La popolarità e le mani in pasta

La popolarità e le mani in pasta

La popolarità e le mani in pasta

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

 

La popolarità e le mani in pasta

Shell of a common whelk, credit Antiche Curiosità©

 

Popolare, aggettivo della lingua italiana che indica un riferimento alla nozione generica di popolo, esteso a tutte le classi sociali. Infatti “populus” indicava la comunità politica costituente lo Stato, giuridicamente fondato sulla nazionalità comune delle persone che lo componevano, e tracciava un’entità vista come complesso di tutti i cittadini, segnatamente in Roma, dove comprendeva sia i patrizi che i non patrizi, talché sovente il termine viene usato da alcuni autori latini e per indicare la fetta di comunità contrapposta agli optimates, (“populi potentiae non amicus et optimatum fautor” scrive Cornelio Nepote nella “Vita di Alcibiade”) e per rappresentare quella opposta alla plebe (“ut ea res populo plebique Romanae bene eveniret” scrive Cicerone nella “Pro Murena”; etimologicamente, pertanto, costituisce errore attribuire all’aggettivo derivato da populus, un’accezione minimalista afferente alle capacità livellate verso il basso da parte del popolo di capire determinati lessici e fraseologie.

Cosa è dunque “popolare” e perché?

Ma soprattutto chi decide che un libro, un’opera d’arte, una trasmissione televisiva, un tipo di moda, una persona, debba diventare popolare?

Come si diventa popolari?

Popolari si può nascere se si è figli di qualcuno che a sua volta è già popolare e che attacca il timbro della popolarità ereditata alla prole. Ovviamente non tutti sono figli di e quindi occorre conquistare la popolarità, la dea sfuggente che tutti vogliono, ma pochi riescono a possedere.

Come si raggiunge la popolarità?

In vari modi. Primo: se si parte da una posizione economicamente vantaggiosa e si è dotati di qualche forma di talento, è possibile autopromuoversi e gestire la propria immagine pubblicizzandola con un certo esborso economico che è sempre una garanzia. Anche le avanguardie avevano capito che la pubblicità è l’anima del commercio e del successo di massa. Infatti, se si è dotati di forza economica, ma non si ha nessun talento, la popolarità si può raggiungere lo stesso.

Secondo: unendo la forza economica all’affiliazione politica ad un partito o ad un gruppo di potere, il successo è garantito.

Terzo: l’untuosa innocuità, parola d’ordine per aprire tutti i sesami.

Taluni sostengono che per arrivare a tutti occorra scrivere in modo semplice, “popolare”, perché altrimenti nessuno leggerebbe, se si usassero ragionamenti troppo complicati. Il popolo, termine che non significa quasi più nulla, desidererebbe ed amerebbe la semplicità, vorrebbe essere irretito in schemi mentali di stampo elementare, della serie stimolo-risposta, come i topolini di pavloviana memoria, il che è vero solo fino ad un certo punto.

Facciamo un esempio. Kafka dopo la sua morte, è diventato per volontà di terzi, uno dei più grandi scrittori del Novecento. Sebbene sia considerato uno scrittore “difficile”, cosa tra l’altro molto discutibile, in realtà è popolare perché perfino chi non lo ha mai letto lo conosce, anche solo per averlo sentito nominare, a meno che non abiti sulla luna da qualche millennio.

La Gioconda di Leonardo, grazie alla propaganda fascista pro esaltazione dei valori nazionali, è popolarissima, viene stampata sulle magliette, sulle agende, su prodotti alimentari di largo consumo, insomma dappertutto, tutti la conoscono perché qualcuno ha deciso che dovesse essere popolare.

Lo stesso dicasi per la nona di Beethoven, per la favola di Pinocchio, Biancaneve o Cenerentola, per i sopravvalutati libri di Eco, di Baricco e di parecchi altri scrittori che il sistema ha deciso che debbano essere chiamati scrittori, mentre altri validissimi e magari sgraditi a più di un regime per motivi politici, sono finiti nel dimenticatoio e non vengono mai in alcun modo citati.

Che cosa significa allora scrivere in modo “popolare”, scrivere in modo che tutti possano capire?

Nulla, perché se qualcuno sopra di te non decide che tu debba essere popolare, che tu debba raggiungere un numero considerevole di persone, puoi scrivere come vuoi e quanto vuoi, sia in modo estremamente semplice che complicato, sia metaforico che diretto, che geniale o supersonico, non sarai mai popolare perché la popolarità viene decisa sempre dall’alto, dietro le quinte, ed è frutto di un concerto i cui strumenti non si vedono.

Quindi scrivete per scrivere e basta, fate qualsiasi cosa per farla e basta.

La popolarità lasciatela a quelli che hanno le mani in pasta, che il mondo fa schifo, da sempre.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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