La scrittura è una vasca, anzi due

La scrittura è una piscina, anzi due

La scrittura è una vasca, anzi due

Di Mary Blindflowers©

 

La scrittura è una piscina, anzi due

The Glasses, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

Immaginiamo due vasche, una piccola e una grande, metafore della vita umana e dell’arte. Nella prima si dibattono pesci che tentano di emergere e farsi notare. Fanno chiasso, sbattono le code sulla superficie dell’acqua, litigano tra loro intorbidando il liquido nel quale nuotano. Nella seconda vasca, molto più grande ci sono pesci palla e pesci re, che calmi siedono su troni galleggianti portati da pesciolini d’argento che nuotano all’unisono nell’acqua torbidissima.

I pesci della piscina piccola vorrebbero saltare nella piscina grande.

Tra le due vasche però non esiste il principio del vasi comunicanti, si tratta di due situazioni isolate, di due mondi completamente separati.

Una leggenda narra che i pesci grossi che gestiscono la piscina grande, barracuda o squali perlopiù, un tempo andassero a cercare pesci talento nella piscina piccola, ma queste sono soltanto leggende metropolitane, scritte dagli stessi pesci grossi per ingraziarsi le simpatie generali di un popolo di pesci smaniosi di abboccare sempre all’amo.

Il meccanismo per passare dalla piccola alla grande intorbidata vasca non è il salto di qualità perché della qualità non interessa niente a nessun pesce che si rispetti, ma l’amo.

Stiamo parlano di pesci in cattività e incattiviti, dopotutto, e di nient’altro.

Alcuni pensano che impigliandosi nella rete i pesci della vasca piccola possano riuscire ad arrivare alla grossa, ma anche questa è una leggenda. Il capo-pesce butta un amo destinato ad un certo pesciolino della piscina piccola e a nessun altro, il pesce riconosce l’amo da certi segni distintivi specifici e mangia l’esca. Viene così tirato su, ripulito, rinfrescato, nutrito, portato nella grande vasca e costretto ad una mansione di vassallaggio rispetto al pesce grosso che lo ha scelto e portato dal micro al macro.

Inizia l’avventura.

Il motivo di un amo predisposto per un solo pesce, non dipende dal fatto che quel pesce salti più in alto e meglio di tutti gli altri, ma dal suo grado di devozione al pesce della vasca grossa che pone e dispone e che a sua volta è stato posto e disposto da altri pesci, i quali sono stati disposti da altri pesci e così via, all’infinito.

I pesci umani reggono il mondo sopra un equilibrio di poteri, ciascuno dei quali cerca di mettere i suoi affiliati in specifiche posizioni vantaggiose, in modo da conquistare terreno nei confronti degli altri.

L’arte non sfugge a questa regola, è un’attività dei pesci umani, e come tutte le attività “peschereccie” soggetta al potere del pesce che conta.

Il talento non basta, anzi adesso nemmeno serve più per cucinare un pasto globale.

La ricetta è semplice e non richiede sforzo. Dato un pesce grosso innestato in un gruppo, si procede alla scelta. Prima vengono i figli del pesce grosso, noblesse oblige. I figli del pesce che conta non avranno nemmeno bisogno di cambiare vasca, perché stanno già in quella giusta, la grande ovviamente. Poi vengono gli aspiranti vassalli, valvassori e valvassini del pesce grosso, quelli di cui si parlava pocanzi, tirati su con l’amo dalla vasca piccola e trasferiti nella grossa per meriti di vassallaggio. E in ordine al loro grado di supina devozione, ciascuno può essere prescelto, gli può venire affidato un compito, una missione che, per esempio, all’inizio può essere quella di trascinare in lungo e in largo dentro la grossa piscina, il trono del pesce grosso, mansione che il pesciolino svolgerà con cura e servile abnegazione magari anche per anni prima di ottenere l’alloro della gloria e occupare una posizione più importante, diventando squalo o barracuda.

Il discendente diretto del pesce grosso viene esentato direttamente dall’opera di vassallaggio, essendo già nato con la stella in fronte, non ha infatti bisogno di fare da vassallo al suo stesso padre o nonno, quindi accede direttamente e senza sforzi alla posizione agognata, per diritto di nascita, in nome di una perfetta genealogia ittiologica,

Invece il prescelto per devozione, dovrà fare un po’ più di servile fatica per ottenere l’assegnamento di un ruolo importante e vivrà per alcuni anni nell’incertezza tra una lustrata di coda e una tirata di trono al padrone.

Dopo aver conquistato dunque la posizione meritata con l’unzione, si procede con la pubblicizzazione del ruolo del prescelto, come quando si butta un sasso nell’acqua e si formano pian piano tanti cerchi concentrici attorno al cerchio principale in cui si è generato l’impatto. Si pubblicizza così il nuovo pesce, gli si dà un nome che possa essere ricordato nel tempo, lo si ripete all’infinito, in ogni angolo, su ogni pezzo di carta stampata, su ogni alga, su ogni cantone o lastrone attorno al calderone della vasca, così che anche i distratti, i sognatori, i dormienti, i depressi, gli ignoranti, i qualunquisti, gli ebeti e i lestofanti possano sentirlo vibrare in ogni più minuta goccia d’acqua, nel sussurro del vento, nel torbido lamento delle onde artificiali delle vasche surreali.

Il nuovo pesce è pronto allora per una nuova vita e se è deciso che diventi scrittore non avrà bisogno di scrivere se non quello che dovrà e potrà scrivere; se pittore non avrà bisogno di pitturare se non quello che dovrà e potrà pitturare; se artigiano, non avrà bisogno di produrre se non quello che dovrà e potrà produrre; se sarà un oratore non avrà bisogno di dire oltre quello che dovrà e potrà dire e così via…

Siederà a sua volta sul trono trascinato da un nugolo di pesci-vassallo, valvassori e valvassini, pronti a trasformarsi in qualsiasi cosa per lui.

Poi un bel giorno, il nostro buon pesce fortunato, sulla base delle disposizioni del suo gruppo di riferimento, sceglierà qualcuno con cui condividere la fortuna di stare al mondo come un re e perpetuerà la sua specie, salverà la sua discendenza dall’oblio e affermerà il potere del suo gruppo.

Dentro la vasca piccola i pesci continueranno a battere le code sull’acqua per farsi notare e il gioco ricomincerà da capo.

La società degli uomini-pesce vive così, dentro due vasche, da sempre.

La vita al di fuori di questi due microuniversi, non è concepita né concepibile.

Nessuno o quasi sa cosa ci sia oltre l’acqua intorbidata delle vasche, nessuno tranne gli scrittori dimenticati che non battono le code sull’acqua e i folli da manicomio. Questi vivono nello scaduto tempo immemorabile sul bordo delle vasche con un occhio verso il basso, a godersi lo spettacolo dei pesci, e l’altro puntato dritto in cielo a guardare stelle che non brillano.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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