Concorsi letterari, quanto costa?

Concorsi letterari, quanto costa?

Concorsi letterari, quanto costa?

Di Mary Blindflowers©

Concorsi letterari, quanto costa?

Faccia come il cuore, tecnica mista su carta by Mary Blindflowers©

 

Vi siete mai imbattuti nelle pubblicità di concorsi letterari a pagamento?

Sicuramente sì.

La rete pullula di messaggi che invitano a partecipare numerosi.

L’associazione culturale del pero e del melo e del susino fritto, sponsorizzata dal comune del cachi maturo ed implosivo, indice un megaconcorso di sovrumana portata regio-local-nazionale per valorizzare cultura, poesia, letteratura, e non cedere di fronte all’avanzare dell’ignoranza oscurantista. Tutti i signori letterati e poeti partecipanti possono concorrere in più sezioni, previo pagamento di una “quota di partecipazione” per non ben specificate e specificabili “spese di segreteria”. I signori concorrenti potranno altresì, dopo e soltanto dopo il pagamento, mandare per mail uno o più d’uno dei loro capolavori di scrittura creativa, ovviamente se si manda un lavoro si paga una quota, se se ne mandano due, due quote, e così via, perché la fatica di aprire due mail è doppia rispetto a quella di aprirne e visionarne una sola. Lapalissiano. Poi la luce elettrica dove la vogliamo mettere? Il computer mica va ad energia orgonica, quello ha bisogno di elettricità, e chi la paga? Ma i signori poeti, ovvio, che tutti felici sanno bene che più è alta la quota di partecipazione più il premio è importante. Sì, per giustificare un costo elevato, i concorsoni, che poi sono più truccati di una presentatrice televisiva, diranno che il grande critico cippa lippa tal dei tali, che scrive per il giornale loffe fritte tal dei quali, posizionerà il suo dito imperiale sopra il vostro manoscritto, decidendo se sarà degno di essere portato alla destra del padre suo, lo stesso che lo ha raccomandato per stare dove sta. Ovviamente nessuno garantisce al concorrente, aspirante vincitore del gran premio di poesia e affini, che veramente il critico mitico legga il suo o i suoi componimenti, bisogna crederci sulla parola, sulla parola di gente che per leggere una mail vuole soldi. Ah ma ci sono poi le targhette di latta finto oro dorata commemorative con il nome del vincitore inciso sopra da maestri operai di una fabbrica cinese che produce mutande di plastica e scarpe che si rompono alla prima pioggia invernale, e poi c’è la pergamena finto carta di lusso, che costa tipo un euro e su cui si scriverà con calligrafia pomposa il nome del vincitore. E l’albergo dove avverrà la mitica premiazione? Dove lo vogliamo mettere? Se poi si vuole intervenire la cena si paga a parte. E chi paga cena e apericena? Ma i poeti, normale. Poi, dulcis in fundo, ecco l’antologia che l’associazione culturale venderà o cercherà di vendere agli stessi partecipanti, perché parliamoci chiaro, chi se la compra un’antologia con le poesie di pinko palla vincitore del concorso indetto dall’associazione cachi maturi? Nessuno o quasi. La gente è interessata ai grandi concorsi dove non si entra senza l’unzione del Signore e la pubblicazione con un grosso gruppo editoriale che, a sua volta, avviene solo se sei un unto ungente ed untuoso che poi diventa pure famoso, anche se non sempre. A chi volete che importi il concorso dei peri e dei meli? A nessuno.

Il bello è che molti di quelli che sganciano, 10, 15, 20, 50, e a salire, euro, per partecipare, si illudono pure di diventare famosi, rasentando il delirio psicopatologico di onnipotenza allo specchio, e immaginando di essere grandi poeti perché hanno vinto il concorso frutticolo del peto-poeta volante, convinti che siccome non si tratta dello Strega, (che insomma, lo sanno pure i cadaveri che è un concorso pilotato dalle case editrici, assieme a tanti altri bei concorsoni tutti taroccati ad uso e consumo dell’upper class), il loro manoscritto sia veramente il migliore tra i tanti partecipanti, perché chi lo ha letto, ossia il signor x che dirige l’associazione del pero e del melo, sia uno preparatissimo e sappia tutto di poesia e letteratura oltre che di susini e pere cotte a puntino. E  molti partecipanti nei social sono pronti a giurare di intuire la serietà della giuria perfino da come si veste! Eh, lo sanno tutti che l’uomo è ciò che indossa…

Si sorvola sul fatto che in Italia, qualsiasi coglione ben vestito può aprirsi un’associazione culturale, chiedere i finanziamenti allo Stato e alla Regione, per la valorizzazione dell’arte e della cultura, e fingere di capire tutto di tutto, dalla poesia al frutto, al vino e al trullallera del tarallo.

Un vero autentico sballo.

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

https://www.youtube.com/watch?v=DDGhwWcC2rI

Comments (2)

  1. Mariano Grossi

    χρίω οὖν κερδαίνω ἐν τῷ βίῳ
    καὶ εἰ μικροῦ οὐδὲν ἐσθίω
    blanditiae sunt vitae dulcedo
    etiamsi fere nihil comedo

  2. Claudio

    Ho smesso di partecipare a qualsiasi concorso letterario dopo aver visto che, persino i concorsi “gratuiti” (ovvero quei pochi che non richiedevano un contributo di segreteria e che ormai sono quasi scomparsi), dopo pretendevano l’acquisto dell’antologia con insistenti email. Alla fine, arrivavano persino a minacciare di bandirti da ogni concorso indetto dalla loro associazione “culturale” se non acquistavi almeno una copia. Ecco perché in queste antologie includono più componimenti possibili che hanno un limite di lunghezza: non devono occupare troppo spazio perché nell’antologia devono entrare tutti. Evviva la selettività! Ma più che altro, comprate comprate gente… È in questo modo che si fanno i soldi. La cultura non c’entra nulla, tanto più che il vincitore è già deciso fin dall’inizio. Prima ancora di indire il discorso.

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