La pittura di Manet

La pittura di Manet

La pittura di Manet

Di Mary Blindflowers©

 

La pittura di Manet

Michel Foucault, La pittura di Manet, credit Mary Blindflowers©

 

Quando si cerca di rendere sulla carta il risultato di conferenze e appunti che non sono stati creati per un libro, non sempre il risultato è brillante.

“La pittura di Manet”, un libro composto sulla registrazione di una conferenza tenutasi a Tunisi nel 1971, si apre con una frase introduttiva di Maryonne Saison: “Nulla è più potente di quel che non ha visto la luce”, come a voler sottolineare l’importanza della trascrizione che introduce.

Mai frase è stata più ampiamente smentita.

La lettura infatti è deludente.

Foucault si scusa:

“Vorrei incominciare con lo scusarmi per essere piuttosto affaticato. Durante i due anni in cui sono vissuto a Tunisi ho stretto un così gran numero di amicizie da non aver più tempo libero quando vi ritorno. Anche oggi la giornata è trascorsa in colloqui, discussioni, domande obiezioni, risposte e altro ancora, per cui eccomi qui pressoché esausto. Vi chiedo dunque di scusare i lapsus, gli errori, forse la debolezza stessa della mia relazione. Vorrei anche scusarmi di parlarvi di Manet, perché in realtà io non sono uno specialista di Manet, e non sono neppure uno specialista di pittura, per cui è da profano che vi parlerò”.

Segue una relazione piuttosto riduttiva e scarna sul concetto dell’invisibilità di ciò che viene guardato dai personaggi della tela e che però, contrariamente ai canoni classici, non viene mostrato allo spettatore. In pratica l’autore ci dice, per esempio, che nel dipinto La serveuse de bocks in cui c’è una cameriera che guarda qualcosa che non vediamo e un personaggio che guarda nella direzione opposta, (senza mostrarci anche in questo caso cosa guarda), Manet rompe gli schemi classici della scena per mettere in risalto l’invisibilità di ciò che viene guardato dai soggetti ritratti e non svelato.

Certamente è così. Il tema dell’invisibilità c’è ed è proprio il visibile che lo rende corposo.

Il problema è che da un famoso filosofo, sociologo, storico della filosofia, storico della scienza, accademico e saggista come Foucault ci si aspetterebbe qualcosa di più che non una critica ovvia, o delle osservazioni che chiunque può fare.

Cosa ci sta dicendo di straordinariamente profondo per cui vale la pena di spendere 11 euro per acquistare il libro, edito da Abscondita?

Nulla.

Per diversi dipinti il filosofo dice poche parole sugli spazi, la profondità, la prospettiva, la luce, la posizione dei personaggi, etc, e sempre insiste, a più riprese, sul concetto di invisibilità che addirittura definisce un trucco “perverso, astuto e malizioso” perché chi guarda si accorge che i personaggi hanno qualcosa da guardare, ma viene escluso dalla visibilità attraverso il gioco con le proprietà materiali della tela che la rende un piano, un piano con recto e verso.

Mai nessun pittore”, dice Foucault, “si era divertito a usare il recto e il verso”, non dipingendo il davanti e il retro della tela, ma suscitando nello spettatore il desiderio di girare intorno al quadro, di mutare posizione, per giungere infine a vedere quel che si percepisce che si dovrebbe vedere, ma che tuttavia non è dato nel quadro” perché non si vede nei fatti.

Successivamente il filosofo analizza le tecniche di illuminazione utilizzate da Manet, ma anche in questo caso non si legge niente che un osservatore comune non possa dedurre dalla visione delle tele di Manet nei musei dove sono conservate.

Il saggio appare piuttosto ripetitivo, di semplice lettura ma nella sostanza poco profondo, a dimostrazione che se il libro in realtà “non ha visto la luce”, ossia non è stato concepito per la pubblicazione dallo stesso autore, forse sarebbe stato meglio lasciarlo al buio. Non è nemmeno un saggio, ha il sapore di un quaderno d’appunti.

La domanda sorge spontanea.

Se questi appunti su Manet fossero stati scritti o pronunciati durante una conferenza da un pinko palla qualsiasi e non da un accademico di fama, qualcuno si sarebbe preoccupato seriamente di pubblicarli, di tradurli, di scriverci un’introduzione per spiegare come sono stati raccolti e uno scritto finale per integrarli?

Rispondetevi da soli.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

https://www.youtube.com/watch?v=BBJTeNTZtGU

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