Circo unti, poeti, equilibri, borghesia

Circo unti, poeti, equilibri

Circo unti, poeti, equilibri, borghesia

 

Morti di fame agli equilibri

Poeti, mixed media on paper by Mary Blindflowers©

 

 

Di Mary Blindflowers©

Circo unti, poeti, equilibri

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Morti di fame agli equilibri

 

Le post-risposte delle metempsicosi

lodano lordure di nevrosi vip,

ciptrip poeti in ressa nella vasca, fittili, confitti

rinnovano ciplucidature fitti nella frasca,

zitti servomitili gomitoli, fotoni,

fanno la spesa dell’attesa e lodi sperticate

al montacasca a ginocchioni in chiesa.

I poeti sono tutti iscritti al partito degli ioni,

pochi altri piccoli e per la cronaca studenti

a cinquant’anni di postventi libri,

hanno denti senza pane

sono perlopiù, morti di fame

agli equilibri.

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Il parnaso circo degli unti

 

Glassa la tassa che scassa la massa di libri e lebbra sottile,
plessa la ressa che spinge che intasa e ritinge la nube del ciclostile,
pittima svapora la luce che scuce l’aurora di petopoeti in gorgiera,
i figli della riviera, del prego,
ah è nobile lei, per di qua,
ora collego collego, ma va parente del certo e stranoto certini?
Sì, quello che scrive poesie sui cerini.
Assoldati, per bene, lisciati divini,
di latte di vacca caprina consunti,
e la spina?
Non c’è, si fanno a vicenda il bidé
poi prendono appunti già espunti ed un the
col mignolo alto
al salto del parnaso circo d’unti bisunti
dal culo cobalto di lucido smalto.

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Due o tre funghi

 

La congiuntura di natura stura e dura dirime e impelaga iattura,
stride a cardini già erosi,
provvede al salasso dei gelosi
a cui punge e tinge il cardo
sui salottini oblunghi,
dove cip canta con ciop
senza mai shock,
perché il destino è un po’ beffardo,
l’occhio maliardo e disilluso del già visto.
Cristo era una donna coi capelli lunghi
che aveva mangiato due o tre funghi.

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La borghesia

 

Sconcola la vongola e il paté,
la crema pasticciera con il the
si arena nel fegato dell’oca di mia zia,
Natale, Pasqua, ave Maria,
feste comandate e il così sia,
lisciano il pelo al porco nel bigné
che bela, travasa esfasa dentro il piatto,
inonda prefazione ed antefatto,
così per ovococco coccodé
eccoli tutti allegri per finzione, olé
nella definizione dell’ovetto
che, ingoiato intero
sembra da gommoso più sincero,
i baci, gli abbracci carezzevoli al curaro,
le ostentazioni di denaro finto,
si mescolano al brindisi col mirto cinto
all’irtofagocitato spumante della sera,
poi quando la pancia gonfia schiappatta, si arrembatta,
sbombetta e sgancialancia peti silenziosi a schioppasfera tesa,
la faccia è ormai di cera come i morti,
ci si congeda senza offesa, si va a vomitar negli orti
di come è stata bella la serata
che ha visto la mediocre borghesia ingozzata.

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DESTRUTTURALISMO Punti salienti

Rivista Il Destrutturalismo

Video – The Black Star of Mu

 

 

 

 

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