La famiglia tradizionale non esiste

Forse sporca guerra monca

La famiglia tradizionale non esiste

Di Lucio Pistis & Sandro Asebès©

Unrequited love, mixed media on canvas by Mary Blindflowers©

 

L’etimologia della parola famiglia deriva dal termine osco faama = casa, da cui il latino famīlia, cioè l’insieme dei famŭli (moglie, figli, servi e schiavi del pater familias). Pertanto, famiglia in senso stretto ed originario era la comunità di persone abitanti la stessa casa.

Il termine famiglia viene usato anche per gli animali. Per esempio i felidi (da Felidae Fischer von Waldheim, 1817) sono una famiglia di mammiferi dell’ordine dei carnivori.

Il felino più noto e anche più amato presso la popolazione umana è il gatto, sottospecie Felis silvestris catus, che divenne un animale domestico migliaia di anni fa, apprezzato perché pulito, riservato, intelligente e con un carattere indipendente.

Molti di coloro che possiedono un gatto o un cane lo considerano a tutti gli effetti un componente della propria famiglia. Se vuoi viaggiare e devi portare il tuo amico a quattro zampe in giro per il mondo con te perché non vuoi lasciarlo ad una cattery, per legge devi fargli il passaporto, che ha pure un suo costo materiale, esattamente come il passaporto di un qualsiasi umano che calchi il piede terrestre. Il felino va identificato perché non è un animale selvatico che vive nelle foreste, non è una pantera o un giaguaro, ma uno di famiglia, anche se di fatto non appartiene sulla carta alla famiglia degli ominidi, ordine dei primati, genere homo pomposamente definito sapiens sapiens. Il gatto vive sotto il nostro stesso tetto, pertanto fa parte della nostra famiglia.

Se consideriamo la leggenda di Romolo e Remo, questo concetto tradizionale di famiglia, non è poi così errato: infatti i due gemelli, figli di una vestale e Marte, dio della guerra, non furono forse allattati da una lupa che funse per loro da madre? La lupa non è forse anche il simbolo di Roma?

Che cos’è allora in termini storici la famiglia tradizionale?

L’οἶκος, la cellula-base per tutte le società greche antiche, comprendeva anche gli schiavi nel nucleo familiare ed era una struttura flessibile, dotata di una certa dinamicità.

In Omero l’oikos comprendeva il capofamiglia, la sposa e i figli legittimi, talvolta sposati anch’essi, ma ancora parte della famiglia; poi c’erano i figli nati fuori dal matrimonio, con concubine o schiave, illegittimi rispetto alla linea di successione, ma comunque riconosciuti e identificati con il termine di νόθοι; la servitù domestica, specie donne, addette alla cura dei padroni e della casa e gli schiavi che lavoravano nei campi, naturalmente gli animali, ma anche i beni materiali.

Se torniamo ancora più indietro nel tempo troviamo società matriarcali.

Per tutto il Paleolitico, specialmente 25 mila o 20 mila anni fa, le cosiddette Veneri, statuine ritrovate in Europa e Asia, hanno rimarcato il concetto del “dio femmina”. Era la donna che generava, quindi la famiglia ruotava attorno alla mater familias, non al pater familias. Quello è nato dopo, dopo che l’uomo capì che anche lui concorreva alla generazione. Allora iniziò a inventarsi dei parti simbolici per sottrarre potere alla donna e, a forza di favole, fanfaluche e religioni, ci è pure riuscito. Non raccontano le favole delle pecorelle sveglie che Eva sia nata da una parte del corpo di Adamo? Artifizio questo già messo in atto prima del cattolicesimo che fu soltanto imitativo delle civiltà più antiche.

Nulla di nuovo.

Atena non nasce forse dalla testa di Zeus? La leggenda la conoscono più o meno tutti. Zeus giacque con Metis. Accortosi che Metis era incinta, con l’inganno la convinse a tramutarsi in una mosca e la ingoiò. La dea continuò la sua gestazione all’interno di Zeus. Pertanto – come narra Apollodoro – un giorno il dio avvertì un mal di testa intollerabile, chiamò Efesto in suo soccorso e gli ordinò di spaccargli la testa con un’ascia; fatto ciò, dalla testa del padre degli dei uscì Atena, già adulta, già tutta in armi, con scudo, lancia ed elmo da guerriera.

La famiglia tradizionale…

Ma cos’è la famiglia tradizionale?

In teoria la vera famiglia tradizionale è quella matriarcale stile paleolitico, perché tutto il resto, patriarcato compreso, è venuto dopo.

A questo punto ci chiediamo, che senso ha parlare oggi di famiglia tradizionale?

E con quale autorità storica i benpensanti sostenitori della famiglia tradizionale e trina di madre, padre e figli, si riempiono la bocca per sostenere che l’unica famiglia è quella etero unita nel sacro vincolo del matrimonio?

Costoro hanno mai studiato la storia? E si sono mai accorti i cattolici che nella Sacra Famiglia composta da Giuseppe, Maria e Gesù, Maria era una minorenne sposata probabilmente con un vecchio in virtù di un matrimonio combinato, come si usava allora? Le ragazze venivano fatte sposare a 12 anni e mezzo. Si sono accorti che Gesù in sé era il primo ribelle alla famiglia tradizionale come dimostrano le sue irriguardosità nei confronti della madre alle nozze di Cana e il suo allontanamento non annunciato dai genitori per intrattenersi con i dottori del Tempio?

Che autorità morale ha dunque colui che piange e si dispera per la perdita dei valori della famiglia tradizionale? Quale famiglia tradizionale? Di quale convenzione sociale elevata a legge divina e verità assoluta si parla? Del matriarcato, del patriarcato, del matrimonio delle minorenni?

Perché il termine è ambiguo, ipocrita. Si gioca con le parole, si crea un mito che non esiste, un’idea illusoria e schematica della realtà.

La famiglia tradizionale con lo schemino pater familias-donna-figli così come la concepiscono i benpensanti, non esiste se non nella mente di chi non va oltre il muro del super-ego dominante che gestisce cervelli racchiusi dentro piccoli gusci di noce vuoti, destinati a galleggiare nel nulla delle definizioni senza senso.

E infine, quale valore sacrale dare ad un attributo come tradizionale che di sacro non ha nulla essendo composto sul verbo trado,is, tradidi, traditum, tradere, cioè tramandato di bocca in bocca senza alcuna validazione istituzionale legittimamente sancita? Né ha senso cambiare l’aggettivazione per usare il termine naturale; vi sono in natura esempi che si discostano totalmente dai canoni in cui gli umani inscrivono la naturalità; l’omosessualità anche fra gli animali è un fatto assolutamente naturale. E dunque, di quale naturalità si conciona? Si è mai interrogata la gente sulla valenza della espressione di Cristo: “Ci sono eunuchi che son tali per volere di Dio!” forse accennando ai casi di impotenza congenita caratterizzante molti nati maschi? Si è mai chiesto il vero significato di quell’ammonimento di Gesù ai suoi discepoli: “Chi avrà offeso il fratello chiamandolo raa (equivalente del nostro “ricchione”) sia condotto davanti alla commissione interna di disciplina!”? Si è mai domandato il sostenitore della famiglia tradizionale se è proprio naturale l’humus familiare che respira un niño da rua in una famiglia etero di una favela brasiliana ?

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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