Post-mortem, la sorte dei libri

Giovanni Rajberti, L'Arte di convitare, Formiggini Editore, 1913

Post-mortem, la sorte dei libri

Di Mary Blindflowers©

Giovanni Rajberti, L'Arte di convitare, Formiggini Editore, 1913

Giovanni Rajberti, L’Arte di convitare, Formiggini Editore, 1913, credit Antiche Curiosità©

 

Il libro, come tutti gli oggetti e le creature del mondo, nasce e poi muore. A differenza dell’uomo però un libro può sopravvivere secoli senza venire distrutto. Ne fanno testimonianza i libri antichi giunti fino a noi. Alcuni di questi libri si trovano anche in ottime condizioni perché chi li ha posseduti, ha avuto l’accortezza di preservali dall’umidità e dal calore eccessivo, è stato attento a non deturparli o romperli.

Ma qual è la sorte dei libri dopo la morte del loro proprietario?

Poniamo il caso di trovarci di fronte ad un individuo che nella sua vita ha accumulato una certa quantità di libri. Poniamo il caso che questo nostro mister X venga a mancare e lasci questa terra per un mondo che alcuni sostengono sia migliore. Si danno diversi casi, tutti probabili. Il defunto ha eredi che terranno i libri in lodevole ricordo del caro estinto, cosa che generalmente accade ma meno spesso di quanto si pensi, perché la scelta dei libri da leggere è personale e non è detto che le scelte del nostro mister X coincidano con quelle degli eredi. Secondo caso e terzo caso: il defunto non ha eredi oppure questi decidono di vendere i suoi libri. In entrambi questi due casi, i libri vengono acquistati in blocco da una libreria antiquaria o da diversi privati interessati ad alcuni titoli piuttosto che ad altri.

È brutto da dire, certo, ma la fonte principale attraverso cui avviene la circolazione dei libri usati è la morte. C’è qualcuno che muore e altri che acquistano, in parte per rivendere, in parte per tenere per sé il nuovo acquisto. Così i libri passano di mano in mano e non si parla soltanto di libri di grande valore commerciale o collezionistico, le cui quotazioni ovviamente possono essere molto alte, ma anche di libri di modesto valore che all’usato costano meno della metà rispetto alle mirabolanti cifre del nuovo.

Alcuni sostengono che di un libro in edizione economica il proprietario debba fare ciò che vuole, anche usarlo come carta igienica, se ne sente la necessità. Posso capire quest’uso in molti casi di libri nuovi che campeggiano bellamente e senza alcun merito, nelle monopolizzate vetrine delle librerie, che spesso non espongono libri ma oggetti che hanno la forma di un libro e che starebbero meglio in bagno o sotto le gambe dei tavoli. Capisco meno l’associazione libro-carta igienica quando si tratta di titoli che invece suscitano interesse contenutistico, anche se in edizione economica, soprattutto perché, a ben riflettere, le edizioni economiche oggi non sono poi così economiche. Per esempio un piccolo Adelphi, serie Piccola Biblioteca, costa mediamente, salvo sconti, ben 12 euro. I tascabili Bompiani arrivano addirittura in alcuni casi a 20 euro, gli Oscar Mondadori 15 euro, e così via. Un Oscar Mondadori usato in ottime condizioni si può pagare mediamente 3 euro, pure meno ovviamente, e se si ha fortuna i costi sono almeno dimezzati in tutti gli altri casi. Comprare usato conviene anche se si tratta di edizioni economiche, sempre che qualche scellerato non abbia rovinato il libro con le sue sottolineature egocentriche, in quel caso il costo scende, perché leggere un libro rovinato da chi non ha saputo rispettarlo, diventa fastidioso per un buon lettore.

Inoltre all’usato si possono trovare libri che in pochi conoscono, autori che non vengono mai citati, e non perché non siano bravi, ma perché la fama è sempre complice del potere e magari certi autori non si sono trovati a braccetto con quelli che contano, per questo, pur essendo bravi, sono rimasti sconosciuti o semi-sconosciuti. L’usato permette di avere una cultura non allineata, ampia, perché oltre ai libri normalmente in commercio nelle vetrine, si trovano anche cose molto particolari che spesso è possibile trovare a pochi spicci e che permettono di capire che non tutti gli scrittori bravi finiscono nei cataloghi e nelle enciclopedie scritte dai vincenti.

Ciò che è stato, comunque, in qualche modo torna, per un dispetto del destino, per una misteriosa legge ciclica che dalla morte si evolve in vita e conoscenza e permette ai libri di muoversi nel mondo e sopravvivere beffardamente al loro proprietario e in parte anche all’ostracismo del sistema.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

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