahmaniche.

Il testo è come un viaggio tra Oriente e Occidente che non mancherà di stupirvi. Da leggere.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-psico-pillole/

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