DI Pierfranco Bruni©
![La Sicilia di Sciascia tra cronaca e racconto](https://antichecuriosita.co.uk/wp-content/uploads/2019/04/Scan-191x300.jpeg)
Sciascia, Una storia semplice, credit Mary Blindflowers©
In “Il giorno della civetta” si legge: “La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più sole né luna, c’è la verità”.
Questa intelligente e schietta osservazione ci introduce come di schianto in “A ciascuno il suo”. È ancora una volta un racconto di paese. Il paese è al centro della storia. più che in ogni altro racconto qui il paese fa da protagonista. Ed ha coscienza e cuore. Ha personaggi che sono costantemente in movimento. Tra i personaggi si agita un binomio: vita e morte. Tra vita e morte si consumano le diatribe, gli inganni, le finzioni di un paese che alla fine racconta la sua verità.
Il farmacista del paese riceve una lettera in cui lo si minaccia di morte. Durante una campagna di caccia la minaccia si avvera. Il farmacista viene ucciso e viene ucciso anche il dottore, suo amico, che si trova con lui. Comincia così l’inchiesta che non approda a nulla. Un professore di Lettere per conto suo svolge un’indagine. Arrivato al bandolo della matassa viene rapito e si può immaginare la sua fine. L’intreccio è tra il giallo e il passionale. C’è di mezzo l’amore, ma c’è di mezzo anche la mafia e la politica.
I personaggi femminili in “A ciascuno il suo” rivestono un loro ruolo ben preciso. Così come in “Il giorno della civetta”. Così come vedremo in “Candido”. In “Il giorno della civetta”la vedova Nicolosi è sicuramente una chiave interpretativa da riconsiderare sia come personaggio tout court che come personaggio che rivela una profonda sicilianità. In “A ciascuno il suo” i personaggi femminili costituiscono l’anima del racconto stesso. Si pensi alla mamma del professore di Lettere. Si pensi alla moglie del farmacista. Si pensi alla moglie del dottore che è il polo intorno al quale gli avvenimenti giungono al tragico epilogo. Si pensi ancora alla ragazza che si reca in farmacia e viene sospettata di mantenere una relazione con il farmacista. Si pensi al dialogo tra il professore di Lettere e il padre del dottore ucciso insieme alla farmacista. Riferendosi alla nuora il padre del dottore dice: “… mia nuora è molto bella, no?” – “ O forse molto donna, di quelle che quando io ero giovane si dicevano da letto – con distacco da intenditore, quasi non parlasse della moglie di suo figlio, ora morto, e muovendo le mani a disegnare il corpo disteso. – Credo che questa espressione non si usi più, la donna è caduta dal mistero dell’alcova e da quello dell’anima. E sa che penso? Che la Chiesa cattolica stia registrando oggi il suo più grande trionfo: l’uomo odia finalmente la donna. Non c’era riuscita nemmeno nei secoli più grevi, più oscuri. C’è riuscita oggi. E forse un teologo direbbe che è stata un’astuzia della Provvidenza: l’uomo credeva, anche in fatto di erotismo, di correre sulla via maestra della libertà; e invece è finito in fondo all’antico sacco”.
La risposta del professore recita così: “Sì, forse… Benché mi pare che mai come oggi, nel mondo diciamo cristiano, il corpo della donna sia stato così esaltato, così esposto; e la stessa funzione di richiamo, di fascino, che la pubblicità commerciale assegna alla donna…”.
C’è ancora la replica del padre del dottore: “Lei ha detto una parola che contiene, in definitiva, l’essenza della questione: esposto, il corpo della donna è esposto. Esposto come un tempo restavano esposti gli impiccati… Giustizia è stata fatta, insomma…”.
Anche questi dialoghi costituiscono la forza del racconto. Si ritorna al discorso fatto precedentemente. Nei racconti di Sciascia c’è tutto un mondo da catturare da interpretare. La Sicilia allora si trova anche in questi dialoghi e nella tensione che si registra tra il professore e il padre del dottore.
I personaggi femminili giocano una loro funzione e così le donne. Non è condivisibile l’opinione di Gesualdo Bufalino quando sostiene che “Nelle opere di Sciascia la donna è quasi assente o sullo sfondo”. In “A ciascuno il suo” invece il racconto è costruito su figure femminili. D’altronde la morte stessa del dottore è da circoscrivere in questo contesto. La moglie del dottore ha un amante, il cugino, e il marito è di ostacolo. L’adulterio vive in questa storia come vive in “Candido”. Ma non c’è passione, comunque. E la donna, come in “Candido”, costituisce il personaggio centrale soprattutto se si dà al racconto un’interpretazione meno consumata e più ricca di connotati sentimentali. Nei racconti di Sciascia non si deve cesellare soltanto il razionale dando prevalenza alla ragione. Ci sono altre sottolineature da fare. Il dato romantico per esempio. La moglie del dottore in fondo tradisce perché non è più innamorata del marito, perché ha sempre amato il cugine, perché con il cugino ha sognato di costruire una vita insieme e solo per futili motivi si sono dovuti allontanare. Queste valutazioni sono da tenere presenti. Non si può raccontare il tutto come un fatto di cronaca o racchiudere queste vicende nel marginale. La mafia certamente, la politica, il solito intreccio ironico tra comunisti da una parte e cattolici mafiosi dall’altra. Insomma cosa che abbiamo già letto e ingoiato, ma questi adulteri, come in “Candido”, come considerarli?
Tra l’ironico e il faceto il punto è così spiegato: “.. Qui, in questa terra della gelosia e dell’onore, si trovano i più perfetti esemplari di cornuti… E poi il fatto è che il povero dottore era innamorato pazzo della moglie”.
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