Ginzburg, Storia notturna per accademici

Carlo Ginzburg, Storia notturna, una decifrazione del sabba, Einaudi, 1989

Ginzburg, Storia notturna per accademici

Di Mary Blindflowers©

 

Carlo Ginzburg, Storia notturna, una decifrazione del sabba, Einaudi, 1989

Carlo Ginzburg, Storia notturna, una decifrazione del sabba, Einaudi, 1989, credit Antiche Curiosità©

Ginzburg, Storia notturna per accademici

Carlo Ginzburg, Storia Notturna, una decifrazione del Sabba, pubblicato in prima edizione da Einaudi nel 1989, serie Biblioteca di Cultura Storica 176, 319 pagine più indice dei nomi. Ampia bibliografia. Il libro si propone lo scopo di una diversa interpretazione del fenomeno della stregoneria con i suoi tipici stereotipi cristallizzatisi nel tempo. Prende l’avvio dall’emergere nelle Alpi Occidentali, nella seconda metà del Trecento, dell’immagine del Sabba poi consolidatasi di una cerimonia legata a riti sciamanici e ai benandanti che alimentava l’ossessione del complotto e dello spargimento delle polveri da parte di ebrei e lebbrosi.

Si tratta di un’opera di saggistica che ha dei pregi e dei difetti.

Il pregio è quello di fare raffronti contenutisticamente piuttosto interessanti e ben documentati tra realtà diverse che contribuirono a creare l’immagine delle cerimonie stregonesche così come ci è pervenuta, con i tratti tipici riscontrabili in vari racconti, documenti, manoscritti, etc. Il difetto è che l’esposizione è frammentaria, ricca di episodi tratti dai documenti per dimostrare l’attendibilità della propria tesi. I frammenti però sembrano incastrati forzatamente nell’esposizione, nuocendo parecchio alla discorsività e alla scorrevolezza letteraria dello stile che è di un accademismo un poco arido fin dalla prefazione. Siamo ben lontani dall’aerea scorrevole fluidità espositiva di Camporesi, per esempio, che pur ovviamente cita autori su autori, ma lo fa incastrandoli in modo magistrale nel contesto, citando direttamente la fonte antica e non la fonte accademica che parla della fonte antica, in modo che il lettore non abbia a soffrire per un eccesso di frammentazione del testo in miriadi di esempi tipico-dotti. Anche l’eccessiva disinvoltura con cui Ginzburg passa da un argomento all’altro, non contribuisce molto all’omogeneità del testo che è in fin dei conti una grande approfondita ricerca che però letterariamente parlando, in termini stilistici e di scorrevole ipnosi del lettore, stanca. Stanca la prefazione, infarcita di citazioni di accademici che avrebbero scritto quello e quell’altro sullo stesso argomento; cita K. Thomas, e Trevor- Roper, M. Murray, Evans-Pritchard, R. Kieckhefer, N. Cohn, e altri, per dimostrare che tutti gli studi degli specialisti par suo, partano dalla constatazione scontata che nelle testimonianze sulla stregoneria europea si sovrappongono strati culturali eterogenei, dotti e popolari.

Se si riesce a superare la prefazione indenni, si affronta la parte in cui l’autore parla delle teorie del complotto e degli ebrei accusati al pari dei lebbrosi di spargere veleni per cercare di dominare il mondo circostante e fare ammalare i sani:

“La zona in cui si verificarono i primi processi imperniati sul sabba coincide con quella in cui vennero costruite le prove del presunto complotto ebraico del 1348, a sua volta modellato sul presunto complotto ordito da lebbrosi e ebrei nel 1321. La presenza nei dialetti del Delfinato e della Savoia di termini come gafa, strega, etimologicamente connesso allo spagnolo gafo, lebbroso o snagoga, danza notturna di esseri mitici imprecisati, da synagogue, nel senso di riunione di eretici, ricapitolano… la complessa vicenda che abbiamo ricostruito” (p. 55).

Successivamente stabilisce collegamenti tra sabba e sciamanesimo siberiano, sostenendo che tra i due filoni, quello del complotto attribuito agli ebrei e lebbrosi e quello dello sciamanesimo, per la formazione dello stereotipo del sabba, non c’era contrapposizione, ma sostanziale affinità, così le tematiche hanno potuto fondersi tra loro senza difficoltà.

Durante l’esposizione dei raffronti e delle tesi, ci sono però alcune affermazioni che lasciano un poco perplessi, per esempio questa: “Nonostante la solidarietà emotiva che proviamo per le vittime della persecuzione, tendiamo a identificarci, da un punto di vista intellettuale, con gli inquisitori e i vescovi”, e qui ti fermi un attimo e ti chiedi chi è il soggetto di quel “tendiamo” e capisci che l’autore si riferisce a ricercatori, professori universitari, non al lettore; quel “tendiamo” col soggetto sottinteso rivela che il libro nelle intenzioni di Ginzburg è scritto per un certo tipo di specialista, capace di provare identificazione intellettuale con gli inquisitori proprio perché le testimonianze sull’inquisizione “le abbiamo” dai persecutori che hanno contaminato le testimonianze.

Poi continua: “lo scopo che ci muove è in parte diverso, ma le nostre domande coincidono in gran parte con quelle che anch’essi (inquisitori) si ponevano. Diversamente da loro non siamo in grado di formularle direttamente agli imputati”.

È chiaro che l’autore si pone in una posizione di privilegiata superiorità rispetto ad un lettore medio, parla da professore con altri professori, come gruppo a sé, intellettualmente alto che si identifica con la classe dominante degli inquisitori perché erano loro che scrivevano sul fenomeno stregoneria. Altri che magari non provano giustamente nessun tipo di identificazione nemmeno intellettuale con un criminale vestito da vescovo che faceva l’inquisitore e processava persone in carne ed ossa sulla base di accuse ridicole e senza alcun senso, dopo accurata tortura, vengono ovviamente esclusi dal gioco dell’autore, da quel noi sottinteso che decide a chi è rivolto il libro.

Forse perché destina il suo lavoro alla sua stessa cerchia accademica, Ginzburg ha privilegiato uno stile espositivo così poco attraente e un poco snob ? Non lo sappiamo noi che accademici non siamo, ma semplici comuni lettori pieni di domande, diverse da quelle che gli inquisitori avrebbero fatto agli imputati in un ridicolo processo per stregoneria.

https://antichecuriosita.co.uk/destrutturalismo-e-contro-comune-buon-senso-punti-fermi/

https://www.saatchiart.com/maryblindflowers

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