La derealizzazione del senso non è un’affermativa certa

La derealizzazione del senso non è un'affermativa certa

La derealizzazione del senso non è un’affermativa certa

Di Mary Blindflowers©

La derealizzazione del senso non è un'affermativa certa

Le icone del senso, credit Mary Blindflowers©

 

L’unica cosa certa è che non vi è niente di certo e anche questo non è certo perché siamo nel caos, aggiungerei fermo restando la differenza imprescindibile tra microcertezze personali e macrocertezze universali.

Cosa significa questo?

L’affermazione sulla derealizzazione della certezza, l’insinuazione del dubbio universale, resta valida per i macrosistemi, ossia quando la microcertezza ha la pretesa all’universalizzazione del senso. Per esempio se un individuo crede in dio nel suo microuniverso ma pretende che la fede sia valore universale a cui nessuno debba e possa sfuggire, dando validità generale e di massa al suo micromondo individuale attraverso una religione rivelata, allora il senso che la fede poteva avere per l’individuo, decade quando aspira all’universalizzazione, perciò diventa senza senso. In questo senso niente ha senso.

Alcuni sostengono tuttavia sofisticamente che negare equivarrebbe ad affermare. Se dico tutto ha senso per me, esplicito il mio legame individuale con il senso, quindi il senso può avere un senso nel mio microuniverso personale, ma se dico  il senso che io do alle cose deve avere senso per tutti, sto universalizzando la mia individualità, la sto generalizzando, gravandola di un peso generale che io le pongo sulle spalle indebitamente, facendole perdere automaticamente il senso, perché ciò che ha senso per me non ha necessariamente senso per un altro. Il gravare il senso individuale della legge della necessità e del dovere, genera l’esigenza immediata di smentire il legame necessario ed automatico super-egotico dell’individuale con l’universale.

E come si esprime questa esigenza?

Attraverso la limitatezza del linguaggio fatto di suoni, vocali e consonanti che non sempre riescono a comunicare appieno la volontà interiore. Di saggistica sull’ inadeguatezza del linguaggio è pieno il mondo. La metafisica superumana, così per derealizzare e depauperare, decostruire e destrutturare il senso e la certezza apodittica, nega il senso affermando apparentemente il non-senso, nel senso che il senso che l’uomo dà alle cose può avere valore soltanto a livello individuale, un valore che decade nella prepotenza dell’universalizzazione forzata. I sofisti direbbero però che negando si afferma e quindi nel tentativo di smontare la certezza, si usa la certezza del non-senso. Grammaticalmente è così, infatti si nega e si afferma, come dire non c’è niente di certo. Metafisicamente queste sono affermazioni-non affermazioni a trabocchetto che consentono facilmente di cadere nell’ipnotica trappola dei sofismi, perché si tratta di asserzioni che solo apparentemente negando, affermano, in realtà presuppongono il fatto che negando non si afferma alcunché perché dire che non c’è niente di certo, significa semplicemente smontare il tentativo di introdurre certezze imposte dall’alto; significa dare lo spazio al libero arbitrio individuale che però non può arrogarsi il diritto di parlare secondo la pseudo-scienza di una volontà generale costruita a tavolino dal potere; significa concedere a ciascuno la libertà di dare un senso a tutto senza per forza, per dovere o necessità, farlo diventare legge. Puoi credere in dio ma non imporre agli altri di farlo attraverso una religione di Stato; puoi credere soltanto nel matrimonio etero, sposati, ma non imporre agli altri la tua idea di matrimonio perfetto, perché questa idea individuale decade e perde completamente valore nell’istante stesso in cui pretende di diventare universale.

L’uomo però è un essere primitivo e non sa autogestirsi, quindi occorrono le leggi. L’universalizzazione è giustificata soltanto quando subentra l’esigenza di salvaguardare la vita e la sicurezza degli uomini, degli animali e dell’ambiente, etc. E comunque la coincidenza tra volontà individuale e generale non è mai perfetta se non nel mondo delle favole, se lo fosse nessuno violerebbe la legge, nessuno commetterebbe reati. La legge impedisce l’omicidio ma ci sono volontà individuali che invece commettono omicidio, furto e altre azioni universalmente aborrite e legalmente punite per legge.

L’universalizzazione di un’azione o di una morale lecita ma opinabile come ad esempio la fede in dio o il suo contrario, è un’operazione messa in atto dalle dittature e dagli Stati poco evoluti, i quali col tempo finiscono col far diventare legge anche le azioni e le morali illecite, perfino l’omicidio se questo serve a rafforzare il loro potere, basti pensare alle leggi razziali o agli omicidi di Stato, in una confusione tra universale e particolare che pretende di dare un senso anche all’abominio sulla base di carismatici sofismi che universalizzano i micromondi senza riflessione alcuna.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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