Le vetrine delle librerie

Le vetrine delle librerie

Le vetrine delle librerie

Di Mary Blindflowers©

 

Le vetrine delle librerie

La donna del benpensante, linocut by Mary Blindflowers©

 

Vetrine scintillanti, pile di libri tutti uguali che rimangono per mesi esattamente dove stanno, imperterriti con la loro monumentale volontà di riempire ogni angolo possibile, commercio fine a se stesso, esibizione di un nome costruito da pubblicità, politica e maneggi editoriali. Tutto questo rende l’editoria, la cultura, un grande bluff spacciato per progresso. Di fatto nella realtà leggiamo esattamente ciò che qualcuno la cui volontà ha potere, vuole che leggiamo e conosciamo il nome di chi qualcuno vuole che venga conosciuto e troviamo solo i libri di chi possiede questo stesso nome, in barba ad ogni tipo di democrazia possibile e di selezione contenutistica. Laddove predomina il nome, il contenuto passa in secondo piano, parlare di contenuti è operazione desueta e fuori moda, è l’autore che conta, quello che scrive sembra assumere ben poca importanza di fronte alle pressioni del business. Inoltre se c’è il nome si usa parlarne sempre bene, senza neppure averlo letto e questa tradizione non è propria soltanto dei giornali ma anche dei blog che seguono la corrente e ripetono a pappagallo le frasi della critica che conta, indirizzata a pubblicizzare il nome per servire un padrone. Indirettamente si crea una struttura piramidale simile alla società feudale dove in pratica il re-politico comanda, il servo-giornalista risponde e ubbidisce mentre i sottovassalli blogger diffondono in rete la lieta novella e il déjà-vu di recensioni tutte uguali in cui l’omissione è d’obbligo, la destrutturazione del linguaggio del testo e del suo stile, trascurata, a favore di una pattinata superficiale in cui si fa un conciso riassunto, un po’ di vita dell’autore che non guasta mai, specie se è famoso, e l’invito a leggere e ovviamente a comprare con il link di riferimento sotto l’articolo stesso.

Il nome così rimbalza di bocca in bocca, passa alle orecchie che lo odono, ai cartelloni propagandistici che lo mostrano, alla tv che lo esalta, alla rete che lo incensa, perché è già tutto deciso e non c’è talento che conti, il meccanismo della propaganda macina le coscienze, chi critica è invidioso, malevolo e pettegolo, chi si accorge che forse in tutto questo rimbalzar di nomi (sempre gli stessi) c’è qualcosa che non quadra, è messo a tacere, ostracizzato, perché il poeta, lo scrittore, sono indiscutibili come le vetrine delle librerie piene di oggetti che sembrano libri ma forse sono qualcos’altro che gli somiglia soltanto.

 

Le vetrine delle librerie

L’ape all’uva tuffa,

sinuosa puffa sfuffa,

tuppa tipa allappa,

zaffa dentro la caraffa

miele annoso,

rinnovo déjà-vu,

inchini e servitù,

l’ape scrivevive

su pire di lucenti superpive,

prende direttive, massaggia le gengive

ai direttori dell’editoria,

così l’ape editoriale sopravvive

e vola via,

la troverete nelle vetrine delle librerie.

 

 

https://antichecuriosita.co.uk/manifesto-destrutturalista-contro-comune-buonsenso/

 

 

 

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